giovedì 31 gennaio 2013

ma le tigri vengono di notte.



Les Misérables
id., 2012, UK, 158 minuti
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura non originale: William Nicholson
Basata sul musical Les Misérables di Alain Boublil & Claude-Michel Schönberg
Basata sul romanzo I Miserabili di Victor Hugo (Einaudi)
Cast: Hugh Jackman, Russel Crowe, Eddie Redmayne, Anne Hathaway,
Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Samantha Barks,
Amanda Seyfried, Aaron Tveit, Daniel Huttlestone
Voto: 8.3/ 10
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Candidato a 8 Premi Oscar:
film, attore, attrice non protagonista, canzone originale,
mixaggio sonoro, scenografia, trucco & acconciature, costumi
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In principio era Il Discorso Del Re e Il Discorso Del Re era presso l'Inghilterra. In principio, in realtà, erano serie televisive poco utili ai fini di una carriera e poi un primo grande film con Hilary Swank (Red Dust) di cui non ci ricordiamo né la trama né gli altri attori.
Venne un uomo dall'Inghilterra e il suo nome era Tom Hooper. Due film per la TV di medio-successo e un film per il cinema in cantiere con Colin Firth reduce dal debutto alla regia di uno stilista. Non gli avremmo dato nemmeno due soldi, e invece vinse quattro Oscar.
Dal principio, quindi, rispetto ad adesso, c'è di diverso il budget. E l'aspettativa del pubblico. E il nostro eroe Tom Hooper la pensa giusta e cosa fa?, si tuffa nell'unica cosa che può fare: trasportare sullo schermo (per la ventunesima volta) il musical più replicato di Broadway (che nacque in Francia e crebbe a Londra) che gli permette di riciclare quella regia decentrata e asimmetrica che lo aveva caratterizzato due anni fa. Ma non si ricicla (completamente): anche perché ha davanti a sé così tanta roba, così tanta storia, così tanti attori e costumi e scene e canzoni che non può dedicarsi a lunghe inquadrature perché le due ore e mezzo che già paiono ora essere infinite sembrerebbero altrimenti eterne. Si piega alla musica già esistente (e alla solita canzone originale che per tradizione si infila nei musical per il cinema, la candidata all'Oscar Suddenly) per cui è ora introspettivo ora epico ora frammentato con un montaggio serrato che inquadri tutti gli interpreti sparsi per la Francia. Resta, in ogni caso, sempre colossale: perché ci sono i film colossali come quelli degli eroi Marvel e ci sono i film colossali con gli elfi di Peter Jackson e poi ci sono i film colossali così: che montano una sull'altra tutte le porte e le ante e le sedie sfasciate che il popolo ha lanciato dalla finestra per costruire la barricata dove i libertini si nasconderanno carichi di polvere da sparo e ideali tradizionali. Colossali nei costumi, tantissimi, uno per ognuno, ognuno per ogni personaggio della storia. Colossali nella quantità di comparse canterine e non e di nomoni hollywoodiani disposti a solfeggiare (Russel Crowe ha preso sei mesi di lezioni di canto prima delle riprese).
In principio, a questo proposito, potremmo dire anche che era una cerimonia degli Oscar, quella del 2009, presentata da Hugh Jackman «australiano che interpreta australiani in film che si chiamano Australia» che ad un tratto, con sorpresa generale, prese dalla prima fila Anne Hathaway e la fece cantare. Divinamente. Da quel giorno, si sa, Anne Hathaway ha una voce della Madonna. E se la sua I Dreamed A Dream fosse alla fine del film, queste sarebbero le due ore e mezzo meglio spese della vostra vita: la scena madre, un primo piano immobile tutto voce e interpretazione e lacrime, una performance tanto breve quanto certa vincitrice dell'Oscar. Ma, ahinoi, la Hathaway muore qui praticamente subito lasciando in eredità alla sudicia Francia dei poveri una bambina bionda e bellissima il cui padre chissà dov'è, e il protagonista di questa storia, che ha scontato venti immeritati anni di lavori forzati per aver rubato del pane, ora sindaco della città, prende a cuore la situazione della pargola e la cura fino all'adolescenza, quando incontrerà l'uomo della sua vita grazie alla bambina con cui era solita passare le giornate in casa degli eccentrici Sacha Baron Cohen ed Helena Bonham Carter che fa sempre la stessa, solita, uguale, ricopiata parte negli stessi soliti, uguali, ricopiati costumi (Il Discorso Del Re fu unica eccezione). Ma è la Francia della rivoluzione, dei bambini con le pistolette in mano che giocano alla guerra, ed è la Francia dei miserabili arricchiti grazie a un nome cambiato, un cognome taciuto, che devono sempre nascondersi nell'ombra.
Qualche parola detta e tutte le altre cantante. Continuamente cantate. Irrimediabilmente cantate. Non si risparmia nemmeno un brano dal repertorio originale. Tutto è messo in scena in modo maestoso, al punto da chiedersi: come può funzionare questa cosa a teatro da cinquant'anni? Se già si ha mal-digerito Chicago, e soprattutto Moulin Rouge!, i più commerciali musicals di Hollywood, e soprattutto se si è usciti in anticipo dalla sala con Sweenie Todd, allora questo non è il film che fa per voi. Anche se vi mostra il lato più tenero di Eddie Redmayne, l'interprete originale Samantha Barks, la melma e gli splendori dei monti alpini, le bandiere rosse e gli ideali attivi e Amanda Seyfried angelica usignola: avrete voglia di darvi il bracciolo della poltroncina in testa fino allo svenimento.

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