giovedì 22 maggio 2014
nodo alla chiave.
Il Ricatto
Grand Piano, 2013, Spagna, 90 minuti
Regia: Eugenio Mira
Sceneggiatura originale: Damien Chazelle
Cast: Elijah Wood, John Cusack, Kerry Bishé, Tamsin Egerton,
Allen Leech, Don McManus, Dee Wallace, Alex Winter, Don Kress
Voto: 7.3/ 10
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...e il Verbo era presso Hitchcock che se non vengono sfornati film sulla sua biografia ci pensano quelli che ricalcano il suo operato a ricordarci l'arte del maestro, che non sempre ha eccelso ma sempre ha saputo come farci stare dritti con la schiena sulla sedia. E ogni tanto spunta il più-hitchcockiano-di-tutti, che era stato Buried qualche tempo fa nel suo costruire per sottrazione una vicenda tutta ambientata sotto terra, in una bara, con un solo protagonista; è Grand Piano (letteralmente: il pianoforte a coda, ma da noi si chiama, giustamente, Il Ricatto) adesso, che piglia già dai titoli Paura In Palcoscenico, qualche trovata de La Finestra Sul Cortile e L'uomo Che Sapeva Troppo e li mescola strizzando l'occhiolino a uno su tutti, il più ambizioso, Nodo Alla Gola, pellicola claustrofobica girata in casa e in un unico quasi-pianosequenza soggiogata dall'unità di tempo e di luogo. Allo stesso modo va qui: Elija Wood, aka Tom Selznik, pianista di fama colossale ritiratosi da cinque anni dopo un clamoroso insuccesso – l'errore nell'esecuzione del “pezzo impossibile” La Cinquette, torna sul palco con il pianoforte che appartenne al suo mentore per un pacato re-incontro col pubblico che lui, silenzioso e tendente all'ansia, vive con media tranquillità, anche perché molti dei fari sono puntati su sua moglie, l'altrettanto di fama colossale attrice Emma (Kerry Bishé). L'inserviente fornisce lo spartito al pianista, che ci trova dentro il solfeggio de La Cinquette, e a metà dell'esecuzione del primo brano ecco che compaiono strane e (in)solite scritte in rosso sangue tra le note. Siamo a meno di mezz'ora dall'inizio: capiamo subito che tutto si svolgerà in questo teatro, in questa serata, e il film si consuma con un prologo, un lungo sviluppo e un epilogo. La tensione hitchockiana cresce quando a Tom verrà infilato in un orecchio un auricolare, e la voce di chissà chi (John Cusack di cui quasi non vediamo mai la faccia), chissà interessato a cosa, lo costringerà non solo ad eseguire il pezzo impossibile ma anche a non sbagliare mai una nota, pena la morte sua o della sua compagna attraverso un fucile ad alta precisione di cui vediamo il mirino-laser. Situazioni in-credibili, nel senso che spesso non ci crediamo noi ma nemmeno il regista Eugenio Mira, da sempre compositore e qui regista devoto all'arte della melodia, capace di costruire bene un concerto di paura, e con qualche trovata – sempre di natura alfredisiaca – tipo il taglio della gola/ suono di violoncello, di grande effetto. Se gli specchi in cui si riflette ciò che dovremmo vedere per sapere chi è l'assassino rimandano, insieme a qualche locandina, all'arte antica del thriller, la divisione dello schermo esprime una debolezza di sceneggiatura che perdoniamo, dati i nemmeno trent'anni di Damien Chazelle. Certo la performance dell'ex Frodo è un po' sovra-tono, anch'essa in-credibile (certi atteggiamenti sul palco ma soprattutto il totale cambio di carattere a fine concerto), ma provate voi a suonare con un fucile puntato addosso: the show must go on, sembra voler dire questa pellicola “di gala”, che sottolinea quanto il palco sia tutta apparenza, mentre dietro alle quinte, prima e dopo della performance, può succedere di tutto, e noi non lo sappiamo. Chiuse il Festival di Torino e c'era infinita attesa (e infinita fila); poi è arrivato in sala, e nessuno c'ha fatto caso.
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