sabato 3 maggio 2014

la vera gola profonda.



Lovelace
id., 2013, USA, 93 minuti
Regia: Rob Epstein & Jeffrey Friedman
Sceneggiatura originale: Andy Bellin
Basata sulla vita di Linda Marchiano
Cast: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Juno Temple, Sharon Stone,
Bobby Cannavale, Adam Brody, James Franco, Wes Bentley,
Chris Noth, Robert Patrick, Hank Azaria, Debi Mazar
Voto: 7/ 10
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Giugno 1972: per la prima volta arriva sugli schermi cinematografici un film pornografico legale, con una vera trama e dei personaggi abbozzati, a metà tra la commedia e il vero hardcore. S'intitolava Gola Profonda e portò in sala abbastanza spettatori da guadagnare centomila dollari (ne era costato venticinquemila) e da far nascere quelle che poi si sono chiamate le sale a luci rosse. Fu un caso internazionale (ne incassò seicentomila con l'uscita dell'home-video) a partire dalla sua protagonista, una certa Linda Lovelace, appena ventenne, la cui formidabile dote orale era stata notata dall'allora precoce marito Chuck Traynor, sorta di co-produttore di pellicole porno, che aveva presentato Linda al regista Gerard Damiano. Il potere della protagonista nasceva soprattutto da una spontaneità, un candore che non si addiceva allo standard dell'attrice pornografica dell'epoca, tutta silicone e pelo biondo; in piena rivoluzione sessuale e scavallamento dei canoni, Linda si fece portavoce della libertà delle donne – per poi ribaltare tutto vent'anni dopo. Ci aveva già pensato un documentario del 2005, Inside Gola Profonda, libro + dvd edito da Feltrinelli, a raccontare la storia del più famoso film porno del mondo, ma lo sceneggiatore quasi esordiente Andy Bellin e più ancora i registi Rob Epstein e Jeffrey Friedman, documentaristi celebri (il secondo ha vinto due Oscar) per la loro trasposizione de Lo Schermo Velato di Vito Russo e per il più recente Howl, sono più interessati al retroscena della vita personale della donna più che alla saga del film (che contò tre sequel senza di lei). Il “contratto” con l'industria pornografica, che la vide sul set una settimana circa dei diciassette totali, fu costrizione dal marito Chuck, interpretato qui da Peter Sarsgaard, che ricicla – con qualche pelo in più e qualche chilo in meno – il ruolo apparentemente roseo di An Education; riempitosi di debiti perché dipendente dalla cocaina, costringerà la moglie a prostituzione, orge, botte, docce ghiacciate pur di racimolare denaro, e lei dall'altra parte gli sarà fedele serva perché la madre, bigotta conservatrice, così le ha insegnato: «Dio ti ha dato un marito: ubbidiscigli» dice Sharon Stone, irriconoscibile nel ruolo. Ma tra i lividi e i lustrini Linda diventerà suo malgrado icona su più fronti, dalle sboccate battute televisive al modello d'ispirazione per le giovani ragazze. Si schiererà con le femministe all'uscita del suo libro Calvario, autobiografia del dolore, che pubblicherà solo dopo la prova della macchina della verità. L'aspetto interessante del film è sicuramente che si spezza: ci fa il resoconto di ciò che sappiamo, all'inizio, una nuvola idilliaca di celebrità conquistata facilmente e spensieratezza adolescenziale (sempre meravigliosa Juno Temple, qui amica più libertina), poi il dramma personale e l'impossibilità del cambiamento, spiazzandoci, mostrando di ogni episodio l'altra faccia. Siamo a Hollywood, per cui un biopic deve necessariamente profumare di botteghino e puritanismo; certo è che sarebbe stato inutile fare un film hard su un film hard. Si è molto sinceri: la dote artistica della Lovelace è quasi nulla – ed è bravissima Amanda Seyfried a cambiare spesso registro, per quanto la sceneggiatura glielo permetta (ricorda a tratti la Lindsay Lohan che aveva interpretato lo stesso ruolo per il progetto di Matthew Wilder). Belli anche i camei: di James Franco innanzitutto, già in Howl e qui attraente giovane di potere; Adam Brody co-protagonista superdotato della pellicola di finzione. Belle le ambientazioni anni '70, i costumi, qualche scena, nel clima revival di American Hustle. Ma c'è un problema: dello stessa tema aveva già parlato un altro film; era inarrivabile, lunghissimo, quasi perfetto – e si chiamava Boogie Nights – e il confronto, purtroppo, demoralizza.

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