sabato 18 aprile 2015

my country, my country.



CITIZENFOUR
id., 2014, USA/ Germania/ UK, 114 minuti
Regia: Laura Poitras
Cast: Edward Snowden, Glenn Greenwald, William Binney,
Jacob Appelbaum, Ewen MacAskill, Jeremy Scahill
Voto: 8/ 10
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Gennaio 2013. La documentarista Laura Poitras – già una nomination all'Oscar e qualche difficoltà legale nel voler raccontare l'America post-11 settembre attraverso una trilogia filmica iniziata con My Country, My Country e proseguita con The Oath – riceve una mail criptata da qualcuno che si firma CITIZENFOUR e che le offre informazioni sulle intercettazioni illegali da parte di alcune Intelligence americane tra cui la National Security Agency (NSA) come già le pubblicizzò William Binney della stessa azienda. A giugno, la Poitras e il giornalista investigativo Glenn Greenwald del Guardian volano in una stanza d'albergo a Hong Kong per incontrare l'uomo (il ragazzo) dietro alla mail, disposto in otto giorni a fornire materiale per articoli-scoop che lentamente voleranno dal Washington Post al Guardian fino ai maggiori telegiornali internazionali sui maxischermi delle strade cinesi. Si aggiungerà Ewen MacAskill, il quale chiederà al giovane, filmato, di raccontare di sé: Edward Joseph Snowden, «chiamato generalmente Ed», informatico statunitense trentenne già tecnico nella CIA e poi collaboratore della Booz Allen Hamilton, azienda consulente della NSA, senza «alcuna intenzione di nascondere chi sono, perché so che non ho fatto nulla di male». «Rivelando la mia identità spero di proteggere i miei colleghi da una battuta di caccia per stabilire chi sia il responsabile della soffiata». Per questo, rifugiato in Cina, paese con l'impianto giuridico che gli ha permesso di non essere immediatamente arrestato. Eppure sentiamo l'allarme anti-incendio suonare a intermittenza, il telefono squillare, alcune informazioni captate dal poco uso di internet che fanno sapere di macchine appostate fuori dalla sua abitazione, il proprietario della casa che non ha ricevuto il pagamento dell'affitto. Attraverso i suoi timori e le ripercussioni sulla sua famiglia e la sua abitazione ci rendiamo conto di quanto vero sia ciò che ha raccontato ai giornalisti: aziende che forniscono quotidianamente, con sistema metadata, tutte le telefonate all'interno degli Stati Uniti e dagli Stati Uniti all'estero; un programma clandestino di sorveglianza elettronica, PRISM, che consente alla NSA di accedere alla posta elettronica e alle ricerche on-line in tempo reale; un'operazione dell'inglese GCHQ, Tempora, per intercettare e memorizzare enormi quantitativi di traffico in fibra ottica; violazioni di società telefoniche mobili cinesi, intercettazioni dei diplomatici dell'Unione Europea in America, delle comunicazioni dei politici stranieri al Summit G-20 di Londra e così via. La difesa delle Intelligence – dice Snowden – va a pescare leggi risalenti alla prima Guerra, leggi ancora precedenti per giustificare l'interventismo preventivo nella caccia al terrorista: in questo modo esistono informazioni infinite sui cittadini americani che, essendo collegate con altre, possono costruire dettagliatamente spostamenti, incontri, contatti di ogni singolo, pur non sospettato di un qualunque pericolo. Le rivelazioni hanno così confermato «i sospetti di lunga data che la sorveglianza della NSA negli USA sia più invasiva di quanto si pensi». Le ripercussioni cadono anche su Greenwald e latentemente sulla Poitras che, consapevole di essere seguita, si trasferisce a Berlino mantenendo i contatti con Ed e montando il film: il tutto attraverso un elaborato sistema di segretezza fra conversazioni criptate e software «lontani dalla norma giornalistica» che però non sono bastati a farla arrivare immune al New York Film Festival dove il documentario era stato selezionato: la prima proiezione cambiò location una serie di volte per paura che qualcuno stesse intercettando i movimenti della regista. Dopodiché: Gotham Independent Film Award, Critics' Choice Movie Award, Satellite, Independent Spirit, BAFTA, premi dal Sindacato dei Registi e da quello dei Montatori e infine l'Oscar 2015. Ambientato in gran parte all'interno delle stanze d'albergo dove tutto accadde, con elementi di conferenze, processi, discorsi pubblici e incursioni da parte della stessa regista, CITIZENFOUR ricostruisce nel perfetto ordine cronologico gli eventi di quell'anno avvalendosi della tensione dei protagonisti della storia per avere suspance al suo interno; ci riesce nonostante sappiamo come sia finita la storia: anzi ci lascia su un finale aperto che ci fa sospettare che la storia non sia finita.

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