sabato 5 gennaio 2013

i lati positivi della timidezza.



Noi Siamo Infinito
The Perks Of Being A Wallflawer, 2012, USA, 102 minuti
Regia: Stephen Chbosky
Sceneggiatura non originale: Stephen Chbosky
Basata sul romanzo Ragazzo Da Parete di Stephen Chbosky (Frassinelli)
Cast: Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller,
Dylan McDermott, Kate Walsh, Patrick de Ledebur,
Nina Dobrev, Nicholas Braun, Johnny Simmons
Voto: 7.7/ 10
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Negli anni '90 di David Bowie registrato su cassetta e dell'America del Super Bowl unificatore c'è un ragazzino, il solito ragazzino, il sempre uguale ragazzino che passa dalle scuole “middle” alle scuole “high” e ne è terrorizzato, ne è angosciato al punto che conta i quasi millecinquecento giorni che lo separano dal diploma; lui che sarà matricola a cui i grandi strapperanno le copertine dei libri, ruberanno i compiti svolti, lui che ha nello stesso liceo una sorella che non gli offre la sedia a mensa e un paio di amici che non gli offrono neanche il saluto. Lui che si chiama Charlie e se ne sta tutto il tempo da solo nell'angolo vuoto e sa che fu Shakespeare a inventare il box-office ma non alza la mano in classe per dirlo. E qui c'è un professore, il solito professore, il sempre uguale professore di Letteratura Americana che trova nell'aula l'alunno più capace e con più problemi e gli fa leggere Il Buio Oltre La Siepe e Walden Ovvero La Vita Nei Boschi, a lui solo, che vorrebbe fare indovinate un po' lo scrittore, a lui che non vediamo mai leggere e le uniche cose che gli vediamo scrivere sono lettere a un amico (esistente?, immaginario?).
Questo perché il libro da cui è tratto, Ragazzo Da Tappezzeria, titolo che cerca di avvicinarsi – certo più del film – all'originale che intende per “wallflower” colui che alle feste sta con la schiena al muro e si confonde con la carta da parati, è un romanzo epistolare come la tradizione romantica vuole, con queste lettere che Charlie (lì è uno pseudonimo) scrive a questa figura misteriosa raccontandogli molto più nel dettaglio la sua vita e i suoi stimoli a vedere il Saturday Night Live, il Rocky Horror Picture Show, leggere Il Giovane Holden. Questo, ancora, perché l'autore del libro è lo stesso che ha scritto il film ed è lo stesso che se l'è prodotto e diretto, meglio di così quindi non si poteva fare, e si chiama Stephen Chbosky (e in America ha pubblicato con Mtv mentre in Italia con Frassinelli, la stessa di Cloud Atlas) e non è proprio al debutto alla regia ma al cinema ha lavorato molto poco (ha scritto la versione cinematografica del musical Rent) e per la TV ha creato Jericho.
Mette insieme, quindi, i soliti ingredienti delle solite mezzo-commedie americane con i ragazzi popolari del liceo e le turbe sentimentali e magari qualche problemuccio in casa, ma in qualche incredibile modo basta infilare nella testa del ragazzino un paio di allucinazioni depressive per un amico/zia passato/a a miglior vita, l'amore per gli Smiths e un bacio omosessuale per far salire di gradino la “solita” minestra americana. Che rimane, comunque, imperfetta: il rapporto col professore è inesistente e/o inspiegato, così come le sue lezioni e questo sogno di diventare scrittore; lo sviluppo narrativo del fidanzamento a caso a discapito del grande amore è cosa trita, il comportamento di questo disadattato è molto poco reale; eppure Logan Lerman è bravo assai, e ha un faccino tanto tenero, e si vede bene che non esce oggi dalle scuole medie ma potrebbe farcelo accettare. Sa essere imbranato e spontaneo ma non rende nelle scene drammatiche, e si fa togliere l'attenzione tutta da Emma Watson, che certamente lo batte in fama ma forse non in originalità interpretativa. Insieme a lei, ad aver perso l'accento british, c'è Ezra Miller, colui di cui Tilda Swinton l'anno scorso si vergognava, mostro partorito senza amore e diabolico già da piccolo. Meravigliosamente, Miller era azzeccatissimo là, in ...E Ora Parliamo Di Kevin, con questa faccia da Conte Dracula giovane, e lo è qua, coi capelli sbarazzini dei figli dei fiori che vogliono l'uguaglianza sessuale.
Pare insomma che, questo prodotto commerciale spinto anche da Mtv sia destinato più alla generazione che negli anni '90 nasceva piuttosto che a chi ci frequentava il liceo, con un bel finale (che spiega i titoli di testa) ricoperto di glassa e con un sacco di porte aperte o aperte in fretta o chiuse al volo, restando nell'ora e mezzo, sennò il film «è troppo lungo» e nessuno resta al cinema tre ore «se non è Batman o Lo Hobbit».

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