lunedì 4 maggio 2015

il mestiere delle armi.



Child 44
– Il Bambino Numero 44
Child 44, 2015, USA/ UK/ Repubblica Ceca/ Romania, 137 minuti
Regia: Daniel Espinosa
Sceneggiatura non originale: Richard Price
Basata sul romanzo Bambino 44 di Tom Rob Smith (Sperling & Kupfer)
Cast: Tom Hardy, Gary Oldman, Noomi Rapace,
Paddy Considine, Vincent Cassel, Xavier Atkins, Joel Kinnaman,
Mark Lewis Jones, Fares Fares, Agnieszka Grochowska
Voto: 5/ 10
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Inspiegabilmente promosso dai maggiori portali web italiani, a indagare meglio si trova, di Child 44, solo chiacchierare negativo: dal 23% di recensioni positive su Rotten Tomatoes alle bocciature senza troppe riserve dei nostri quotidiani: «il film dimostra che non sempre da un signor romanzo (…) si ricava un adattamento all’altezza. Colpa, qui, del regista Espinosa, incapace di dare un vero centro ad una pellicola poco emozionante che finisce per dipanarsi su due trame sviluppate in maniera quasi indipendente tra di loro, almeno fino all’inevitabile incrocio finale dal sapore farsesco» (Maurizio Acerbi, Il Giornale). Le due trame, effettivamente separate a lungo luna dall'altra, hanno da una parte la frettolosa crescita in orfanotrofio di Leo, il suo arruolamento nell'esercito e la foto con patriottica bandiera scattata per la gloria – il matrimonio con Noomi Rapace, le lontananze sentimentali (di lei, che non condivide i metodi poco ortodossi del marito), il mestiere delle armi e lo strato di menzogne, sotterfugi, raccomandazioni che lo sovrasta. Siamo nella Russia sovietica angosciata dal timore di ogni cosa, gestita dalla polizia segreta e impulsiva nel riportare all'ordine. Dall'altra parte, la seconda trama, parte dal ritrovamento del corpo di un bambino, nudo, privato di stomaco, figlio di un collega, un fratello di Leo: per ordinanza viene scritto nel rapporto che si tratta di incidente, causa treno, e a fatica tutti annuiscono, padre incluso; ma un secondo corpo, un terzo, una sequela di bambini ammazzati innestano in Leo il morbo del dubbio prima, quello della disubbidienza poi: la moglie riscoprirà il sentimento, la coppia sarà in fuga. A questo punto «alla caccia a un serial killer russo piegato dall'atroce “educazione nazista” e diventato torturatore di bambini, aggiunge più azione (confusionaria al limite dell'incomprensibile) e un impianto da melodramma storico, calligrafico e ricattatorio, dove i temi della coscienza e delle brutture dello stalinismo sono strillati con maldestra enfasi» (Adriano Aiello, FilmTV). L'unica cosa chiara è che a muovere tutti i personaggi-marionette sia il terrore, la paura verso il sistema: Leo e la moglie Raïssa scoprono, insieme ai sentimenti, una carica violenta ingiustificata che rotolando su se stessa porterà al sottofinale tirato dai capelli nel fango e al finale dalla più farsesca banalità: in un treno, una lotta due-contro-tutti ricorda l'eccesso in tutti i sensi di Snowpiercer, a partire dalle dita nei bulbi oculari. Peccato che dietro ci sia una minuziosa ambientazione, memore, ad esempio, di Cold Mountain e tutti quei film bellici dei grandi spazi, della fotografia scura – e una musica, di Jon Ekstrand, da mini-kolossal nostalgico – e dentro ci siano attori del calibro di Gary Oldman (la cui presenza non deve far pensare al criptico La Talpa: qui non c'è minuzia narrativa ma confusione pura); Tom Hardy apre la bocca a malapena quando parla e Vincent Cassel fa da capofila per una serie di attori non anglofoni che parlano un inglese sporco, wannabe russo – ma il doppiaggio unifica come sempre il tutto verso un perfettamente a-spaziale italiano. Thriller «artificioso», «debole», «quasi totalmente privo di emozioni» che ha più il sapore «storico ed enfatico» del «melò – il complotto spionistico è vecchio come la convergenza parallela delle dittature, mentre il complotto manca di qualche passaggio – in cui tutti fanno brutta figura nei confronti della Storia, anche se il finale, dopo 137 interminabili minuti, finge di lasciarci una speranza» (Maurizio Porro, Il Corriere Della Sera). Accusato di stravolgere l'effettivo corso storico (ma manca la morte di Stalin il 5 marzo, l'esecuzione per tradimento del successore Beria il 26 giugno) il film, programmato anche per l'uscita nella Mosca di Putin, è sparito dalla circolazione.

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