venerdì 13 marzo 2015

la cenere la pentola.



Cenerentola
Cinderella, 2015, USA, 112 minuti
Regia: Kenneth Branagh
Sceneggiatura non originale: Chris Weitz
Basata sul classico originale di Charles Perrault
Ispirata al film di Clyde Geronimi, Wilfred Jackson
e Hamilton Luske (Walt Disney, 1950)
Cast: Lily James, Cate Blanchett, Richard Madden, Nonso Anozie,
Helena Bonham Carter, Stellan Skasgård, Sophie McShera,
Holliday Grainger, Derek Jacobi, Ben Chaplin, Hayley Atwell,
Rob Brydon, Alex Macqueen, Tom Edden, Jana Perez
Voto: 6.5/ 10
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L'armonia di una famiglia Mulino-Bianco senza gallina né orto ma con un'oca in giardino e qualche topolino viene ribaltata dall'improvvisa malattia e conseguente morte della genitrice, che al capezzale ammonisce la figlia: «sii gentile e abbi corraggio». Crescendo, Ella terrà a mente l'insegnamento, anche quando il padre si risposerà con una vedova vestita da pavone (la metafora è letterale) portandosi in casa due figlie private di qualsiasi arte, del canto per esempio o dell'ordine nelle stanze. La lunga partenza del padre, prima, e la morte poi, costringeranno la fanciulla a sostenere da sola il difficile clima casalingo che la schiaccerà sempre più verso la funzione di serva, fino a cambiare nome in Cenerentola passando da Cenerella. Ma bontà e gentilezza davanti anche a una vecchina nel peggiore dei momenti riusciranno a farle raggiungere il ballo reale, ove il principe Keith, che lei ha già incontrato una mattina nel bosco, la sta aspettando con trepidazione. Sarebbe effettivamente inutile continuare a raccontare la trama di una tra le più classiche fiabe della tradizione; tra i due capitoli di Alice, dopo due Biancaneve e in seguito a Maleficent che spostava l'attenzione posta sulla Bella Addormentata, la Disney (ad aprile in sala anche col musical collettivo Into The Woods) sforna l'ennesima trasposizione e ci risparmia, grazie a Dio, l'intervento sempre disastroso di Linda Woolverton, affidando la sceneggiatura all'autore di About A Boy e la regia all'Enrico V (ma anche Amleto) sir Kenneth Branagh, che dice: «nessuno pensava che avrei girato Thor e, men che meno, qualcuno si aspettava che avrei diretto Cenerentola». L'appunto è vero, e si cela dietro al solito quesito: ne sentivamo il bisogno? Per riproporre il classico Disney in una versione di sessantacinque anni più giovane, il furbo regista inglese ci costringe a puntare l'attenzione sulla spettacolarità della messa in scena in modo da distrarre dal peso ereditario della trasposizione animata – nella quale pure eravamo stati privati della mutilazione di alluce e tallone nel sottofinale – dalla quale però questa pellicola dipende, e i motivetti musicali ne sono la prova. Aggiunge: «mi sono ispirato a Gandhi» per l'atteggiamento che l'eroina mantiene davanti alle angherie; «yoga e meditazione, per avere una profonda spiritualità e sentire il corpo». Dopo il rifiuto di Emma Watson (che avrebbe dovuto essere la Sirenetta della Coppola, mai confermata, ed è, invece per certo, Belle nell'ennesimo classico degli Studios) sono serviti sei provini e una lunga attesa per scegliere Lily James, la Lady Rose MacClare di Downton Abbey, per l'ambito ruolo: eppure non è tanto diversa dalle precedenti Mia Wasikowska ed Elle Fanning, segnale che la biondina anoressica cianotica resta nell'immaginario popolare come principessa (e in questo Into The Woods, in cui invece la mutilazione di alluce e tallone si vede, canta fuori dal coro). Scelta coraggiosa (dettata dallo show biz?) invece quella di Cate Blanchett: perfida matrigna wannabe-contessa che ricalca le femmes fatales del cinema americano classico, accovacciandosi sulla rampa di scale nella sua ultima inquadrature. Mentre per restare sempre in famiglia, Helena Bonham Carter, con la testa grande il giusto, è una ringiovanita e dimagrita fata madrina: saranno proprio le sue scene a raschiare la regia troppo posticcia di Alice In Wonderland; la nota positiva di questo film, infatti, è che, si potrebbe dire, pare viscontiano, à la Kubrick: migliaia di candele e altrettanti fiori per la sala da ballo, per le balconate, merito delle scenografie magistrali di Dante Ferretti, insieme alle quali si dipana, ancora più meritevolmente, la tavolozza di colori di abiti, stoffe, costumi variopinti e meticolosi: un impianto artistico doveroso per rispettare i canoni e, dunque, mozzafiato: accanto alla scarpetta digitalmente costruita, non c'è stato nessun ritocco nell'abito (soprattutto nel girovita) disegnato da Sandy Powell (dieci nominations e tre Oscar), come era vera la carrozza d'oro (e i cavalli) ma troppo piccola, al punto che durante le riprese gambe e braccia della James erano tenute fuori. Volteggiano tra questi set baroccamente arredati (i rocchetti dei cotoni, i candelabri, i cristalli) una sequela di attori emergenti già emersi in serie televisive: una delle sorellastre è Sophie McShera che nello stesso telefilm della protagonista interpreta la cuoca, mentre il principe Richard Madden è Robb Stark ne Il Trono Di Spade – ancora una volta show biz?, oppure segnale che ormai il cinema e la TV (dove un'altra Cenerentola è in C'era Una Volta) giocano la stessa partita?

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