sabato 13 giugno 2015

#CANNES68: il frullatore.



Much Loved
id., 2015, Francia/ Marocco, 108 minuti
Regia: Nabil Ayouch
Sceneggiatura originale: Nabil Ayouch
Cast: Loubna Abidar, Danny Boushebel, Abdellah Didane,
Sara Elhamdi Elalaoui, Halima Karaouane, Asmaa Lazrak
Voto: 8/ 10
_______________

Non ha freni inibitori né peli sulla lingua, Noha: in casa con le due coinquiline e l'autista/ protettore impegnati a preparare tocchtti di fumo, bottigliette di cocktail, lavande alla Coca-Cola per evitare le mestruazioni. Si raccontano dei clienti che ce l'hanno tanto grosso da farle sanguinare, di quelli che martellano troppo forte, «speriamo che me ne capiti uno col pisello piccolo e che abbia sonno» – poi, se non ha sonno, gli daranno del sonnifero. Strette nei vestiti che evidenziano cosa c'è dentro, Noha e Soukaina e Randa si lasciano accompagnare nella villa con piscina di questi sauditi raccoltisi a festeggiare la vita: piovono banconote, i diamanti vengono lanciati nell'acqua, la musica è altissima e le ragazze sembrano non finire mai: mettono i bicchieri tra i seni e lasciano che i maschi bevano senza mani, una alla volta fanno sfoggio della propria mercanzia per accaparrarsi l'uomo con cui passare la notte. Tutto costa: un prezzo per ballare, un prezzo per baciare. Assatanata, Noha guarda le banconote invece delle persone, le accumula, se le nasconde nella vagina, e se le altre non fanno lo stesso o addirittura rifiutano certe avances, le rimprovera: ché c'è un affitto da pagare, una vita da mantenersi. Soukaina, dolce e accondiscendente, ama in realtà un ragazzo che deve piegarsi all'obbligo di questo mestiere; Randa è latentemente lesbica – latentemente neanche tanto – e nessuna di loro ha una storia alle spalle, un motivo che le ha portate a condurre tale vita; nemmeno Hlima, campagnola che arriva per ultima con le sue facezie poco altolocate, incinta e probabilmente ex contadina. Le tre si imbattono solo in altre prostitute, chiedendosi come mai le prostitute vadano tutte a Marrakech: sono dovunque e non sempre ai margini delle strade; e quando le incontrano incontrano anche omosessuali, travestiti, tutti col sogno di andare a vivere altrove, fare altro – finanche un bambino di nemmeno dieci anni che vende lecca-lecca da un cestello e accendini e poi confessa di concedersi agli europei per cento dei loro soldi. Noha, alla ricerca di un uomo ricco, uno soltanto – della classe e dell'eleganza – travestita al punto da non sapere quale sia il personaggio che interpreta, se la devota a testa china col capo coperto o la formosa donna nella limousine in abito succinto, va a trovare la madre e il figlio che le ha affidato; questa la maltratta, si vergogna, racconta del chiacchiericcio dei vicini: ma non rifiuta il denaro che poi le viene offerto, simbolo di un Paese che critica il mestiere di cui poi mangia i frutti. Much Loved scrive il giornale online Africa «ha tolto il velo su un fenomeno nascosto eppure molto diffuso: la prostituzione in Marocco». Sono 50mila le donne che si prostituiscono; il fenomeno si divide: le ragazze tra i 18 e i 20 anni si rivolgono a un pubblico straniero, arabi o europei, per cifre che vanno da 70 a 300 euro; le donne più grandi, di mezza età o addirittura anziane, arrivano a prostituirsi per due euro, nell'antico quartiere ebraico. Intervistate dal Ministero della Salute, 19mila ragazze hanno dichiarato di essere per la maggiore analfabete, divorziate o vedove; vivono sole ma quasi certamente mantengono qualcuno, figli o parenti prossimi. I rapporti si consumano dove il cliente vuole: mai in camere d'albergo perché la legge locale vieta ai marocchini di soggiornare con persone che non siano i legittimi consorti. Passato dalla Director's Fortnight del 68esimo Festival di Cannes, per il suo contenuto, per i valori morali contro il Paese e le donne marocchine, il film è stato proibito in Marocco: la pagina Wikipedia francese del regista Nabil Ayouch (solito agli scandali) è stata riempita di insulti e l'attrice protagonista, Loubna Abidar, minacciata di morte. Lei fa da capofila a un manipolo di interpreti di una naturalezza feroce, spesso costretti alla nudità o a degli amplessi costretti: persino le autorità, consapevoli della cosa, ne approfittano, mentre incorrono in rischi ben peggiori. E alle ragazze non resta che concedersi una vacanza in cui domandarsi: chissà come sarebbe…

1 commento: