giovedì 19 marzo 2015

hotel Splendor.



Cloro
id., 2015, Italia, 95 minuti
Regia: Lamberto Sanfelice
Sceneggiatura originale: Elisa Amoruso & Lamberto Sanfelice
Cast: Sara Serraiocco, Ivan Franek, Giorgio Colangeli,
Anatol Sassi, Andrea Vergoni, Chiara Romano,
Pina Bellano, Piera Degli Esposti, Anna Preda Anisoara
Voto: 6/ 10
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Diciassettenne (quasi diciottenne) con la stessa voce di Matilde Gioli ne Il Capitale Umano, Jessica vede lentamente suo padre consumarsi per la depressione di aver perso la moglie e il lavoro, costringendo la ristretta famiglia a trasferirsi dal mare alla montagna abruzzese: lo zio Giorgio Colangeli dal bizzarro accento (ma sempre magistrale) ha messo loro a disposizione una baita vicino alle piste da scii dove il fratello Fabrizio vorrebbe passare il tempo – invece è costretto a iscriversi a scuola, a metà dell'anno abbondantemente cominciato, mentre per Jessica non ci può essere istruzione: dovendo prendersi cura del piccolo e del grande, trova lavoro presso l'hotel Splendor come inserviente, scoprendo con piacere che c'è nascosta anche una piscina. Il cloro del titolo è infatti l'elemento cardine della sua vita: nuotatrice sincronizzata, parte di un team prossimo alle qualificazioni nazionali, Jessica vive la costante esigenza di immergersi nell'acqua, anche solo i piedi, di allenarsi, prova gli esercizi sulla neve, tra i monti, corre, si stende, si dà il tempo, e il disagio di non essere dentro a un liquido la scoraggia fino a un certo punto. La va a trovare un'amica: ed è palese la separazione tra la città e la provincia, tra la vita normale, di chi passa il tempo a mettersi lo smalto, e chi invece deve trovare scuse con una preside (Piera Degli Esposti) che pretende di incontrare un adulto della famiglia per questi ragazzini improvvisi. La lontananza poi anche del genitore maschio farà risorgere il rapporto fra i fratelli, scombinando l'elenco delle priorità davanti a un campionato imminente e dalla difficile partecipazione. L'acqua della piscina, un genitore perso con la testa, un legame fraterno e la solitudine fra i coetanei: sono tutti gli ingredienti che erano de Il Primo Giorno D'inverno, dove però la competizione e la non accettazione degli altri portavano ad atti violenti e immotivati; lì l'acqua era il legame con la madre e con la propria immagine riflessa; qui è un elemento non naturalmente dato a chiunque, un punto di diversità, una necessità che non tutti hanno – e chi non l'ha non può capire il perché delle scappatelle notturne dentro l'albergo, dei «balletti». Lo scontro fra l'acqua col cloro e la neve è simbolico: due stati della stessa sostanza, come Jessica ha visto solidificarsi la propria vita verso una posizione più matura da prendere lungo i suoi giorni. Terreni non abusati ma comunque già percorsi dal nostro cinema, adolescenze e crescite difficili; Sara Serraiocco è dura nelle risposte, non si fa scalfire, si lascia sedurre e insulta non pesando le parole: è lo spessore della pelle che le aumenta; non concepisce di dover rinunciare ai propri interessi e scarica il fratello come fosse uno scatolone, a uno zio che non gli è interessato; il fratello, dall'altro canto, non ha gli strumenti per definire la propria situazione, e si diverte come può. Moltissimi silenzi perché da soli non si parla tanto spesso e un utilizzo nuovo del fuoco: moltissime volte è la cosa in secondo piano, lo sfondo, ad essere nitido: anche se stiamo inseguendo qualcuno che cammina, e ci è vicino. Piani ribaltati fra il sopra e il sotto l'acqua e alla fine eccolo: il mare da cui si è scappati, a cui si ritorna, non completamente maturi ma con una responsabilità in più. Qualcosa non funziona nell'esordio di Lamberto Sanfelice – unico italiano al Sundance, passato anche da Berlino – ma è impossibile definire quando e dove: si è disciolta nell'acqua.

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