mercoledì 18 marzo 2015

terze persone.



La Scomparsa Di Eleanor Rigby
The Disappearance Of Eleanor Rigby, 2013-14, USA, 100/ 89/ 123 minuti
Regia: Ned Benson
Sceneggiatura originale: Ned Benson
Cast: Jessica Chastain, James McAvoy, Viola Davis,
Isabelle Huppert, William Hurt, Nina Arianda,
Bill Hader, Ciarán Hinds, Jess Weixler
Voto: 5.3/ 10
_______________

Film uno e trino, progetto apparentemente non innovativo ma interessante: stessa storia – di una coppia che deve superare un lutto – raccontata nello stesso modo ma seguendo separatamente i due protagonisti; la scomparsa del titolo non è quella di Gone Girl ma si avvicina: Eleanor Rigby (e oltre all'inesattezza di scomparsa c'è anche l'inapprofondita citazione dai Beatles) abbandona il marito, tenta addirittura di suicidarsi buttandosi da un ponte, viene salvata da un gruppo di pescatori e torna a casa dei genitori, torna al college, si mette a fare cose che riempiano la vita svuotata – e all'inizio non lo sappiamo perché è vuota, di cosa sia stata svuotata, ma lentamente (i riferimenti a un nipote perso, la risposta «sì» alla domanda «hai figli?») ci fanno capire che, molto piccolo, il loro bambino è morto, e lei non riesce a mettere piede in quella casa, mentre lui ha repentinamente sgomberato di ogni riferimento al pargolo le stanze. La scomparsa è dunque un allontanamento volontario e certificato, non una sparizione con la polizia in mezzo che perlustra. Ed è di Eleanor Rigby, la scomparsa, nel titolo, perché il suo punto di vista, il suo film, è certamente il più accreditato: madre che perde un figlio e il terreno su cui camminare e si sforza di rinnovarsi partendo dagli affetti. Anche nel capitolo Loro, inevitabilmente, è lei che ruba la scena. Perché, uno e trino, il film era due film: Lei che inquadrava tutto il tempo solo Jessica Chastain e Lui, che insegue James McAvoy nel tentativo di rintracciare la moglie, chiederle spiegazioni, riportarla a casa, rimettere in piedi un ristorante fallito senza chiedere aiuto al padre ristoratore. Una coda iniziata alle 7:30 del mattino fuori dalle sale del Torino Film Festival (lo spettacolo era alle 9:00) per vedere prima una e poi l'altra pellicola, gente che si lamentava perché non era riuscita ad entrare da Lui, e adesso aveva visto solo Lei, e «da noi in Italia arriverà montato insieme, un solo film». Da noi in Italia invece arriva direttamente in DVD, perché impossibile alla distribuzione cinematografica, e arriva in multiple versioni: i film separati o insieme, in dischi divisi o accorpati. Perché se ai vari festival era stato presentato l'esperimento del distico, per certi mercati (e per Cannes) il regista Ned Benson, al suo pretenzioso debutto, è stato costretto, qualche mese dopo i primi due, a creare un episodio Loro che potesse salvare i cinema con poche sale. E fin qui, ogni cosa è lodevole, a partire dalla scelta del cast in cui figura addirittura Isabelle Huppert, molto sottotono, madre francese e musicista di Lei, e Viola Davis, ormai onnipresente, insegnante (sempre di Lei, per far capire quanto Lui venga ignorato) dall'indecifrabile personalità, tipica professoressa che prima raccomanda poi si affeziona a un'alluna agée silenziosa che siede sempre per terra. E se l'esperimento, dicevo, può apparire poco innovativo ma comunque nuovo e interessante, al suo interno piove dentro da ogni anfratto: oltre al totale disinteresse per il marito ed ex padre Conor, la figura cardine di Jessica Chastain è egoista, egocentrica, a volte arrogante e non va male: ma inspiegabile per certe iniziative, per certi ritorni dal compagno e poi di nuovo le fughe, certe cattive risposte al padre, certi mutismi in pubblico. Quello del superamento del lutto infantile è un tema difficilissimo che forse solo Rabbit Hole, recentemente, ha saputo affrontare in modo sensibile; quello della coppia che si sfalda nonostante i tentativi, invece, è già argomento più abusato ma inarrivato ai picchi di Blue Valentine. Per questo alla fine – quando finalmente anche solo un brano di musica ruffiana tenta di farci impietosire, emozionare – con una conclusione poi non tanto aperta – ci separiamo dalla coppia e dalla storia senza esserne stati coinvolti, ma consci del nostro essere al di qua dello schermo: dove certe battute, certe risposte, certi dialoghi non avrebbero terreno, non sarebbero realistici: e la sceneggiatura, problema alla radice della non-trilogia, è un freno all'iniziativa, all'osare del film, per non superare i confini dell'indie verso quelli del blockbuster.

Nessun commento:

Posta un commento