Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno
The Dark Knight Rises, 2012, USA, 165 minuti
Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura originale: Jonathan Nolan & Christopher Nolan
Soggetto: Christopher Nolan & David S. Goyer
Basato sul personaggio di Batman creato da Bob Kane
Cast: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Gary Oldman,
Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Morgan Freeman, Michael Cane
Voto: 8.5/ 10
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Tutto, grazie a Dio, prima o poi finisce. E quest'anno è l'anno in cui ciò accade: prima Harry Potter poi Batman e molto presto la Twilight Saga. Cosa accomuna queste multilogie? Ad esempio, la loro presenza simultanea nella lista dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema (attenzione: non nel 2012; nella storia del cinema dai Lumière a oggi); Harry Potter 7.2 è quarto, questo Cavaliere Oscuro è quindicesimo e New Moon è quarantasettesimo).
Per riuscire nell'impressa di bissare il successo di Inception (considerato dal pubblico il miglior film degli ultimi anni e dal sottoscritto una mera operazione d'accaparramento di Oscar) il buon Christopher Nolan abbandona la macchina da scrivere analogica davanti alla quale ha partorito i suoi capolavori Memento e The Prestige e continua a usare un ultrabianchissimo Mac che gli ispira trovate digitali ed epopee di effetti visivi a discapito delle tanto amate trame tutte intrecci e ingarbugliamenti. Riprende, non senza qualche iniziale riserva, la trilogia a cui aveva dato inizio con Batman Begins (visto da dieci persone in tutto e vincitore di un Razzie) e che l'aveva portato poi alla fama mondiale e agli Academy Awards con The Dark Knight (ciao, Heath Ledger); il cattivo di turno è un titanico Tom Hardy aka Blane, maschera polipesca in faccia e stazza da bue, con un turbolento passato più leggendario che veritiero, che ha in mente un minuzioso quanto folle piano per far saltare in aria la città di Gotham (lui compreso?). Dalla sua parte ha una quantità immane di persone e personaggi, dalla polizia a Catwoman, figura assente nei film precedenti che qui compare con le curve magre di Anne Hathaway che sorprendentemente convince del difficile ruolo - ed è, vi dirò, il personaggio meglio riuscito. Pare che nei suoi piani il cattivo Blane non abbia intoppi, dato che Batman non si fa vedere da otto anni e la popolazione ce l'ha con lui per la morte di Harvey Dent (Aaron Eckhart che compare in qualche foto, cattivo del film precedente), motivo per il quale Gary Oldman si porta un macigno sulla coscienza che non trova mai l'occasione buona di scagliare come i bravi peccatori. E la nuova recluta, la “testa calda” Joseph Gordon-Levitt, poliziotto che sale di grado, piano piano assisterà alla sua redenzione. Tutte facce azzeccate, inclusa la capatina della bella e brava Juno Temple (è la sorella ladruncola della Hathaway) e quella di Marion Cotillard, così contenta del lavoro fatto con Nolan per Inception.
Più di due ore e mezzo di film per un totale di 30 minuti di inseguimenti, 60 di mazzate, 15 di scene inutili tipo l'ansia di salvare un autobus di ragazzini quando la bomba sta per esplodere (perché solo loro?, perché proprio loro? Mah). Ma a Nolan si perdona tutto, perché lui sa come si fa il cinema e allora ci mette due tre colpi di scena spiazzanti alla fine, e una chiusura che lascia la bocca aperta e le porte pure, che ci fa domandare «ma come? Ma adesso continuerà in un altro senso?», il tutto mentre sotto all'immagine scorre la musica di Hans Zimmer - che scaccia James Howard dei Batman precedenti. Sicuramente il migliore della trilogia, forte del fatto che il pubblico è incollato sulla poltroncina mentre l'Apocalisse implode, mentre ci si domanda se poi il protagonista morirà - essendo l'ultimo film. Ma quanto surrealismo. A partire da tutto questo patriottismo di cui Gotham City gode: pare sia l'unica città sulla faccia della terra, il fulcro di ogni cosa; il sindaco è una divinità, i cittadini non si schiodano da quei marciapiedi, se salta in aria Gotham City è la catastrofe, perché Gotham City quante ne ha passate!, questa brava gente quante ancora ne deve patire!
Già si contano, nell'aria, le nominations ai prossimi Oscar - che, senza Il Grande Gatsby, hanno la strada più che spianata. La statuetta più meritata di tutte: la fotografia.