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lunedì 4 gennaio 2016
certe classifiche.
«You do you, Chaiers» scrive Indiewire, uno dei più affidabili e importanti giornali on-line di cinema americano e non solo: e i Chaiers du Cinéma francesi do them perché mettono al primo posto della loro personalissima classifica del meglio del 2015 un film non americano, non francese, ma italiano: Mia Madre di Nanni Moretti – e non sarà mica un caso se era in concorso a Cannes come quasi tutti i film precedenti. I francesi lo amano, Nanni, nemmeno quanto gli italiani. Anche se sorte diversa è stata quella agli European Film Awards, dove a trionfare è stato Youth – qui assente da ogni chart. Fisso per tutti i critici in tutti gli elenchi è Mad Max: Fury Road (nella foto, una scena), il ritorno di George Miller sulla sua vecchia trilogia riarrangiata, rivista e remixata, nonostante il genere convince tutti e incassa un premio dopo l'altro. Gli sta leggermente dietro Carol, per alcuni il capolavoro di un secolo, per altri niente di che. Fatto sta che al momento parrebbe essere la pellicola con più chance alle prossime grasse statuette. Un altro italiano, incredibilmente, nella lista del meglio secondo Indiwire: un italiano che neanche gli italiani hanno apprezzato, e cioè La Sapienza, elogio dell'architettura di Borromini recitata malissimo ma ben orchestrata, passato dal Festival di Torino con un po' di applausi e poi nemmeno di striscio dalle sale. Neanche i super-indie USA resistono all'Interceptor di Tom Hardy ma all'altro fenomeno dell'anno, Inside Out, preferiscono Cheatin', un film d'animazione maturo quanto invisibile. Altra presenza continua, sempre animata, è Anomalisa, svolta stop-motion di quel geniaccio di Charlie Kaufman, e dall'anno scorso con furore il Vizio Di Forma di Paul Thomas Anderson – pellicola incomprensibile a prima vista. La spunta il trittico portoghese infinito Le Mille E Una Notte, il documentario di Kapadia Amy, The Assassin, a sorpresa non in lizza per l'Oscar al film straniero come tutti i migliori film della categoria, Figlio Di Saul che invece l'Oscar lo dovrebbe vincere, il bel 45 Anni, Diamante Nero – ma soprattutto Il Segreto Del Suo Volto del tedesco Christian Petzold: l'avevo detto io, all'epoca, che era un gran film. Best Movie fa un mistone di vecchio e nuovo e nuovissimo, italiano e americano, decretando Room pellicola del 2015 – e chissà se l'hanno visto sul serio – mentre Film TV di Mauro Gervasini applaude il banalotto, ritrito Blackhat di Michael Mann: fanno anche notare che l'annata, «ricca di proposte interessanti», è stata segnata da un numero eccessivo di uscite in sala. Inside Out, con oltre quattro milioni di spettatori e 25,298 milioni di euro di incasso, è anche il nostro titolo più visto.
Dopo l'interruzione, le maggiori classifiche.
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sabato 23 maggio 2015
#CANNES68: vincitori.
I francesi si premiano tre film su quattro, di quelli in concorso – in realtà sono Joel & Ethan Coen a premiarli, presidenti di una giuria che conta gli attori Jake Gyllenhaal, Rossy De Palma e Sienna Miller, gli attori e registi Xavier Dolan e Sophie Marceau, il regista Guillermo Del Toro e la musicista Rokia Traoré; il 68esimo Festival di Cannes si chiude lontano dalle aspettative, a partire da una Palma d'Oro mai annunciata durante le due settimane di proiezioni (si sospettava l'esordio dell'ungherese László Nemes, che ritorna sul tema dell'olocausto, in odore anche di Camera d'Or e invece premiato “solo” del Grand Prix, come fu per le nostre Meraviglie l'anno scorso) e assegnata a Dheepan di Jacques Audiard, film poco entusiasmante, forse per riscattare quei premi minori che gli erano stati assegnati nel '96 (miglior sceneggiatura per Un Héros Très Discret) e nel 2009 (Gran Premio della Giuria per Il Profeta) e il silenzio con cui era stato accolto Un Sapore Di Ruggine E Ossa nel 2012. Silenzio che ci teniamo anche noi italiani, in gara con tre film internazionali – si mormorava di Palme agli attori Michael Caine per La Giovinezza e Margherita Buy per Mia Madre, magari un premio speciale ai contributi artistici del film di Garrone, e invece niente: l'attore scelto era abbastanza prevedibile, Vincent Landon per il dramma etico La Loi Du Marché – mentre l'attrice risulta una sorpresa: sorpresa è il pareggio e sorpresa è Rooney Mara preferita alla celebrata (e due volte Oscar) Cate Blanchett in Carol, che vince anche la Queer Palm; miglior attrice insieme a Emmanuelle Bercot, altra francese, nell'altro non-entusiasmante Mon Roi di Maïwenn – una delle due registe donne in gara. The Lobster e The Assassin ricevono due riconoscimenti già annunciati dalla stampa (il secondo, pure Cannes Soundtrack Award) mentre Chronic di Michel Franco, considerato solo per l'interpretazione di Tim Roth, ottiene la migliore sceneggiatura nonostante le parole non proprio d'elogio dei giornalisti. La Camera d'Or strappata all'assistente di Béla Tarr (che comunque fa incetta: Vulcan Award all'arte tecnica, Premio FIPRESCI) va quindi a La Tierra Y La Sombra, anche Premio SACD e France 4 Visionary. Nanni Moretti, il più applaudito forse dei nostri senza aver diviso critica e pubblico, si accontenta del Premio della Giuria Ecumenica. Un altro italiano vincitore: Fulvio Risuleo per il corto Varicella. Sul versante Un Certain Regard l'Islanda di Grímur Hákonarson batte la Louisiana di Roberto Minervini, da questo giovedì in sala, che racconta la periferia anche sociale di un'America di cui nessuno parla: tossica, abbandonata, esibizionista, fatiscente. Di seguito e dopo l'interruzione tutti i premiati: incluso il cane de Le Mille E Una Notte.
Palma d'Oro
Dheepan di Jacques Audiard (Francia)
Gran Premio
Saul Fia (Son Of Saul) di László Nemes (Ungheria)
Premio della Giuria
The Lobster di Yorgos Lanthimos (Grecia & UK)
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