lunedì 10 marzo 2014

i ragazzi e Guillaume.



Tutto Sua Madre
Les Garçons Et Guillaume, À Table!, 2013, Francia/ Belgio, 85 minuti
Regia: Guillame Gallienne
Sceneggiatura non originale: Guillame Gallienne
Basata sullo spettacolo teatrale di Guillame Gallienne
Cast: Guillame Gallienne, André Marcon, François Fabian,
Nanou Garcia, Diane Kruger, Reda Kateb, Götz Otto
Voto: 6.9/ 10
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Guillaume è uno dei tre figli maschi di una famiglia abbastanza benestante da poter telefonare alla donna di servizio al piano di sotto per chiederle di cucinare la sogliola invece della carne; la matriarca della dimora a più piani è un tripudio di spagnoleggianti gesticolature, ripetizioni di intercalari, e non a caso il film si apre con un viaggio in terra iberica fatto di ventagli e flamenco – ma il ballo tipico, Guillaume, lo interpreta prendendo la mela mordendo la mela buttando la mela come fanno le ragazze, alzando poi il ginocchio per scostare una gonna che non ha. Cresce, ed è cresciuto, nella totale emulazione della genitrice, che si aggiusta i capelli, accende una sigaretta, invita gli ospiti a prendere una veloce decisione sul da bersi. Nei momenti liberi gioca ad essere Sissi e qualche sua parente stretta, col piumino legato in vita e la federa in testa; se il padre lo scopre, si giustifica in modi improbabili, perché il padre non capisce che lui è in realtà una ragazza, al punto da riuscire a confondersi son sua madre nel rispondere alle domande. Il totale surrealismo di questa condizione è spalmato nella successiva mezz'ora di film, quella in cui un ragazzino molto giovane ma non apparentemente tale cambia collegio, si arruola, pratica sport e incontra le tipiche difficoltà-chliché della condizione gaia senza testa infilata nel cesso, scherzi nella notte, insulti anche abbastanza pesanti. Un «frocetto» mezza volta e il bullismo si risolve; vero è che siamo in Francia, ma tutto il mondo è paese, e lo è soprattutto se si guarda indietro, al tempo in cui il film suggerisce di essere ambientato. Tra la nonna demente e la zia sboccata si sente dire  «un giorno ti innamorerai, e se sarà una ragazza, sarai etero; se sarà un maschio, sarai gay», ma frequentando più psicologi che locali non s'innamora né dell'un genere né dell'altro; proverà l'esperienza del sesso, o almeno proverà a provarci, sempre col fantasma della madre seduta al divano che lo osserva rispondendo.
One-man show dichiarato già nell'intento, narcisissimo, egocentrissimo, talmente “one” che i personaggi minori non sono minori ma infimi e Guillaume Gallienne protagonista sceneggiatore soggettista regista produttore interpreta sia il ruolo di se stesso che quello della madre, madre di altri due ragazzi che vediamo di sfuggita in una scena e moglie di un uomo che vediamo, bene, in mezza. Capatina di Diane Kruger che, in quanto attrice celeberrima, si ritaglia la più lunga delle comparsate nella più volontariamente divertente delle scene, quella di una pulizia anale. Tutto in realtà sta là per far ridere: e quello che non deve far ridere fa commuovere o riflettere, e sono queste le parti lasciate al palcoscenico. Perché Guillame ci racconta fuori campo questa storia e lo fa a noi e a una platea recuperando lo spettacolo originale da cui tutto è partito. Per compiersi in una sorta di colpo di scena a cui pure stentiamo a credere, ma è quel tipico gioco del non si sa mai quanto sia vero: che tutto nasca autobiograficamente, che lui abbia passato quelle cose, che adesso viva quell'altra situazione. Montato male, ma nonostante ciò vincitore del César nella categoria. Apparentemente sboccatissimo dal trailer, finito poi in pochissime sale nonostante la calda accoglienza a Cannes 2013, è il tipico film francese che fa ridere ma lancia la scintilla, lodevole per trattare un argomento in maniera più che tranquilla, e poi ribaltandolo, costruendo un personaggio un po' eccessivo e, paradossalmente, una madre e un rapporto molto più compiuti. E lungometraggio per un pelo.

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