giovedì 20 dicembre 2012

insert coin.



Ralph Spaccatutto
Wreck-It Ralph, 2012, USA, 101 minuti
Regia: Rich Moore
Sceneggiatura originale: Phil Johnston & Jennifer Lee
Soggetto: Rich Moore, Phil Johnston e Jim Reardon
Voci originali: John C. Reilly, Sarah Silverman, Jack McBrayer,
Jane Lynch, Alan Tudyk, Rich Moore
Voci italiane: Massimo Rossi, Gaia Bolognesi, Daniele Giuliani,
Cristiana Lionello, Fabrizio Vidale, Paolo Virzì
Voto: 9.9/ 10
_______________

C'era una volta una sala giochi che, come tutti i locali aperti al pubblico, a una certa ora, ogni giorno, chiude. E quando la sala giochi chiude e l'interruttore della ciabatta viene spento, ai personaggi dei videogiochi cosa succede?, dove vanno?
Lo “spaccatutto” Ralph, cattivo della consolle Felix L'aggiustatutto, alla fine della giornata lavorativa decide di prendere parte all'incontro dei Cattivi Anonimi, cerchio di antagonisti col bisogno di esprimere i propri sentimenti positivi a qualcuno di simile, circondati continuamente da figure dolci e buone, detestati dalla maggior parte dei compagni e dei bambini. La seduta è presieduta dal fantasma arancione di Pac-Man e prendono parte il drago di Super Mario, i lottatori di Tekken, qualche zombie. Alla fine delle confessioni si alzano in piedi, si prendono per mano, ed esprimono il loro orgoglio di cattiveria. Ma Ralph non riesce a mischiarsi al gruppo: lui vorrebbe, infatti, che Felix l'aggiustatutto e gli omini che abitano il condominio che ad ogni partita disintegra mattone dopo mattone lo prendessero più sul serio, evitassero di farlo vivere in discarica, lo invitassero alle feste. E qui si potrebbe dire: un film con protagonisti i cattivi che in realtà sono buoni non ha niente di originale, è stato già fatto. Ed è vero. Ma la genialità del loro ritornare ognuno alla propria postazione di gioco? La creatività della sala comune, dei fili dietro alle macchine, del trenino, della doppia interfaccia? E poi, la riesumazione di Pac-Man, di Sonic, dei giochi giapponesi con i livelli bonus di cui non si decifrava mai la modalità di avvio?
Ma a parte queste cose. I suoi colleghi di videogioco dicono a Ralph che solo quando riuscirà ad avere una medaglia sarà benaccetto nell'attico del palazzo, e in teoria si tratta di una cosa impossibile, perché i cattivi, non essendo i protagonisti controllati dal giocatore, non possono ottenere medaglie. E così, come fece un Turbo che tante volte viene nominato, Ralph abbandona il suo gioco per accaparrarsi medaglie negli altri, costringendo il proprietario della sala, ignaro di ciò che succede alle consolle quando lui se ne va, a mettere sullo schermo l'adesivo del “fuori servizio”.
La prima mezz'ora di film corre, galoppa, passa velocissima tra cambi di scene e presentazioni di personaggi; come sempre, tutto è studiatissimo dai creatori Disney che ricreano un mondo (in questo caso più d'uno) basato su gerarchie e organizzazioni ben precise e che non è mai difficile capire. Dopo il vintage Felix L'aggiustatutto si passa al virile Hero Duty con le musiche di Skrillex fino allo zuccheroso Sugar Rush con la co-protagonista femminile, doppio e specchio di Ralph perché mentre lui è un “diverso” (tema caro agli eredi di Walt) per il suo ruolo che non corrisponde con la sua personalità, lei è “diversa” per la personalità che vorrebbe non combaciasse con il suo ruolo. Gli obiettivi cambiano continuamente e così si susseguono le avventure, e la Company che un tempo lavorava solo in 2D riesce addirittura (impresa, avremmo detto, impossibile) a battere l'acquistata Pixar, che con la Ribelle di quest'anno ha davvero fatto cilecca, riempiendolo di non sviluppati richiami a Shakespeare e di un tempo (troppo) antico.
Qui il soggetto è geniale, la sceneggiatura è geniale, la resa digitale è sempre meglio e già lo stavamo capendo l'anno scorso con Rapunzel, che il tecnicismo della casa amica-concorrente sta diventando cosa accessibile ai più; i ruoli di John C. Reilly e Jane Lynch sono praticamente dipinti su di loro (il primo è l'indimenticabile uomo di cellophane di Chicago e l'altra è la tremenda Sue di Glee) e la decisione di dare dieci era palese già prima della metà; poi però il voto s'è abbassato di un punto per una sottigliezza finale che farà storcere il naso ai più critici. Ma presto ci si dimentica di questa trovata scema, perché ecco i soliti, minuziosi titoli di coda.
Il miglior film d'animazione dell'anno, senza dubbio. E, forse, non solo.

Nessun commento:

Posta un commento