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sabato 30 maggio 2015

Nastri d'Argento 2015 - candidati.



Annunciate le candidature ai 69esimi Nastri d'Argento, premi del cinema e dei cineasti italiani assegnati ogni anno dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. Come ormai succede da qualche tempo, niente cinquina per il Miglior Film: il titolo è già annunciato ed è Il Giovane Favoloso di Mario Martone, biopic sulla vita di Leopardi passato in concorso allo scorso Festival di Venezia e inspiegabilmente campione di incassi in sala: più di sei milioni di euro al botteghino battendo quasi tutte le commedie nostrane della stagione. Per l'intento artistico e il risultato economico dunque il SNGCI lo premia escludendolo dalla competizione, e lascia spazio ai suoi contender del festival italiano aggiungendoci quelli del festival francese: sono Anime Nere e Youth, infatti, a fare da capofila alle candidature per i tecnici e gli artisti nostrani (7 a testa); ai Nastri non possono essere candidati nomi stranieri per cui anche de Il Racconto Dei Racconti e Hungry Hearts bisogna andare a pescare solo la troupe italiana (6 nominations ciascuno). Non ha questo problema Nanni Moretti con Mia Madre, furbamente uscito in anticipo rispetto agli altri e quindi anche in gara per i David di Donatello – e con una vincitrice già annunciata, Giulia Lazzarini, premio speciale insieme a Ninetto Davoli ritrovato in Pasolini di Abel Ferrara e Adriana Asti. 6 nominations anche per Il Nome Del Figlio di Francesca Archibugi, commedia dell'anno insieme a Fino Qui Tutto Bene e Latin Lover (5 nomine). Vengono riesumati, per i premi alle interpretazioni, I Nostri Ragazzi, Perez., Senza Nessuna Pietà, addirittura Un Ragazzo D'oro e La Prima Volta Di Mia Figlia – anche miglior soggetto. Niente da fare, di nuovo, per Kim Rossi Stuart, attore non protagonista dell'anno in Maraviglioso Boccaccio (2 candidature: costumi, colonna sonora – non tocchiamo l'argomento musica, con cinque canzoni originali imbarazzanti); spunta però, finalmente, Short Skin tra i migliori esordi (pure lui candidato al soggetto), contro Senza Nessuna Pietà che ruba il posto che Banana occupa ai David. Se la vedranno, sicuramente, Vergine Giurata e Se Dio Vuole. Elio Germano, indiscutibilmente il miglior attore dell'anno, era già stato segnalato dal Sindacato in chiusura della Mostra di Venezia con il Premio Pasinetti; ci saranno lui e il suo regista, già Nastro dell'Anno con Noi Credevamo nel 2011, alla serata di premiazione fra Roma e Taormina, che andrà in onda in differita il 3 luglio in seconda serata su Rai 1. Di seguito e dopo l'interruzione, i candidati in tutte le categorie.

nastro dell'anno
Il Giovane Favoloso di Mario Martone

regista del miglior film
Saverio Costanzo per Hungry Hearts
Matteo Garrone per Il Racconto Dei Racconti
Nanni Moretti per Mia Madre
Francesco Munzi per Anime Nere
Paolo Sorrentino per Youth - La Giovinezza

giovedì 30 aprile 2015

David di Donatello 2015 - in concorso.



Art. 6, si legge: non possono assegnarsi premi ad attori italiani e stranieri doppiati in film italiani; Adam Driver quindi deve abbandonare le speranze (…) di vincere il David di Donatello 2015 per la migliore interpretazione maschile in Hungry Hearts di Saverio Costanzo, dopo aver vinto la Coppa Volpi a Venezia 71 per lo stesso ruolo; al contrario potrebbe incrociare le dita la sua compagna (sul set) Alba Rohrwacher, pure Coppa Volpi, che di David ne ha già due (Giorni E Nuvole, 2008: non protagonista; Il Papà Di Giovanna, 2009: protagonista; e altre due nominations), ma nell'Art. 7 del regolamento dei giurati del premio si legge: nel caso si venga candidati per più di un film, si entra in cinquina solo con il film per il quale si è ottenuto il maggior numero di voti. L'interpretazione americana, quindi, potrebbe essere calpestata da quella albanese di Vergine Giurata, dove il protagonismo è assoluto e la performance camaleontica: le spettatrici albanesi della prima hanno ammesso di non aver notato l'accento italiano nel dialetto gheg della Rohrwacher, burrnesh in un villaggio montuoso ai confini col Kosovo che rinuncia alla propria identità per poter essere riconosciuta socialmente, col nome di Mark. Laura Bispuri, autrice dell'opera, potrebbe (dovrebbe!) rientrare nella cinquina dei migliori esordi (insieme a Short Skin di Duccio Chiarini e The Repairman di Paolo Mitton, ci auguriamo – e al campioncino di incassi Se Dio Vuole, ci aspettiamo) ma non nella categoria più succosa: sempre all'Art. 6: il miglior regista esordiente non può essere votato anche come migliore regista. Ad ogni modo, se la devono vedere tutti col mostro sacro Nanni Moretti, furbescamente uscito in sala sfiorando la conclusione delle votazioni (mentre Sorrentino e Garrone, in concorso a Cannes con lui, vengono spediti all'anno prossimo); Mia Madre, oltre ad odorare di Miglior Film, ha due intense performances delle navigate Margherita Buy protagonista e di Giulia Lazzarini non protagonista. Eppure questo è l'anno degli esordienti: non solo dietro alla macchina da presa ma anche davanti. Sacrosante sarebbero le candidature di Giulia Salerno per Incompresa (vista anche con meno spessore ne Il Nome Del Figlio, dove però il resto del cast splende), Maria Alexandra Lungu e Agnese Graziani, Gelsomina e Marinella, due delle quattro sorelle ne Le Meraviglie della Rohrwacher jr., Alice; lo ammettiamo: è questo il film per cui facciamo il tifo – già un Nastro d'Argento Speciale alla regista, alla seconda opera dopo Corpo Celeste, e il Gran Premio Speciale della Giuria di Cannes 2014. Ma il versante femminile si riempie anche delle numerose interpreti di Latin Lover della Comencini, tra cui la compianta Virna Lisi cui arriverà, probabilmente, la solita nomination postuma: ebbe due David, nell'80 e nell'83, per La Cicala e il discutibile Sapore Di Mare; non lo ricevette per La Regina Margot, che le valse la Palma a Cannes e il César, e fu premiata due volte alla carriera: nel '96 e nel 2009. Senza dimenticare la straziata Ambra Angiolini del dubbioso La Scelta e l'algida Micaela Ramazzotti del dubitante Ho Ucciso Napoleone. Il versante maschile invece, sempre meno interessante, conta sul pluricandidato Marco Giallini e sul vincitore (per Caos Calmo; un'unica altra nomination) Alessandro Gassmann alla sua rinascita cinematografica – ma è Elio Germano a farci ben sperare, per il suo Leopardi a testa in giù ne Il Giovane Favoloso di Mario Martone (regista del Miglior Film Noi Credevamo), che farà incetta di nominations tecniche e artistiche dividendosele con Maraviglioso Boccaccio dei Taviani, di cui Kim Rossi Stuart è interprete di supporto senza rivali. Di seguito l'elenco di tutti i film in gara per ottenere le candidature – a pochi giorni dal limite ultimo perché la pellicola esca in sala, nonostante Diario Di Un Maniaco Perbene sia programmato per maggio; il sito ufficiale li riporta in un ordine alfabetico che tiene conto dell'articolo, e noi ci atteniamo all'originale iniziativa; con l'asterisco prima del nomesogno segnalati i registi esordienti.

mercoledì 25 marzo 2015

patate riso e cozze.



Latin Lover
id., 2015, Italia, 114 minuti
Regia: Cristina Comencini
Sceneggiatura originale: Giulia Calenda & Cristina Comencini
Cast: Francesco Scianna, Virna Lisi, Marisa Paredes,
Candela Peña, Valeria Bruni Tedeschi, Angela Finocchiaro,
Pihla Vitala, Nadeah Miranda, Neri Marcorè, Claudio Gioé,
Lluís Homar, Toni Bertorelli, Jordi Mollà
Voto: 7/ 10
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Saverio Crispo è stato un attore benedetto su due fronti: quello del cinema dopo il teatro, che l'ha preso e fatto diventare divo – e quello del tempo, che l'ha preso prima della commedia all'italiana degli anni Sessanta e gli ha fatto attraversare tutte le fasi tipiche dell'attore italiano divo (i polizieschi anche politicamente impegnati dei Settanta, i film hollywoodiani dal dubbio gusto, i western, perfino una parentesi nordica bergmaniana). La benedizione è stata anche femminile: latin lover dalla provenienza meridionale, in ogni Paese, in ogni continente ha seminato film ma anche figlie: tutte femmine: tutte da madri diverse. Queste (due ex mogli e cinque figlie) si riuniscono a San Vito dei Normanni, nella mia terrosa Puglia sempre generosa coi fondi cinematografici e coi terreni per gli uliveti, per il decennale dalla morte: una targa commemorativa sulla casa in cui si è spento, giornalisti dalle domande un po' scontatelle, catering, conferenze, un omaggio visivo montato da Neri Marcorè, compagno di una delle figlie, Angela Finocchiaro, figlia di Virna Lisi, prima moglie molto amica della terza, Marisa Paredes, madre di Candela Peña (la più spontanea e incisiva del gruppo), che si chiama Segunda ma è la terzagenita dopo Valeria Bruni Tedeschi (che ricicla l'impacciatezza dei suoi film da regista, il Cammello in primis), anche attrice ereditiera del mestiere paterno ma con molta più ansia di vivere e con molta meno fortuna, al contrario dell'altra attrice sorellastra astro nascente giovane Pihla Vitala, la più piccola finché non arriva la figlia della «puttana americana» Nadeah Miranda, dall'aspetto e dall'accento persiano ma spacciata per una Shelley che fa musica elettronica. Le donne sono tutte qua: tutte riunite in stanze da letto, salotti, vie di paese a confrontarsi su quell'uomo ricordando le estati passate insieme nascondendo un segreto che Lluís Homar (prestato dal cinema di Almodóvar insieme alla Paredes e Jordi Mollà) è venuto a cercare di svelare. Il latin lover Francesco Scianna (ancora una volta costretto in un ruolo antico, «sarà per i capelli cotonati» dice lui, dalla faccia però inevitabilmente siciliana di Baarìa) lo vediamo solo attraverso fotografie, attraverso video e spezzoni di film: ricalca soprattutto la figura di Marcello Mastroianni di cui interpreta Divorzio All'italiana e l'episodio Mara in Ieri Oggi Domani, tra i tanti, che si concede scherzi cinematografici, fantasie, riflessioni e frecciatine: è, tutto il film, un'allegoria della settima arte, della divinità nel Bel Paese antico, del tempo che scorre e del lascito generazionale, della sovrapposizione di ere; è, tutto il film, la riscrittura dell'esperienza di Cristina Comencini, che si vede bene ha impostazione soprattutto teatrale, che assume la figlia per scrivere un film sull'essere figlia d'arte (lei, figlia di quel Luigi) e sorella fra le sorelle (ne ha altre tre). Con la tensione verso un pretesto, un segretuccio da svelare e un colpetto di scena che ribalta “l'importanza” di due personaggi, i dialoghi si susseguono in scenette compartecipate (non esistono figure più protagoniste) sempre a base di sarcasmo, ironia, divertimento anche dei personaggi, ben orchestrate pure musicalmente. Raggiungimento di una maturità (dopo il “campione di incassi” e inspiegabilmente candidato all'Oscar La Bestia Nel Cuore, sofferente quasi quanto il sofferto Quando La Notte, fischiatissimo a Venezia) che era stata accennata, in questa coralità di donne, di donne mamme e di donne figlie chiuse in casa, nello script prima per il palco e poi per lo schermo di Due Partite, svincolato però dall'unità di luogo (non tanto di tempo) e più arioso, bisognoso di spazi aperti dove mostrarsi e anfratti dove confabulare, dove buttare frecciatine sul cinema contemporaneo quali «eppure i film francesi di successo in Italia arrivano tutti», dette da chi il cinema lo fa e lo vede, detto da quella Virna Lisi che fa commuovere, cui è dedicata la pellicola. Poi, la sorpresa non stonata, la conclusione onirica musicale à la Mine Vaganti, forse ispirata dal nord del Salento, forse capriccio per coprire l'unico genere rimasto fuori.