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martedì 30 giugno 2015

Nastri d'Argento - vincitori.



«Tre per tre» scrive il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, sul sito ufficiale nei Nastri d'Argento 2015: tre premi a Garrone, tre a Munzi e tre a Sorrentino – calcolando doppio quello al montaggio di Cristiano Travaglioli che ha lavorato sia a Youth che ad Anime Nere. Gli altri due di Paolo: la migliore regia e la fotografia di Luca Bigazzi; di Francesco: la produzione e la sceneggiatura. Il Racconto Dei Racconti invece riceve, prevedibilmente, i premi alle maestranze per la migliore scenografia, i costumi di Massimo Cantini Parrini con la Sartoria Tirelli e il sonoro in presa diretta. Ennesimo Nastro al Premio Oscar Nicola Piovani per l'unico riconoscimento ad Hungry Hearts (le musiche, ovviamente) e primo a Francesco De Gregori, autore di testo e arrangiamento per la canzone originale Sei Mai Stata Sulla Luna?, film omonimo. Gli attori: Margherita Buy migliore interprete per Mia Madre mentre alla sua partner Giulia Lazzarini fuori gara va il Nastro Speciale (condiviso con Adriana Asti in Pasolini di Ferrara e quello alla carriera di Ninetto Davoli); non protagonista: Michaela Ramazzotti per Il Nome Del Figlio, doppietta con Alessandro Gassman (anche ne I Nostri Ragazzi) e miglior attore non protagonista Claudio Amendola per la commedia dell'anno Noi E La Giulia, subito davanti all'esordio Se Dio Vuole di Edoardo Falcone che incassa, dopo il David, pure questo premio. Sempre tra gli attori, il Premio Nino Manfredi va per la prima volta a una donna: Paola Cortellesi, premiata «per la sua ironia» al di fuori della candidatura di Scusate Se Esisto! Il film dell'anno, già annunciato, era Il Giovane Favoloso, quindi fuori dalla competizione: ritirano il premio regista, produttori, sceneggiatori e interprete, Elio Germano. Infine il soggetto crossmediale di Salvatores, Il Ragazzo Invisibile, viene finalmente premiato nel suo dipanare la storia a segmenti tra pellicola, fumetto e film, come fu per Matrix. Tutti i candidati, oltre ai vincitori, di seguito e dopo l'interruzione.

nastro dell'anno
Il Giovane Favoloso di Mario Martone

regista del miglior film
Saverio Costanzo per Hungry Hearts
Matteo Garrone per Il Racconto Dei Racconti
Nanni Moretti per Mia Madre
Francesco Munzi per Anime Nere
Paolo Sorrentino per Youth - La Giovinezza

sabato 30 maggio 2015

Nastri d'Argento 2015 - candidati.



Annunciate le candidature ai 69esimi Nastri d'Argento, premi del cinema e dei cineasti italiani assegnati ogni anno dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. Come ormai succede da qualche tempo, niente cinquina per il Miglior Film: il titolo è già annunciato ed è Il Giovane Favoloso di Mario Martone, biopic sulla vita di Leopardi passato in concorso allo scorso Festival di Venezia e inspiegabilmente campione di incassi in sala: più di sei milioni di euro al botteghino battendo quasi tutte le commedie nostrane della stagione. Per l'intento artistico e il risultato economico dunque il SNGCI lo premia escludendolo dalla competizione, e lascia spazio ai suoi contender del festival italiano aggiungendoci quelli del festival francese: sono Anime Nere e Youth, infatti, a fare da capofila alle candidature per i tecnici e gli artisti nostrani (7 a testa); ai Nastri non possono essere candidati nomi stranieri per cui anche de Il Racconto Dei Racconti e Hungry Hearts bisogna andare a pescare solo la troupe italiana (6 nominations ciascuno). Non ha questo problema Nanni Moretti con Mia Madre, furbamente uscito in anticipo rispetto agli altri e quindi anche in gara per i David di Donatello – e con una vincitrice già annunciata, Giulia Lazzarini, premio speciale insieme a Ninetto Davoli ritrovato in Pasolini di Abel Ferrara e Adriana Asti. 6 nominations anche per Il Nome Del Figlio di Francesca Archibugi, commedia dell'anno insieme a Fino Qui Tutto Bene e Latin Lover (5 nomine). Vengono riesumati, per i premi alle interpretazioni, I Nostri Ragazzi, Perez., Senza Nessuna Pietà, addirittura Un Ragazzo D'oro e La Prima Volta Di Mia Figlia – anche miglior soggetto. Niente da fare, di nuovo, per Kim Rossi Stuart, attore non protagonista dell'anno in Maraviglioso Boccaccio (2 candidature: costumi, colonna sonora – non tocchiamo l'argomento musica, con cinque canzoni originali imbarazzanti); spunta però, finalmente, Short Skin tra i migliori esordi (pure lui candidato al soggetto), contro Senza Nessuna Pietà che ruba il posto che Banana occupa ai David. Se la vedranno, sicuramente, Vergine Giurata e Se Dio Vuole. Elio Germano, indiscutibilmente il miglior attore dell'anno, era già stato segnalato dal Sindacato in chiusura della Mostra di Venezia con il Premio Pasinetti; ci saranno lui e il suo regista, già Nastro dell'Anno con Noi Credevamo nel 2011, alla serata di premiazione fra Roma e Taormina, che andrà in onda in differita il 3 luglio in seconda serata su Rai 1. Di seguito e dopo l'interruzione, i candidati in tutte le categorie.

nastro dell'anno
Il Giovane Favoloso di Mario Martone

regista del miglior film
Saverio Costanzo per Hungry Hearts
Matteo Garrone per Il Racconto Dei Racconti
Nanni Moretti per Mia Madre
Francesco Munzi per Anime Nere
Paolo Sorrentino per Youth - La Giovinezza

domenica 17 maggio 2015

David di Donatello - candidati.



Annunciate dall'Accademia del Cinema Italiano le candidature ai più importanti premi cinematografici nostrani giunti oggi alla 59esima edizione, i premi David di Donatello. Una vergogna: di una lunghissima lista sono stati presi una manciata di titoli e replicati in ogni cinquina senza cognizione di causa, a partire dal capofila Anime Nere, 16 candidature per il terzo lungometraggio di Francesco Munzi, già nominato al David all'esordio Saimir, che conta anche un posto per Barbara Bobulova come attrice non protagonista, unica a parlare in italiano – seguito subito dopo da Il Giovane Favoloso di Mario Martone, vincitore con Noi Credevamo quattro anni fa, 14 nominations che ci aspettavamo (scene, costumi, che se la devono vedere con Maraviglioso Boccaccio; la magnifica musica di Apparat) a cominciare dalla sacrosanta performance di Elio Germano, attore senza rivali nonostante in gara contro i previsti Marco Giallini, Riccardo Scamarcio e Alessandro Gassmann. Quest'ultimo ritrova tutto il cast de Il Nome Del Figlio fra i nominati, Scamarcio soltanto la compare Jasmine Trinca per Nessuno Si Salva Da Solo. Sul versante femminile il disastro: causa morte, nomination d'obbligo per Virna Lisi come protagonista in un film senza protagonisti e di cui ogni attrice meritava la considerazione; Paola Cortellesi ci piace sempre tanto ma all'Accademia ancora di più, seconda nomination di fila dopo Sotto Una Buona Stella scorso (vinse nel 2011, per Nessuno Mi Può Giudicare), Margherita Buy era ovvia ma dovrebbe essere Alba Rohrwacher a trionfare, con Hungry Hearts del compagno Saverio Costanzo – 7 nomine –  anche se quella di Vergine Giurata è la sua performance più riuscita; una sola candidatura per Laura Bispuri: regista esordiente contro il comedy Se Dio Vuole e il non-film N-Capace. Niente Short Skin, niente The Repairman: c'è Cloro, l'intenso dramma di una nuotatrice schiacciata dai problemi familiari, e a sorpresa il minuscolo Banana. Accanto alle 10 nominations di Mia Madre, appena proiettato a Cannes, tra cui quella giustissima per Giulia Lazzarini e quella un po' regalata a Nanni Moretti, Torneranno I Prati chiude il ciclo degli eterni candidati – ultimo film di Ermanno Olmi che promette sempre di essere giunto all'ultimo film (8 candidature); 7 invece per la commedia dell'anno Noi E La Giulia che addirittura fa doppietta di attori non protagonisti rubando ciò che spetterebbe a Kim Rossi Stuart e concorre al David Giovani che però, in quanto tale, potrebbe preferire Il Ragazzo Invisibile di Salvatores (10). Più vergognosa di ogni altra cosa è l'assenza de Le Meraviglie, colpevole di essere uscito ormai un anno fa, candidato solo alla produzione: Gran Premio a Cannes scorso, è in assoluto il miglior film italiano dell'anno. Invece i candidati secondo l'Accademia sono:

miglior film
Anime Nere di Francesco Munzi
Hungry Hearts di Saverio Costanzo
Il Giovane Favoloso di Mario Martone
Mia Madre di Nanni Moretti
Torneranno I Prati di Ermanno Olmi

migliore regista
Francesco Munzi per Anime Nere
Saverio Costanzo per Hungry Hearts
Mario Martone per Il Giovane Favoloso
Nanni Moretti per Mia Madre
Ermanno Olmi per Torneranno I Prati


sabato 24 gennaio 2015

Benito Cereno.



Il Nome Del Figlio
id., 2015, Italia, 94 minuti
Regia: Francesca Archibugi
Sceneggiatura non originale: Francesco Piccolo & Francesca Archibugi
Basata sullo spettacolo Cena Tra Amici
di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière
Cast: Alessandro Gassmann, Valeria Golino,
Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, Micaela Ramazzotti,
Carolina Cetroli, Raffaele Vannoli, Giulia Salerno
Voto: 7.3/ 10
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Si comincia a singhiozzi: i ricordi di una grande villa soleggiata dove si era soliti passare le giornate tutti insieme, i preparativi per una cena imminente, una modesta scrittrice ospite in un programma radiofonico, le riprese rubate da un elicottero telecomandato da due bambini costretti al letto mentre «i grandi urlano», e una di questi due bambini è l'incompresa Giulia Salerno forse un filo meno brava del film precedente. Lei si chiama Scintilla, suo fratello si chiama Pin: il loro genitore insegnante di Lettere all'università ha sempre apprezzato questi nomi evocativi di altro, di altre opere, eppure resta di sasso quando l'amico di tutta la vita gli confida come chiamerà il bambino che la moglie porta in grembo. Andando con ordine: la moglie è Michaela Ramazzotti, la scrittrice burina de Le Notti Di Effe che con trecentomila copie vendute e metà delle battute non scritte da lei si fa ospitare nelle dirette per promuovere l'opera magna; il marito è Alessandro Gassmann, figlio di ebrei e abitante di quella villa accogliente che abbiamo visto nell'incipit, adesso agente immobiliare di cui molti parlano grazie al vasto capitale di denaro che gli permette, ad esempio, di potersi permettere champagne da novecento euro per cene in famiglia. La cuoca di questa cena è Valeria Golino, anch'ella insegnante ma alle scuole medie, divisa tra il lavoro e la grande casa nella periferia romana zeppa di stranieri di ogni tipo, ginnasta domenica senza il tempo per andare in palestra e quindi limitata ai saltelli, ai gradini, ai pesi fatti di vassoi. Suo marito, il docente universitario, è Luigi Lo Cascio, che con la Golino ha condiviso anche il set de Il Capitale Umano senza incontrarla mai, costretto anche questa volta alla parte del saputello con gli occhiali beffeggiato, intellettuale sinistroide furibondo, che ha trovato una propria dimensione nella seconda vita virtuale, in Twitter, a cui pensa costantemente sempre fermandosi al centoquarantesimo carattere. Sono loro i genitori di Scintilla e Pin e sono loro i primi a rimanere di sale scoprendo che il futuro nipote avrà un appellativo che non porterà onore alla rinomata famiglia Pontecorvo... E sebbene nel trailer, nelle promozioni radiofoniche, sui giornali si faccia altamente attenzione a non svelare quale sia questo nome, la vicenda si consuma presto, perché il nome del figlio è un pretesto per passare ad altro, per rinfacciarsi il passato, vomitarsi addosso i rancori tenuti nascosti per anni, urlare le proprie opinioni completamente privati dei filtri. Mai la tavola li vede seduti tutti insieme, il cibo non diventa mai importante; in ultima analisi si passa a Rocco Papaleo, l'amico di tutta la vita che si riteneva omosessuale, con il segreto che fa traboccare il vaso. La cinquina di attori è in stato di grazia: Gassmann è sorprendente di fianco alla Ramazzotti di cui non avevamo dubbi e su tutti la Golino, immensa. Quello che però non va nella commedia – molto ironica a tratti anche molto arguta – sono forse le tattiche che usa per arrivare all'ora e mezzo e venire considerato lungometraggio da cinema. I flashback delle gioventù di questi amici, i bambini nell'altra stanza che non riescono a dormire: privato di questo annacquamento il film forse risulterebbe molto più potente, immersivo, e allora non raggiungerebbe forse quei settanta minuti di Carnage che pure gli assomiglia molto, moltissimo: ma il materiale di partenza è Le Prenom, pièce teatrale da cui poi è derivato Cena Tra Amici, film di Alexandre de La Patèlliere depurato del depurabile (dalla regista e dal comunista Premio Strega Francesco Piccolo che inserisce il suo libro su un divano in una scena) e puntellato di riferimenti italici quali Telefonami Tra Vent'anni di Lucio Dalla, canzone che accompagna il momento massimo di affiatamento fra gli attori, canzone amata dalla Archibugi che «ha scritto la scena esattamente in quel modo, non è stata improvvisata»; ed è allora doveroso l'inchino al senso che ci lascia in bocca: di una nostalgia non nostra, di un senso di non appartenenza. Ma poi, lo scivolone finale: l'utilizzo dei filmini privati di un'attrice che con l'ultimo colpo di scena mette su schermo un altro componente della famiglia cinematografica.