Chef - La Ricetta Perfetta
Chef, 2014, USA, 114 minuti
Regia: Jon Favreau
Sceneggiatura originale: Jon Favreau
Cast: Jon Favreau, John Leguizamo, Emjay Anthony,
Sofía Vergara, Bobby Cannavale, Scarlett Johansson,
Dustin Hoffman, Robert Downey Jr., Oliver Platt
Voto: 7.4/ 10
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Avevo l'età del co-protagonista di questo film quando uscì al cinema
Chocolat – che io non avevo potere decisionale di andare a vedere – e ricordo i commenti della gente nei giorni successivi alla visione, prima che Canale 5 ne facesse cavallo di fiducia: «siamo usciti dal cinema e siamo andati in pasticceria», «avevo una voglia di cioccolata calda, alla fine...». Ecco, il ricordo riaffiora dopo quattordici anni perché, uscendo dalla sala, si sente l'esigenza impellente di un camioncino di paninari, un baracchino per strada, un gazebo, una roulotte adibita a fornello mobile; si necessita di un panino unto, ripassato nell'olio, ricoperto di burro, pieno di salse da traboccare, di carne affumicata, di assenza di mollica, sottaceti e senape e zeppole fritte, carta da olio, cartoccio da patate. Tutto questo perché il film, parabola cristologica del patron prodigo, parla del declino e della risalita a galla di un cuoco, uno chef appunto, che dopo aver conosciuto le stelle delle Guide Michelin, le recensioni del
gourmet, le capatine dei
food-blogger, il plauso dell'aristocrazia dal palato fino, dà di matto per un «tortino al cioccolato» (non capisco perché non l'abbiano chiamato:
soufflé) e si ritrova, senza soldi e senza aspettative per il futuro, con un figlio da incontrare ogni due settimane e una schiera di amici che ottengono promozioni gastronomiche. Le cause derivano dalla poca libertà che gli viene data: alla gente piace questo menù, la gente si aspetta di trovare questo menù, per cui tu stasera preparerai questo menù – praticamente sempre lo stesso, nonostante le sperimentazioni a casa, nonostante l'estro notturno e le salse ottenute; l'errore di Carl Casper (aka
Jon Favreau, regista e sceneggiatore e interprete di questa pellicola dopo aver abbandonato la macchina da presa al secondo
Iron Man) è non opporsi al datore di lavoro, obbedire al suo volere, perché proprietario del ristorante e ultima voce della riunione con lo staff. È (velocemente) interpretato da
Dustin Hoffman in un incipit di volti ultra-noti che si susseguono girando angoli e aprendo porte: prima cameriera ed esperta di vini nonché barista è
Scarlett Johansson, nonché “amichetta” del protagonista; cuoco e amico di fiducia
Bobby Cannavale (il Chili di
Blue Jasmine, il Gyp Rosetti di
Boardwalk Empire), insieme al super-amico di super-fiducia
John Leguizamo che sembra Mark Ruffalo ma non lo è e abbandona baracca e lavoro stellato per seguire Carl a Miami con un furgoncino da sandwich. A preoccuparsi di lui, da casa, l'ex moglie
Sofía Vergara e a provvedere alla sua rinascita lavorativa
Robert Downey Jr., ex marito di lei, che si ritaglia i cinque minuti più divertenti del film (che, tutto sommato, fa molto sorridere) grazie forse al legame che ha stretto i due per la saga Marvel. A condire questo ritrovato rapporto padre-figlio eredità di
Nemo, vicolo cieco nel quale il genitore crede di non essere all'altezza e nemmeno ci prova, ci sono tutta una serie di citazioni al mondo contemporaneo, allo stacco generazionale, alla moda in voga, che però risente dell'occhio troppo adulto di chi parla (e chi prima ha scritto); non solo il
grand thème della cucina, delle ricette, dell'abilità ai fornelli e della fantasia post-Parodi e post-
brunch, ma anche quel rifiuto patinato per un ritorno alle origini, non necessariamente mediato da Slow Food ma comunque apprezzato: «in nessun altro posto è come qui» e «non lo assaggerai mai di nuovo per la prima volta». L'umiltà con cui si riparte da zero (un po' surreale e sicuramente non così squattrinata) è gonfiata dal social-media-management messo in mano a un bambino di dieci anni, già munito di iPhone, che parla di Twitter, Vine, viral, feed, Facebook, selfie, Whatsapp come se nominasse Barbie o Pinocchio, all'orecchio disperso del genitore che giusto in tempo capisce la forza della geolocalizzazione. Un
on-the-road latino tra vecchio e nuovo, tradizione e cyber-realtà, più vicino alla modernità di
Fuori Menù che alla fiaba di
Per Incanto O Per Delizia.