giovedì 24 maggio 2012

il pescatore di banalità.





Il Pescatore Di Sogni
Salmon Fishing In The Yemen, 2011, UK, 107 minuti
Regia: Lasse Hallström
Sceneggiatura non originale: Simon Beaufoy
Basata sul romanzo Pesca Al Salmone Nello Yemen di Paul Torday
(edito in Italia da Elliot)
Cast: Ewan McGregor, Emily Blunt, Kristin Scott Thomas, Amr Waked
Voto: 6/ 10
_______________

Era già capitato con Crazy. Stupid. Love. che i giornali (stranieri) urlassero al capolavoro e che poi noi, in sala, urlassimo di disperazione. Ricapita adesso, con questo Il Pescatore Di Sogni - che non capisco perché non sia rimasto Pesca Al Salmone Nello Yemen come in lingua originale e come il libro da cui è tratto (acquistabile qui) dato che effettivamente di quello parla il film; “la miglior commedia inglese dell'anno” scrive Access Hollywood. “Intelligente, originale, incantevole. Da vedere” scrive Box Office Magazine. “Dallo sceneggiatore premio Oscar per The Millionaire” (che si chiama Simon Beaufoy, sceneggiatore pure del ben più importante Full Monty) e dal regista plurinominato all'Oscar di Chocolat (che si chiama Lasse Hallström e la fama l'ha raggiunta in realtà per La Mia Vita A Quattro Zampe). Quest'ultimo, che a onor del merito è stato regista anche de Le Regole Della Casa Del Sidro e Buon Compleanno Mr. Grape, dopo il terribile Hachiko e il terrificante Dear John torna a mettere su schermo un libro - pare che non sappia fare altro - e se lo sceglie sentimentale e sorridente e, a detta dei giornali (stranieri) altamente satirico.
La satira in effetti c'è: Ewan McGregor (attualmente giurato a Cannes) è uno sfigato nerd ittico, marito poco considerato dalla moglie in trasferta a Ginevra, che lavora per il denaro e non proprio per la gloria al Ministero della Pesca e dell'Agricoltura inglese per conto di un capo borioso e «nazista»; viene contattato dall'impronunciabile Miss Chetwode-Talbot (Emily Blunt, stessa faccia de Il Diavolo Veste Prada), funzionaria commerciale che stravede per un cliente in particolare, lo sceicco Muhammed, che a sua volta viene contattata dal capo dell'ufficio stampa del Primo Ministro inglese (che non vediamo mai) sempre a caccia di buone notizie dal Medio Oriente che ha deciso - sapendo dei due milioni di pescatori che potrebbe portare al voto - di appoggiare il folle piano del citato sceicco di “impiantare” la pesca al salmone nello Yemen, dove clima e aridità non permettono di esistere manco alle speranze. Questo, il personaggio di Kristin Scott Thomas, è sicuramente il più originale e riuscito: carro armato mediatico, donna potente dal pugno di ferro a lavoro quanto a casa («non fare quei versi davanti a me: sono tua madre, non la tua puttanella»), ci dona le parti migliori del film - spesso alla ricerca di una storia con cui giustificare bizzarre foto scattate a politici illustri - che subito si abbattono nel momento in cui pensa, e noi sentiamo il suo pensiero, fatto di cretinate e banalità. Ci sono molte banalità: dal primo momento in cui vediamo il dottor Jones e la Chetwode-Talbot (in cui si scambiano mail con imbarazzanti scritte in sovraimpressione) sappiamo che qualcosa succederà, di qualsiasi tipo, anche se lei ha un fidanzato (in guerra) e lui una moglie (in carriera). Quando lui sbatte la testa contro il vetro, abbassiamo gli occhi per la compassione. Quando lei si abrutisce a casa senza andare a lavoro, arricciamo il naso per il surrealismo. Surrealismo che però accompagna gran parte del film, a partire dalla costruzione di questa diga e al trasporto di diecimila salmoni, anche qui satira su uno sceicco capriccioso che si mette in testa un'idea e disponendo di molto denaro decide di attuarla - con tutta una serie di personaggi corrotti che lo assecondano. Ma non è mai satira funzionante, perché i riferimenti alla realtà e all'attualità sono troppo pochi (non sappiamo verso quale guerra vada il moroso della Blunt) e sono stati potati rispetto al libro di partenza, per mettere in risalto un paio di rapporti umani. E quando lo sceicco spara le sue perle di saggezza da sceicco che fa metafore, abbassiamo gli occhi e arricciamo il naso insieme.
In tutto questo, Hallström pare affascinato, più che dal deserto irrigato, dai complementi di design all'interno degli uffici: ora una poltrona che dondola, ora un tavolo a zig-zag, non riesce a non farci vedere come sono “strani”.
Un film come tanti.

Nessun commento:

Posta un commento