mercoledì 18 dicembre 2013

Ulisse.



A Proposito Di Davis
Inside Llewyn Davis, 2013, USA, 105 minuti
Regia: Joel & Ethan Coen
Sceneggiatura originale: Joel & Ethan Coen
Cast: Oscar Isaac, Carey Mulligan, John Goodman,
Garrett Hedlund, Justin Timberlake, Adam Driver, Max Casella
Voto: 9.4/ 10
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Prima dei Mumford & Sons (di cui Marcus firma alcuni brani della colonna sonora) e prima ancora di Bob Dylan, se una canzone sapeva di già sentita ma risultava sempre nuova, allora era una canzone folk. E il folk era cosa che non vendeva, o almeno che non avrebbe venduto ancora per poco, o meglio che vendeva ma soltanto in determinati casi: per ogni Bob Dylan che passa alla storia c'erano centinaia di cantantini che a malapena dormivano su un pavimento, se trovavano ospitalità. Poi, certo, c'erano quelli che servivano ai tavoli per campare e quegli altri che avevano la “vocazione”, o almeno celavano dietro questa parola il sogno (americano?) non tanto di sfondare quanto di racimolare soldi facendo ciò che sanno fare (meglio) o che vogliono fare (soltanto). E se prima Llewyn Davis riusciva a racimolare soldi cantando con addosso la chitarra e di fianco il compagno di una vita, ora deceduto, adesso si umilia chiedendo ospitalità un po' alle ex amanti un po' ai parenti non tanto stretti per non dormire in strada e sperare in una serata al bar. Tanto il vecchio manager quanto il nuovo gli sbattono la porta in faccia, perché Llewyn non è uno che la manda a dire né si abbassa a cose che preferirebbe non fare, e soffre silenziosamente nel vedere il duo Jim & Jean (rispettivamente Justin Timberlake e Carey Mulligan) ricevere calorosi applausi nelle serate musicali dei pub. La sua vita procede senza un disegno, così come il film, pensato inizialmente senza trama e costruito sulla presenza di un gatto (desideroso di essere randagio) dal nome Ulisse che il protagonista rincorrerà continuamente. La fotografia che i fratelli Coen fanno di questo spaccato di società, di questo pezzo di vita di un ragazzo perdente, è profondamente triste ma non si arrende a se stessa, e si costruisce in un cerchio che giustifica la sua improvvisa chiusura. Di Llewyn non sappiamo quasi niente; certo molte cose le capiamo, ma non ci interessano più di tanto perché non appena apre bocca per cantare restiamo stregati. Noi: mentre i produttori e il pubblico sullo schermo rimangono impassibili e a volte un po' annoiati. Snob e sicuro di sé, Llewyn sa che prima o poi potrebbe farcela, e si costruisce la corazza di un fallito che non sta fallendo come poche volte se ne sono viste al cinema. Oscar Isaac è bravissimo, soprattutto in questa veste canterina. Ha interpretato dal vivo (come gli altri attori) tutte le canzoni, a formare una colonna sonora folk che diventerà cult (come fu per Fratello, Dove Sei? sempre musicata da T Bone Burnett). Il punto di partenza – per la musica e per i Coen – è stato Dave van Ronk, cantautore attivo nella New York degli anni Sessanta che pubblicò un album dal titolo Inside Dave van Ronk di cui pure la copertina è stata fonte d'ispirazione. Per colpa di questo utilizzo degli arrangiamenti del passato la canzone Please Mr. Kennedy performata anche dall'Adam Driver di Girls non è candidabile all'Oscar perché, sebbene riscritta dai due registi, da Burnett e da Timberlake, si rifà all'omonima traccia di Ed Rush e George Cromarty.
Dopo i salti temporali tra l'America western del bel Il Grinta, il sobborgo dell'altrettanto fallito Serious Man, la periferia pericolosa del sopravvalutato Non È Un Paese Per Vecchi e le palestre cool di Burn After Reading, i Coen ci raccontano un altro microcosmo con un altro emarginato sociale e si superano; perciò, forse, hanno deciso di rimanere su questa strada: il prossimo film parrebbe un musical, ma questa volta commedia.

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