giovedì 5 marzo 2015

cera per baffi.



Mortdecai
id., 2015, USA, 107 minuti
Regia: David Koepp
Sceneggiatura non originale: Eric Aronson
Basata sulla Trilogia Di Mortdecai di Kyril Bonfiglioli (Piemme)
Cast: Johnny Depp, Ewan McGregor, Gwyneth Paltrow,
Paul Bettany, Olivia Munn, Jonny Pasvolsky, Michael Culkin,
Ulrich Tomesen, Alec Utgoff, Guy Burnet, Jeff Goldblum
Voto: 4.8/ 10
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Collezionista d'arte di fama abbastanza internazionale, dal gusto rinomato ma dubbio, soprattutto nella cosmesi personale, Charlie Mordtecai torna a casa dopo mesi di assenza e quello che fa trovare alla moglie è sul suo labbro superiore: un paio di folti baffi. Reazione immediata: si dorme nella camera degli ospiti e si comincia seriamente a pensare allo stato delle finanze, ai debiti incipienti, alle tele che possono essere battute all'asta – il tutto mentre il fedele compagno Paul Bettany, non così famoso dalle nostre parti ma pur sempre l'albino Silas de Il Codice Da Vinci, il Geoffrey Chaucer de Il Destino Di Un Cavaliere, sempre pronto a salvare il magnate dal patibolo e spesso colpito con fucili e pistole, si diletta nei momenti morti a ripassarsi – sessualmente parlando – ogni essere femminile che si trova davanti. Un caso politico-criminoso sarà l'occasione per risanare il matrimonio e, forse, il peso dei bollettini: la restauratrice di un Goya (ma da museo) è stata assassinata e la tela scomparsa; noto per i traffici anche non perfettamente lindi, Mortdecai viene messo in mezzo dal commissario Ewan McGregor per raggiungere, se non l'opera, almeno il malfattore; ma la voce si sparge, e il dandy comincia ad essere vittima di attacchi pubblici, perfino nei bagni dei locali… David Koepp dirige la sua sesta pellicola in una carriera non proprio di splendori nell'erbe e giunge alla seconda collaborazione con Johnny Depp dopo Secret Window del 2004, film accettabile dove il protagonista sfoggiava caschetto biondo e occhialetto poco prima che arrivasse la prima candidatura all'Oscar della carriera e l'etichetta che gli si sarebbe stampata addosso senza riserve: era il primo Pirati Dei Caraibi ed era la prima istrionica psyco-parte per Depp, dopo i bizzarri Edward ed Ed Wood; a proposito di questa stagione, in cui ha appena finito di re-interpretare il Cappellaio Matto in Alice In Wonderland: Attraverso Lo Specchio (ma già il primo orrore di Tim Burton conteneva episodi del secondo libro di Carroll!) e il suo pronipote lupo-cattivo-delle-fiabe in Into The Woods, un boss della mala bostoniana in Black Mass (settembre 2015), l'ennesimo capitolo della saga di Jack Sparrow e poi questo Mortdecai, a proposito di questa stagione dice: «ho tenuto una tabella di marcia completamente folle; passare così rapidamente dal Cappellaio Matto a Whitey Bulger mi ha fatto quasi diventare schizofrenico». Eppure la schizofrenia è la caratteristica ormai di ogni suo personaggio degli ultimi dieci anni, Willy Wonka, Imaginarium in Parnassus, Barnabas in Dark Shadows, il Tonto di The Lone Ranger in cui rispolvera le discendenze cherokee; ognuna di queste pellicole e questa in primis paiono continuamente cucite addosso a lui e al suo ruolo solito, poco importa se ci sia (il-Premio-Oscar) Gwyneth Paltrow al suo fianco o qualsiasi altra biondina (tanto noi spettatori non noteremmo la differenza), il povero McGregor o un altro inglese reduce da musicals; questa sceneggiatura però è figlia di una saga di romanzi in Italia appena ristampati insieme a tutta l'opera di Kyril Bonfiglioli, celeberrimo in UK, plurime volte sposato, da plurimi vizi dipendente, che in quattro libri ha raccontato le gesta del suo palese alter-ego a cui ha messo ciò che più di ogni cosa è di moda adesso: il baffo. Momento furbescamente azzeccato per approdare al cinema (anche se il Monuments Men di George Clooney non era andato affatto bene, e parlava quasi della stessa cosa – ombra minacciosa sopra ai film d'arte, vedere alla voce Big Eyes), quindi all'impasto Depp + pelo hypster vengono aggiunte le cose che alla gente piace vedere in sala, gli inseguimenti, i rapimenti, qualche pistola, senza sforzarsi di guardare gli esempi alti del passato nel genere (Arsenico E Vecchi Merletti) e senza sforzarsi di fare dell'ironia, o del sarcasmo, leggermente più intelligente e meno sopra le righe, o almeno un filo originale, che non sia come tutto il resto già trito, già ritrito. Insomma: quello che le multisala si meritano.

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