martedì 3 dicembre 2013

31TFF: gli ultimi amanti.



Only Lovers Left Alive
id., 2013, UK/ Francia/ Germania/ USA, 123 minuti
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura originale: Jim Jarmusch
Cast: Tilda Swinton, Tom Hiddleston, Mia Wasikowsa, John Hurt
Voto: 5.9/ 10
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L'inizio ci dice tutto. Non i titoli di testa in gotico rosso su un 33 giri che effettivamente gira, ma le immagini della Swinton e di Hiddleston che come il disco girano pure loro, stesi in parti della propria stanza. Poi abbiamo: una conversazione interminabile sulle chitarre d'epoca, con intervalli simpatici sulla necessità di avere un proiettile di legno, ma di legno duro, e una passeggiata per le vie di Tangeri, unica vera trovata interessante del film, che viene mostrata come labirinto peccaminoso, affascinante nella sua vuotezza, perfetta e mai associabile a un vampiro. Lei si chiama Eva, lui Adamo, e i giochi coi nomi saranno molti e simpatici («lei è il dottor…?», «Faust»). Lui ha una cultura gigantesca – come nella vita: Tom Hiddleston si è laureato in Lettere Classiche a Cambridge prima dell'Accademia di Arte Drammatica di Londra e dopo una super-scuola privata a Eton, attore shakespeariano di teatro, Fitzgerald in Midnight In Paris e soprattutto fiore all'occhiello di Thor – che esprime nell'accumulare oggetti d'epoca che riesce a rendere moderni; lei coglie l'anno di nascita delle cose toccandole (e ha bisogno di poche presentazioni). Comparirà, dal nulla e per molto poco, Mia Wasikowska, frizzante adolescente che ci ricorda la Jessica di True Blood ai primi tempi, indomabile nella sua sete incontrollata, vampira giovane. Escono, rigorosamente in guanti e occhiali da sole, ascoltano musica funeral metal, e niente, finisce tutto qua. La coppia di vampiri è una coppia reale che si scontra coi problemi reali più quelli inumani. Diffidenti e allergici agli “zombie”, viaggiano solo di notte e non trovano un posto per loro stessi, come non trovano una sana bottiglia di sangue non contaminato.
Il film pare un esercizio adulto e maturo per dimostrare al mondo che nella scia del vampire-style si può partorire un'idea anti-Twilight, così diversa da Twilight, forzatamente diversa, da non avere una trama, uno sviluppo, del mordente, per assomigliare il meno possibile a un film “semplice”; qualche trovata registica, dei dialoghi effettivamente brillanti, e l'on-the-road dei personaggi nomadi, che sono ciò che fa stare in piedi il film: gli attori. Tilda Swinton era perfetta per fare la Strega Bianca di Narnia e lo è ancora di più per fare il vampiro, ma è, come il suo amante che vive dall'altra parte del mondo, un vampiro decadente, come John Hurt loro mentore che si decompone a causa del sangue; tutto decade e si decompone: triste presagio che colpisce anche chi accumula saperi e cultura in vita, che spaziano dagli strumenti musicali e i loro musicisti al teatro inglese. A meno che non si torni all'ineducazione, allo stato selvaggio «del Quindicesimo Secolo». Morale della storia: più sai più soffri. Altra morale: più sai meno hai. Ma la pellicola del regista cult Jim Jarmusch, che ci fa sempre ridere ma nella vita s'è concesso una sola palese commedia e gli era andata pure bene (Broken Flowers) annoia troppo. Soprattutto chi non coglie la metà delle citazioni. E chi ama o ha amato la Twilight Saga. Cioè: un sacco di persone.

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