venerdì 29 agosto 2014

i ragazzi con la pistola.



Pazza Idea
Xenia, 2014, Grecia/ Francia/ Belgio, 128 minuti
Regia: Panos H. Koutras
Sceneggiatura originale: Panagiotis Evangelidis & Panos H. Koutras
Cast: Kostas Nikouli, Nikos Gelia, Aggelos Papadimitriou,
Romanna Lobats, Marissa Triandafyllidou, Patty Pravo
Voto: 4.8/ 10
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Ciuffo biondo e coniglio nel sacco, Dany è un quasi-sedicenne consapevole della propria omosessualità tanto iconica (lecca-lecca perennemente in bocca, pantaloni skinny, canottiere microscopiche, camminata a saltelli, berretto improponibile con spille 90s) quanto sentimentale (ci viene presentato mentre si fa baciare il ventre – piattissimo – da un medico a cui poi chiede denaro). La madre, che chiama per nome, è morta in preda all'amore per l'alcool e le canzoni di Patty Pravo, di cui lui conosce l'intero repertorio come anche il fratello, che però è eterosessuale, e che va a trovare ad Atene da Creta, rubando qualche provvista e risparmiando sui soldi del viaggio. Saputo della scomparsa della genitrice, con quel pressappochismo luttuoso comune a tutti i film di superficie, i due si mettono volenti o nolenti in viaggio alla ricerca di un padre che li abbandonò negando loro la cittadinanza greca – essendo di madre albanese. Gli stranieri-in-casa vagheranno per boschi e città con una pistola nei pantaloni e la felicità di vedersi, fino alla scoperta di un ex albergo che porta l'ironico nome di Xenia (leggi: xenìa). Odysseas, nome aulico e pretenzioso del secondo ragazzo, conserva il dono del canto ereditato maternamente e sogna di poterlo sfruttare per le solite e consuete audizioni di programmi televisivi che come da noi puntellano anche il territorio oltr'acqua: la Grecia che ci viene presentata è quella delle strade mezzo-desolate e delle piazzette d'antico ritrovo brulicanti di lingue biforcute e conservatori politici, paesaggi tristi, periferie; l'aspetto bizzarro di Dany è perenne soggetto di scherno, rappresaglie, inseguimenti, perfino una sparatoria – ma sarà la scena finale a completare la cornice grottesca e del tutto inaccettabile di questo gay-gangster family-road movie. Utilizzando tutti i cliché del genere queer, quel genere che include caratteri omosessuali totalmente inseriti nella società e che evolve la narrazione senza scavare nei 3 Metri Sopra Il Cielo del protagonista (che incontra qui un suo simile e che poi perde), piacendo ai gay perché di gay-topic parla (per l'anteprima al Festival Mix c'era una fila che arrivava al marciapiedi opposto, causa presenza di Patty Pravo in sala), scivola nell'ironia-per-forza tanto cara ai registi borderline che non sono in grado di mantenere più registi contemporaneamente (leggi: Pedro Almodòvar). Infilandoci dentro anche un coniglio quasi-parlante che è trasfusione di mancanza affettiva del protagonista (unica bella trovata) (leggi: Donnie Darko), una sorta di matrigna involontariamente capace di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, un padre dal petto depilato, una performance vocale sentita per telefono mentre con l'altra mano si regge l'arma e poi una fuga verso l'infinito e oltre troncata a metà, le fondamenta della credibilità cedono totalmente – e non per colpa dei due protagonisti non professionisti e raccattati quasi dalla strada per quel cinema verité di antica fattura. Il problema di fondo è la sceneggiatura, desiderosa di raccontare i vasti sentimenti umani dell'abbandono, dell'orfanismo, del non riconoscimento di sé (come figli, come cittadini, come famiglia), dell'arrancaggio sociale e del debole futuro, ma che invece si perde in balletti, storielle d'amore, canzoncine, selfie, ostaggi chilometrici – che provocano sì la risata tanto desiderata, ma per un raggiungimento del grottesco, del ridicolo, del paradosso a cui stentiamo a credere.

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