Skyfall
id., 2012, UK/ USA, 143 minuti
Regia: Sam MendesSceneggiatura originale: Neal Purvis, Robert Wade, John Logan
Basata sui personaggi di Ian Fleming
Cast: Daniel Craig, Judi Dench, Naomie Harris, Ralph Fiennes,
Javier Bardem, Bérénice Marlohe, Ben Whishaw, Albert Finney
Voto: 8/ 10
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Premessa: io e James Bond siamo come due compagni di classe che non hanno mai avuto occasione di presentarsi ufficialmente ma conoscono i rispettivi nomi, non si guardano mai in faccia se camminano per il corridoio così evitano il dilemma «saluto o non saluto», sono quasi certi di non trovarsi simpatici - ma in fondo non si conoscono. E per questo motivo, dei ventidue film su James Bond precedenti a questo, io non ne ho visto nessuno. Ahimè, leggevo delle critiche al primo “007 biondo” quando il ruolo che fu di Sean Connery/ Roger Moore/ Timothy Dalton/ Pierce Brosnan fu dato all'inglesissimo Daniel Craig; vedevo Caterina Murino ascendere e sparire dalla cinematografia internazionale; decrittavo il video di Madonna senza mai capirci niente. Adesso però James Bond compie cinquant'anni, mezzo secolo che la (“raffinatissima”, dicono alcuni) casa editrice Adelphi celebra pubblicando (in versione “elegante”, dicono altri) i pochi libri di Ian Fleming della saga di spionaggio (“Casino Royale” è il primo, che compie sessant'anni nel 2013; traduzione di Massimo Bocchiola, € 16) e che il cinema non si lascia scappare sparando nelle sale una nuova pellicola della serie per un pelo prima della fine dell'anno (ma programmata per l'anno scorso). Viene reclutato (acconsentitemi il verbo) per questa grande festa british, dietro alla macchina da presa, Sam “American Beauty” Mendes che dopo i recenti Revolutionary Road e American Life (titolo italiano di un più poetico Away We Go) si stava facendo dimenticare dal suo pubblico (e dall'ex moglie Kate Winslet) ma che adesso è sulla bocca di tutti. Per il regista, pure lui inglese, amante dei drammi familiari, è la prima volta davanti a un action movie così scoppiettante - la cosa più vicina a dell'azione che aveva girato era stato Jarhead, ma quel film, per definizione, parlava dei soldati che mai hanno sparato un colpo.
Esce da quest'esperienza a testa alta anche perché, per sua ammissione, ha voluto celebrare lui per primo l'immagine-icona dell'investigatore più famoso del mondo andandosi a riguardare tutti i vecchi film della serie e imitandone alcuni (questo, dopo anni, è il primo che riporta sullo schermo la passeggiata con colpo di pistola finale nell'occhio del mirino) e lo capiamo dal quasi-inizio, con dei titoli di testa che tolgono il fiato, puro lavoro digitale minuzioso dai bei colori e dalle belle trovate con sottofondo musicale promettente: la canzone originale “Skyfall”, slegata dal resto della colonna sonora di Thomas Newman sempre coerente a se stessa, è stata interpretata da Adele e da lei scritta insieme al genio della produzione Paul Epworth; parentesi su Adele: 24 anni, 8 Grammy, 3 Brit, 22 Billboard Awards, 3 American Music Awards, 2 album, 14° posto nella classifica dei dischi più venduti della storia della musica, ripeto, nella storia, nella sua interezza. Approda quindi al cinema con una canzone originale sperando di mettere sulle mensole anche un BAFTA magari, un Golden Globe, un Oscar.
Prima di questi titoli di testa di cui non avrei dovuto dirvi niente, però, c'è una lunghissima scena che già ci butta nel vivo della faccenda: un file da strappare dal collo di un cattivone che James e una delle due Bond Girls di cui ci dimenticheremo presto inseguono letteralmente sui tetti di Istanbul e sulle carrozze di un treno in corsa. Macchine sfasciate: 32. Morti: 1, quello sbagliato.
A vedere il lungo film, ormai, non si può non pensare alla saga di Batman. Stessa schiera di nativi digitali (fa la sua comparsa Ben Whishaw, il bravo Grenouille di Profumo, nel ruolo del nerd Q), stessi cambi di vetture che sparano dai fanali, stessi antagonisti pazzoidi che hanno sete di vendetta e stesso popolo che sta a guardare senza accorgersi di niente. Ma se Batman cerca sempre di salvare anche il più inutile abitante di Gotham City, James se ne sbatte altamente dei passeggeri della metro che deraglia e si schianta tra le colonne dei sotterranei di Londra, e continua a inseguire l'ispanico Silva, un Javier Bardem che, qui ve lo annuncio, vincerà il suo secondo meritatissimo Oscar, che dà la migliore interpretazione del solito non-protagonista con addosso il solito caschetto improponibile.
Gran parte del voto è per il suo (geniale) monologo sui topi. Ma effettivamente non vi ho raccontato neanche un filo della trama. Poco importa; tanto sono tutte uguali.