giovedì 6 dicembre 2012

prima che l'acqua.



Beasts Of The Southern Wild
id., 2012, USA, 93 minuti
Regia: Behn Zeitling
Sceneggiatura non originale: Lucy Alibar & Behn Zeitling
Basata sullo script teatrale Juicy And Delicious di Lucy Alibar
Cast: Quvenzhané Wallis, Dwight Henry, Levy Easterly,
Lowell Andes, Pamela Harper, Gina Montana, Joseph Brown
Voto: 8.4/ 10
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Che musica, ragazzi!
Che incredibile colonna sonora!
Che magistrale scena d'apertura, che titolo pieno a tutto schermo mentre la locandina qui a fianco trova motivo di esistere.
Il film vincitore dell'Un Certain Regard, della Camera d'Or e del Premio della Giuria Ecumenica (menzione speciale) a Cannes 2012 e del Gran Premio della Giuria insieme alla migliore fotografia al Sundance scorso, che adesso sta facendo il giro del globo e dei festival (tre nominations ai Satellite, quattro agli Independent Spirit, due Gotham vinti) merita tutte queste cose anche solo per il suo inizio: tiene incollati allo schermo, curiosi, dubbiosi, gioiosi di vedere questo sudiciume in festa. La storia è la seguente: Hushpuppy (nome proprio di persona, femminile, singolare) è un tomboy, una bambina maschiaccio, cresciuta a granchi succhiati e barche arenate insieme al solo padre perché la madre - immaginiamo - è morta, e questo genitore l'ha tirata su come se fosse un uomo non solo perché con una femminuccia non sarebbe mai riuscito a relazionarsi ma anche perché prevede la catastrofe e pretende la sopravvivenza: nel villaggio di Bathtub si respira la minaccia di questo temporale imminente, questo ghiacciaio presto sciolto che alzerà il livello dell'acqua già troppo alta che allora sommergerà le case, le barchette, le persone. Tutti scappano, ma Hushpuppy e suo padre e tre quattro altri conservatori no: loro sono fermamente decisi a morire, se necessario, là dove sono vissuti. Però qualcosa succede, e dal villaggio saranno costretti a spostarsi; e il film allora perde tutta la sua potenza, come se gran parte della sua forza stesse esattamente in quel cerchio geografico dell'America dimenticata dagli americani. Perché il film è americano, recitato in americano, nell'impastato e cantilenoso americano del ghetto, ma potrebbe tranquillamente essere scambiato per l'Africa del Sud: le catapecchie di legno tenute su alla meglio, i tetti di lamiera, i coccodrilli vagabondi sparati e fritti alla sera, il colore della terra, il marrone dell'acqua... Tutta questa povertà, questo arrancare alla vita, è reso, oltre che in modo dignitosissimo - perché a queste persone non manca niente, anzi festeggiano più di quanto facciano gli americani in un anno intero - anche in modo precario per colpa di una telecamera a spalla sempre traballante, sempre decadente da un lato.
Hushpuppy, una Quvenzanhé Wallis incredibilmente strabiliante soprattutto nella straziante scena finale, esordiente che troveremo nel prossimo film di Steve “Shame” McQueen (che per gli attori prodigio ha l'occhio fine), è seguita minuto per minuto nella sua fiaba alla sopravvivenza. Invoca lo spirito della madre ricordando frasi bellissime, la chiama alla luna, poi immagina queste “bestie dell'estremo selvaggio Sud” che arrivano e sfasciano ogni cosa, poi sa come domarle. L'aspetto fantasy della storia viene coperto da tutto il resto della credibilità, forse con eccesso, perché una volta colto questo facile/ difficile rapporto padre-figlia è inutile continuare a mostrare liti e riappacificamenti.
Tant'è, Behn Zeitling, giovane americano bianchissimo, regista e sceneggiatore e compositore delle musiche di questo film ma anche montatore e tecnico, esordiente al lungometraggio e autore di tre corti precedenti, ci regala un'opera prima notevole seppure non da voto così alto. Il Labirinto Del Fauno - a cui sembra strizzare in parte un occhio - o Le Creature Selvagge, sono ben lontani: ma lo sono anche a livello geografico, e potrebbero avvicinarsi. Con tutti questi premi e tutte queste nominations in corso, chi non ci dice che troverà posto tra i cinque registi candidati all'Oscar?

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