venerdì 25 ottobre 2013

il film cileno.



Gloria
id., 2013, Cile, 110 minuti
Regia: Sebastián Lelio
Sceneggiatura originale: Sebastián Lelio & Gonzalo Maza
Cast: Paulina García, Sergio Hernández, Diego Fontecilla,
Fabiola Zamora, Coca Guzzini, Hugo Moraga
Voto: 8/ 10
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Ma dov'è stata questa Paulina García in tutti questi anni?, perché mai l'hanno relegata a una carriera di serie televisive cilene e l'hanno fatta arrivare al cinema solo adesso?, come abbiamo fatto a stare senza?
Un film che non è un film ma che è un personaggio che lei si sobbarca dalla prima all'ultima scena senza mai sparire dal campo e che le è valso l'Orso d'Argento per l'interpretazione femminile a quest'ultima Berlinale.
Un film che non è un film ma un romanzo di formazione traslato dalla giovinezza di Holden, di Törless, di Werther a una divorziata cinquantenne che porta avanti un lavoro macchinoso per cui non salta di gioia, una serie di telefonate ai figli che non rispondono, una sequela di uscite in locali per single, separati, piacioni dove balla e beve e rimorchia una bottarella semplice di cui non vedrà futuro. E procede così scandita questa vita agra mentre una figlia incinta parte per la Svezia dove il non-marito l'attende e un gatto-pipistrello entra dalla finestra scendendo dal piano di sopra esasperato dalle urla di un ubriachetto. Tutto qua: perché il finale è prevedibile e non ve lo racconto e perché l'uomo che si inserisce nella vita di Gloria cerca di essere fisso ma non ci riesce, per volontà generali, e anche questo è un buon personaggio psicologicamente analizzato, e gl'impulsi sessuali di entrambi non c'infastidiscono.
Qualche sbadiglio in sala per una quasi assenza di trama ma anche molti sorrisi: «l'avranno fatta fumare davvero?» ci si domanda, perché la faccia dell'erba Gloria ce l'ha sul serio, quando trova un pacchetto e si mette comoda sul divano. «Avrà bevuto?» viene da chiedere a questi occhi spenti, mentre in giostra un'uomo le fa venire i brividi nell'unico modo con cui può riuscirci. Ma la consapevolezza, l'accettazione della propria solitudine è sempre dietro l'angolo: basta pensare ai lati positivi della tristezza e concedersi un ballo senza cavaliere.
Sebastián Lelio certo triste non lo sarà: l'ex-candidato all'Oscar per il Cile (Pablo Larraín) gli produce un film meraviglioso e meravigliosamente scritto che viene mandato nell'altra America in rappresentanza di uno stato che rischia di candidarsi per il secondo anno di fila dopo sedici film ignorati (ché il Cile è solo dal 1990 che concorre per gli Oscar) e un errore (non mandare La Nana nel 2009) – e giustamente dovrebbe vedere premiata la sua attrice, in una di quelle candidature estere che non fanno di solito la storia (ma che questa volta forse potrebbe).

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