venerdì 10 agosto 2012

di un regista anziano.



Singolarità Di Una Ragazza Bionda
Singularidades De Una Chica Rubia, 2009, Portogallo, 64 minuti
Regia: Manoel de Oliveira
Sceneggiatura: Manoel de Oliveira
Basata sul racconto di José Maria Eça de Queirós
Cast: Ricardo Trêpa, Catarina Wallenstein, Diogo Dória, Júlia Buisel
Voto: 6/ 10
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Un controllore chiede il biglietto ai passeggeri e i passeggeri glielo danno in un vagone di treno che pare uscito da Colombo, la serie televisiva, o da Frenzy di Hitchcock, molto anni '70 insomma, con la pellicola antica, quasi sgranata, tutta ocra e verde oliva e giacche infeltrite sugli uomini coi capelli e i baffi. Il film, però, è del 2009, e arriva da noi a fine 2011 per essere solo adesso in tre sale in tutta Italia.
Manoel de Oliveira, regista e sceneggiatore e produttore e montatore e direttore della fotografia e attore, è anche vero che c'ha più di cent'anni (quasi 102 per la precisione), e dopo otto capatine a Cannes (sei volte in concorso) e nove a Venezia con quella di quest'anno, dopo la trasposizione de La Divina Commedia e il più recente e noto Un Film Parlato, dobbiamo ammettere che mantiene la lucidità e il rigore statico dei primi film a inquadratura fissa, quasi teatrale. Ma l'aver scelto come partenza per questo Singolarità Di Una Ragazza Bionda - che è un bellissimo, illusorio titolo - un breve racconto di uno scrittore che quando lui nasceva, moriva (José Maria Eça de Queirós, purtista della lingua portoghese) non ha certo giovato ai risultati, ché già l'apparire negli anni '70 è un miracolo.
Un uomo incontra una donna in treno e le racconta, mentre lei interessata guarda altrove, il problema che lo turba e lo affligge, come già fu per Quell'oscuro Oggetto Del Desiderio: lui racconta racconta e noi ogni volta pensiamo di aver colto la gravità nella storia, ma ci sbagliamo. Perché la vicenda prosegue e si spegne sul più bello, ad appena un'ora dall'inizio. Lavoratore presso la sartoria dello zio a cui dà del voi (ma come contabile, non commesso), l'uomo vede ogni giorno affacciarsi dalla finestra di fronte una bellissima ragazza col suo ventaglio cinese frou frou, e se ne innamora, e la vuole sposare col più nobile corteggiamento, e contro la volontà del parente che lo licenzia parte per guadagnare lontano e tornare ricco e darle la vita che entrambi sognano. Ma quando torna, ricco e speranzoso, altri bastoni si mettono tra le ruote, e i due devono aspettare, aspettare ancora, in un tempo diluito che pare non sia mai passato addosso a personaggi che restano sempre uguali in scenari borghesi sempre uguali.
Il portoghese, poi, non è una lingua facile da doppiare. E quindi il lato positivo del film? È nella sceneggiatura, adattata appunto ai giorni nostri senza apparire ottocentesca e senza avere iPhone e one-night-standings per spolpare un difficoltoso amore mostrandoci l'essenziale.
Che però, non arriva da nessuna parte.
La sufficienza va alla longevità del regista (che ha già pronto il film che mostrerà dopo la sua morte e che sta lavorando contemporaneamente ad altre cinque sceneggiature) ma se non c'è l'aria condizionata in una delle tre sale d'Italia che lo proiettano, non andate a vederlo.

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