lunedì 11 novembre 2013

prima che finisca.



Before Midnight
id., 2013, USA, 109 minuti
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura originale: Richard Linklater, Ethan Hawke, Julie Delpy
Basata sui personaggi di Richard Linklater & Kim Krizan
Cast: Ethan Hawke, Julie Delpy, Seamus Davey-Fitzpatrick,
Jennifer Prior, Charlotte Prior
Voto: 7.7/ 10
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1995: giovani e intraprendenti, Jesse e Celine si trovano per caso nello stesso vagone di un treno che fermerà a Vienna, poi si ritrovano sullo stesso gruppo di sedili nel vagone; finiranno per parlare, ed è inutile raccontarlo se state leggendo questa recensione e sapete di che film stiamo discernendo, decideranno di non salire sulle rispettive imminenti coincidenze ma di starsene in giro per la capitale a parlare ancora e dividersi solo – come diceva quel titolo – prima dell'alba.
2004: Jesse è a Parigi, in una piccola libreria, a presentare il suo primo romanzo, primo in classifica negli Stati Uniti e adesso tradotto in Europa. Il libro, si capisce dalle domande dei giornalisti, parla di due che s'incontrano in treno e passano la notte in giro a parlare. Quello che il libro omette è che i due, nell'estate del '95, s'erano detti di ripresentarsi a dicembre sullo stesso binario dello stesso treno, per vedere come sarebbe andata la seconda volta. Capiamo, a nove anni di distanza, che l'incontro quell'inverno non è avvenuto. E Celine è in un angolo della libreria ad aspettare che la presentazione finisca e chiacchierare con Jesse per la seconda volta in dieci anni, prima che lui prenda l'aereo per tornare in America dalla moglie e dal figlio, prima – come diceva quell'altro titolo – del tramonto. Ed era stato, quel film del '95, il film più corto e di maggior successo: fu candidato all'Oscar per la sceneggiatura ed ebbe critiche di elogi e inchini. Giustamente: perché quello era il film che più di tutti s'immergeva nella situazione e rendeva un pomeriggio tra due estranei che hanno molta affinità: lei spontaneamente gli parlava di tutto e lui la guardava con gli occhi dell'amore; si dicevano, quella volta, cose che due persone sposate non si direbbero più – perché ormai si conoscono.
Ed è per questo che ora, che siamo nel 2013, ora che Jesse e Celine stanno insieme e hanno due gemelle, i loro discorsi sembrano apparentemente meno potenti, meno realistici. Come meno potente sembra il film: sono in vacanza in Grecia, ospiti di alcuni amici; tutto quello che sappiamo lo capiamo come sempre dai discorsi, a volte un po' forzati. Di ritorno dall'aereoporto, in un lungo tragitto in macchina, ecco le scene a cui eravamo abituati, discorsi a due a telecamera fissa. L'incanto si interrompe con un bagno al mare, con un pranzo di coppie, dibattiti sui maschi e sulle femmine, sulle relazioni e i sentimenti. Ciò che da ormai diciotto anni (diciotto anni!) vediamo a ritmo cadenzato, arriva ora: un altro tragitto insieme, e una stanza in albergo prenotata, e una lite furibonda e lamentele, rimpianti, accuse vengono a galla perché le giovinezze ormai perdute sono sfociate in routine quotidiane malinconiche. Non si parla più degli ideali, dei sogni per il futuro, ma – giustamente – dei ruoli in casa e soprattutto di ciò che il film coerentemente scava: la difficoltà per una coppia nata nomade di trovare un terreno in cui attecchire, un lavoro a Parigi e un figlio a Chicago e la non-appartenenza a nessuna delle due terre.
Richard Linklater non è mica stato fermo, in questi diciotto anni (diciotto anni!); ha diretto Jack Black in Bernie ultimamente e prima in School Of Rock, ha fatto parlare dei mali del McDonald's in Fast Food Nation e del Mercury Theatre in Me & Orson Welles, ha usato tecniche di animazione digitali in Un Oscuro Scrutare e ha ricambiato il favore a Ethan Hawke recitando nel suo film da regista L'amore Giovane. Ma è con questa ormai conclusa trilogia che riesce a portare a galla un cinema fatto di cose semplici: una città d'Europa e una coppia che si sfiora senza toccarsi – merito soprattutto dei suoi due attori, più spontanei possibile nella recitazione (soprattutto Julie Delpy) ma anche ottimi sceneggiatori/ improvvisatori.
Si esce dal cinema sorridendo di nostalgia.

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