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domenica 3 febbraio 2013

Art Directors Guild Awards - vincitori.



Si sono svolti la scorsa notte i 17esimi Art Director Guild Awards si nel Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills con la conduzione per la quarta volta consecutiva di Paula Poundstone che ha assistito alla consegna dei premi più importanti dell'anno per i migliori scenografi dell'anno, tra cui ha brillato Sarah Greenwood per l'eccezionale lavoro in Anna Karenina, film ambientato interamente in un teatro che ha richiesto l'ideazione di stazioni e distese di fiori e di uffici e corse di cavalli sempre tra palco e platea. Oltre al film in costume, per il film fantasy o di fantascienza ha trionfato Vita Di Pi sui super-rivali Lo Hobbit e Cloud Atlas aggiudicandosi buone speranze anche in questa categoria (oltre agli effetti e alla fotografia) agli Oscar, per quanto il vero rivale di Anna Karenina è soltanto Les Misérables. Skyfall batte invece le case danneggiate dallo tsunami di The Impossible e le basi segrete C.I.A. di Zero Dark Thirty per il film contemporaneo. Ma i premi sono andati anche ai film, telefilm e speciali televisivi: qui per tutti gli altri vincitori mentre di seguito le nominations cinematografiche.


Period Film
 Sarah Greenwood  per Anna Karenina
Sharon Seymour per Argo
J. Michael Riva per Django
Eve Stewart per Les Misérables
Rick Carter per Lincoln

Fantasy Film
Uli Hanisch & Hugh Bateup per Cloud Atlas
 David Gropman  per Vita Di Pi
Arthur Max per Prometheus
Nathan Crowley & Kevin Kanavaugh per Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno
Dan Hannah per Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato

Contemporary Film
Nelson Coates per Flight
 Dennis Gassner  per Skyfall
Alan MacDonald per Marigold Hotel
Eugenio Caballero per The Impossible
Jeremy Hindle per Operazione Zero Dark Thirty

sabato 5 gennaio 2013

Art Directors Guild Awards - nominations.



Cominciano con le scenografie i premi che “i sindacati” dei lavoratori di ambito cinematografico si cantano e si suonano, e sono, questi, i premi a cui bisogna stare più attenti: in questo caso, gli scenografi premiano gli scenografi, per cui la giuria non è composta da gente quasi-a-caso come nell'Academy o soprattutto nella Foreign Press Association, ma da attrezzisti e disegnatori che ne capiscono.
Come sempre, le categorie riguardano i film di periodo (dove per “periodo” si intende ciò che non si copia dall'attuale paesaggio urbano), in cui sicuramente Anna Karenina, Lincoln e Les Misérables hanno una marcia in più essendo particolarmente colossali – l'ultimo soprattutto; i film di fantascienza o fantasy, dove Cloud Atlas e Lo Hobbit sicuramente meritano (il primo perché costruisce, anche se per finta, sei momenti e luoghi nel tempo; il secondo perché, al solito, si avvale di inesistenti villaggi e castelli) anche se le solite aspettative che avevamo per Lo Hobbit erano le stesse del Il Cavaliere Oscuro; i film contemporanei, dei giorni nostri, che appunto sono fatti della cronaca attuale: lo tsunami di The Impossible, la cattura di Bin Laden di Zero Dark Thirty. I colori esotici di Marigold Hotel si fanno notare anche qua, questa volta, inaspettatamente. A discapito di The Master, grandioso escluso dell'anno.
I 17esimi Art Director Guild Awards si svolgeranno sabato 2 febbraio al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills con la conduzione di Paula Poundstone per il quarto anno consecutivo; per la lista dei candidati in tutte le altre categorie (video musicali, serie televisive) rimando al sito ufficiale.

Period Film
Sarah Greenwood per Anna Karenina
Sharon Seymour per Argo
J. Michael Riva per Django
Eve Stewart per Les Misérables
Rick Carter per Lincoln

Fantasy Film
Uli Hanisch & Hugh Bateup per Cloud Atlas
David Gropman per Vita Di Pi
Arthur Max per Prometheus
Nathan Crowley & Kevin Kanavaugh per Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno
Dan Hannah per Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato

Contemporary Film
Nelson Coates per Flight
Dennis Gassner per Skyfall
Alan MacDonald per Marigold Hotel
Eugenio Caballero per The Impossible
Jeremy Hindle per Operazione Zero Dark Thirty

martedì 1 gennaio 2013

l'atlante delle nuvole.



Cloud Atlas
id., 2012, Germania/ USA/ Hong Kong, 172 minuti
Regia: Tom Tykwer, Andy Wachowski e Lana Wachowski
Sceneggiatura non originale: Tom Tykwer, Andy e Lana Wachowski
Basata sul romanzo Cloud Atlas di David Mitchell (Frassinelli)
Cast: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadent, Hugo Weaving,
Jim Strugess, Ben Wishaw, Doona Bae, Xun Zhou, James D'Arcy
Keith David, David Gyasi, Susan Sarandon, Hugh Grant
Voto: 7.5/ 10
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Che titolo straordinariamente meraviglioso, che meravigliosa immagine: cosè, l'oceano, se non l'atlante delle nuvole che riflette con la luce?
E, l'oceano, non è ciò che lega noi tutti dovunque siamo e in qualsiasi momento ci troviamo?, e le nuvole non fanno altrettanto?
Meno potente è il sottotitolo: “everything is connected” (lo dico all'inglese) rende immediatamente pretenzioso – aggettivo che hanno usato in molti – il film che si cela dietro la locandina, e soprattutto riporta alla mente una pellicola che, seppur di tema decisamente più attuale e realistico, faceva vedere come sul serio everything is connected tra i pozzi petroliferi dell'Iran e gli studi televisivi svizzeri e le case dei dipendenti CIA. Quel film era Syriana e, forse per colpa del sottotiolo, ritorna un po' in mente mentre scorrono le immagini di uno degli episodi di cui è composto questo, quello ambientato negli anni '70, quando Halle Berry cerca di scoprire motivi e modi di disattivazione di un reattore nucleare che potrebbe farci saltare tutti in aria. Ma questo non fa il film; gli episodi sono sei, e non sono staccati ma vengono mostrati a incastro (trovata che salva la pellicola intera): in ordine temporale sono nell'Oceano Pacifico coloniale del 1849, dentro e fuori da una barca in cui un nero salverà lo stomaco a un bianco che si ribellerà al suo mandante; nella Scozia del '36, patria di musicisti e poveracci, dove un noto e attempato compositore “assume” un giovane (MyMovies ci tiene a precisare: «bisessuale», come se lo dicessimo anche di Shakespeare) romantico e sognatore affinché metta su carta e su piano le melodie che gli entrano in testa di notte; a San Francisco, nel '73, una giornalista in erba figlia di giornalista in tomba, resta chiusa in ascensore con l'amante del compositore di cui prima e tenterà di bloccare l'esplosione del reattore di cui prima ancora; 2144, in una metropoli dell'estremo Oriente, una sorta di fast-food cibernetico, il Papa Song, conta centinaia di commesse geneticamente identiche che rispettano le regole di contratto e servono i clienti volgari, si fanno palpare, dormono senza fiatare e ingurgitano sapone per campare; una si ribella e viene fatta fuori e la sua amica, iniziata alla ribellione, viene studiata perché il ribellarsi non era inserito nel pacchetto originale di cui sono composte, e diventerà una sorta di figura simbolo di un movimento, una sorta di Aung San Suu Kyi tutta pace e filosofia di vita, che appunto verrà considerata divinità per i posteri, e cioè: 2321, dopo “la caduta” non si sa di cosa il mondo è tornato alla vita bucolica di Virgilio tra i monti e le capanne con qualche tatuaggio in testa in più; Tom Hanks vede e sente il diavolo, ma non come ne Il Maestro E Margherita, perché questo diavolo lo minaccia di cose che poi non fa, e contro il demonio ha la meglio la bella e bianca (di vestiti) Halle Berry di cui ancor prima, perché qua gli attori sono dieci e con trucco e parrucco e vestiti ora da donna ora da uomo sono sempre loro a interpretare tutti i ruoli ora in costumi di pizzi inglesi ora para-scientifici. E se, in linea di massima, i due più presenti attori (i premi Oscar Berry e Hanks) si rintracciano sempre, già facciamo fatica, per esempio, con Hugo Weaving che diventa prima Spock e poi la signorina Trinciabue, o con Hugh Grant, o con Ben Whishaw.
Quest'ultimo, il John Keats di Bright Star, torna a lavorare con Tom Tykwer dopo l'esordio ne Il Profumo e assiste, di nuovo, a un finanziamento tedesco per girare un film in inglese. Con la differenza che questo è il finanziamento tedesco: il più corposo di tutti i tempi, il più costoso film indipendente che sia mai stato girato, perché la Germania in Tykwer ci crede (Süskind non aveva mai accettato che si girasse un film dal suo libro più famoso) e poi perché mentre questo stava adattando per lo schermo il romanzo di David Mitchell (edito in Italia da Frassinelli e appena ristampato) i fratelli Wachoski, quelli di Matrix per chi non lo sapesse, si sono inseriti nel progetto e hanno scritto tre dei sei episodi; questi tre, li hanno girati con propria troupe e proprie regie distintamente da Tykwer, e mentre il mondo non ne aveva notizie, in tre mesi hanno finito. Le sei mani, però, si vedono: i segmenti “del futuro” sono tutti inseguimenti e sparatorie che contrastano con la telecamera a spalla delle scene in costume; dove si alza la tensione per la scoperta dei cloni e per l'attentato in aereo, Tykwer risponde con scene-cardine totalmente ingiustificate, irreali, al limite del ridicolo (le botte nel bar scozzese). E se lui si fa tutto romantico con voci fuori campo che parlano di amore lontano e annaspamenti per campare, i fratelli cibernetici ricreano città, gerarchie, sale di sacrificio, sistemi di visualizzazione – al solito.
Il patchwork è tenuto però magistralmente in piedi dal montaggio (non dal montatore). La scena dell'acqua dimostra tutto, e dunque l'attenzione dello spettatore è alta per tutte le quasi tre ore del film che scorrono per scene ora brevissime ora più descrittive. Ma, eccetto qualche collegamento palese, everything is not connected: le voglie a forma di stella cometa?, la fuga dall'ospizio?, tutto scorre scorre e in certi momenti sembra non andare da nessuna parte.
Ci era stato promesso come una perla per gli occhi (da questa immagine uscita in anteprima), poi come una perla per il cervello (da quest'altra), poi la stampa americana l'ha bocciato salvando trucco, scene, effetti e la magistrale colonna sonora (candidata al Golden Globe) e abbiamo pensato che sarebbe stato pura merce da botteghino; invece, ha fallito anche là.

giovedì 6 dicembre 2012

Oscar 2013 - gli effetti speciali.



Gli elenchi dei film che raggiungeranno il Kodak Theatre per gli 85esimi Academy Awards si fanno sempre più corti; avevamo già analizzato uno per uno i film d'animazione scremati al primo step lo scorso novembre (qui); sono stati poi annunciati i papabili candidati al Miglior Cortometraggio (qui la lista in inglese) e quelli al Miglior Documentario (qui), e adesso conosciamo i pochi lungometraggi in corsa per la candidatura agli Effetti Speciali. Premio che ormai ha un notevole peso e nella cui cerchia raccoglie praticamente tutti i successi dell'anno. Basta guardare quelli del 2012: il campione di incassi The Avengers (il film più visto di quest'anno), il poco diverso Cavaliere Oscuro, Biancaneve E Il Cacciatore (nomination assicurata), l'elogiato Skyfall.
Ai film già usciti e già arricchiti al botteghino fanno compagnia le pellicole non ancora rilasciate né in Italia né in America (Lo Hobbit, da noi il 13 dicembre e il giorno dopo in tutto il mondo) o quelle di prossima uscita nostrana (Vita Di Pi, da due settimane in USA e il 20 dicembre da noi e in UK). Il primo di questi due film, temo prosegua ciò che Peter Jackson ha cominciato col Signore Degli Anelli; il secondo, del regista coreano Ang Lee, si preannuncia come un capolavoro di immagini che farà incetta di premi. Cloud Atlas invece, del tedesco Tom Tykwer (Lola Corre, Profumo) insieme alla coppia nerd dietro Matrix Andy & Lana Wachowski, è il polpettone fantasy di gennaio con Tom Hanks e Halle Berry che interpretano sei personaggi a testa e tutta una serie di altri attori (Hugh Grant, Jim Broadbent, Jim Sturgess, Susan Sarandon) che non sono da meno.
Non dimentichiamoci mai che ormai troppo tempo fa gli Hunger Games hanno conquistato vette inarrivate (all'epoca) ma che giustamente sono fuori da questa categoria. Sicuramente riceverà la nomination alla regia, alla sceneggiatura e all'attrice.
I film candidati alla nomination per l'Oscar agli Effetti Visivi sono:

The Amazing Spider-Man di Marc Webb
Cloud Atlas di Tom Tywker, Andy & Lana Wachowski
Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno di Christopher Nolan
Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato di Peter Jackson
John Carter di Andrew Stanton
Vita Di Pi di Ang Lee
The Avengers di Joss Whedon
Prometheus di Ridley Scott
Skyfall di Sam Mendes
Biancaneve E Il Cacciatore di Rupert Sanders