martedì 3 dicembre 2013

BN 3.0.



Blancanieves
id., 2012, Spagna, 104 minuti
Regia: Pablo Berger
Sceneggiatura originale: Pablo Berger
Liberamente basata sulla fiaba dei fratelli Grimm
Cast: Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdú, Sofía Oria,
Macarena García, Inma Cuesta, Ángela Molina
Voto: 8.5/ 10
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Da una parte una ballerina di flamenco, bellissima, figlia della benvestita Ángela Molina; dall'altra un matador, celeberrimo, invincibile. Di mezzo, un pancione, dalle seggiole dell'arena, per il quale lui combatte il toro. Ma il copricapo lanciato e finito in terra invece che tra le mani dell'amata è un segno: lei stringe il pendente della collana e il toro lo trafigge. Ma non sarà lui ad avere la peggio: distrutta dalla preoccupazione e partoriente precoce, morirà dando al mondo la figlia Carmencita, vezzeggiativo del suo nome, che la nonna crescerà fino a che ne avrà le forze, tra pizzi e merletti, cibo fatto in casa e il gallo Pepe. Il padre, vivo ma costretto alla sedia a rotelle, con mani e piedi paralizzati, pare non la voglia vedere perché gli ricorda troppo il viso della moglie perduta. In realtà è la nuova moglie, l'infermiera che lo accudiva, a dettare legge in casa. Casa in cui la piccola Carmencita si dovrà trasferire dopo la dipartita della nonna, e in cui sarà costretta a fare i mestieri più difficili. Più che Biancaneve, sarà una Cenerentola cenciosa divisa tra la stalla in cui dorme e i panni che stende, tra i quali si esercita a fare la torera come il padre le insegnerà negli incontri segreti che si concederanno. Sarà costretta a scappare, incontrando un manipolo di circensi nani, matador pure loro, tra i quali, a sorpresa, si nasconderà il Vero Amore, che per una volta non è un principe... Per una volta, non è neanche il completo lieto fine a chiudere il cerchio. La fiaba, spagnolissima che più non si può tra ambientazioni, costumi, la corrida, i veli in testa degli anni '20, nonostante il titolo, come dicevo, racchiude in sé tutti gli archetipi della Fiaba, per questo si intravede Cenerentola oltre che una piccola Alice che si imbatte in personaggi bizzarri, prima che la matrigna dica «Pollicino». Quest'ultima, una splendente Maribel Verdú, era la serva in casa del generale Franco in un altro capolavoro ispanico, Il Labirinto Del Fauno; qui ribalta il personaggio, costringendo la bambina a vedere il suo gallo sgozzato, rovesciando in faccia al marito l'acqua che ha chiesto, facendo bondage in una delle stanze del palazzo con l'amante. È il Cattivo per eccellenza, esagerato nella sua cattiveria e umanizzato nelle solite passioni che i cattivi hanno: la moda, la foto in copertina. Non c'è uno specchio delle brame ma ci sarà la mela fatale, che non sarà rossa ma evidentemente molto più chiara, perché altrimenti non spunterebbe in tutto questo bianco e nero. Perché il film in bianco e nero è, e muto. Ci risiamo: la moda lanciata da The Artist, sì. E invece, questo, pare essere uno sbeffeggiamento del film francese, che raccontava pure una storia già vista (Cantando Sotto La Pioggia) e lo faceva in silenzio e in bianco e nero. Ma il trucco svelato della parola alla fine, là, era sintomo di una perfezione non raggiunta, mentre in questo caso la cura alla riproduzione di una pellicola anni '20, dell'espressionismo tedesco, è nettamente maggiore: le dissolvenze incrociate, le sovrapposizioni di immagini, i raccordi tra uno stacco e l'altro con una forma geometrica o un'immagine, e poi il montaggio svelto da più camere, le piccole differenze tra un'immagine e l'altra, e soprattutto l'uso della musica non solitaria ma punteggiata da effetti quali la campanella, l'applauso... L'occhietto strizzato a The Artist è evidente anche nell'animaletto da compagnia, non più il cane ma il pollo, anche se, ammetto, i due interpreti di quello erano forse più calati nella parte di questi. Sebbene abbiano quasi tutti vinto (o si siano candidati a) un Goya – oltre agli altri otto che la pellicola ha ricevuto, incluso il Miglior Film, e per questo fu, esattamente un anno fa, la scelta spagnola per gli Oscar – altra provocazione a The Artist. Non ce la fece: ed esce, come tutte le cose belle, nelle nostre sale solo in cinque copie.

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