sabato 29 dicembre 2012

il film norvegese.



Kon-Tiki
id., 2012, Norvegia, 118 minuti
Regia: Joachim Rønning & Espen Sandberg
Sceneggiatura originale: Petter Skavlan
Con la consultazione di Allan Scott
Cast: Pål Sverre Valheim Hagen, Agnes Kittelsen,
Anders Baasmo Christiansen, Gustaf Skarsgård, Tobias Santelmann,
Odd Magnus Williamson, Jakob Oftebro
Voto: 7.9/ 10
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Quando questo blog profumava ancora di rosa ed io odoravo di diligenza e mi sorbivo tutti i film che tutti gli stati mandavano agli Oscar mentre pregavano le loro divinità per la nomination al Miglior Film Straniero, era successo che m'ero imbattuto anche nei bizzarri film nordici, tipo quello norvegese, che si chiamava Happy Happy e parlava di uno scambio di coppie tra le baite sulla neve e un ri-cambio finale tra i giochi di società. Era, protagonista di quel film, Agnes Kittelsen, indimenticabile per i suoi occhi giganti e la sua bocca immensa, ma mai avrei pensato di ritrovarla, un giorno, in un altro film da recensire. E invece.
La Norvegia la ri-scrittura per un filmone colossale, un'epopea, perché la Norvegia, nel 1951, aveva già vinto un Oscar, ma al Miglior Documentario, per questa follia di mare che tale Thor Heyerdahl, antropologo, biologo, archeologo, esploratore laureatosi all'Università di Oslo, aveva registrato in Super8, e la Norvegia, poveretta, un Oscar al Miglior Film Straniero non l'ha mai avuto: soltanto quattro nominations, e nemmeno la partecipazione a tutti gli anni.
Dopo Max Manus, allora, biografia dell'oppositore norvegese durante l'invasione della Germania nazista, con cui pure erano stati inviati all'attenzione dell'Academy, la coppia Joachim Rønning - Espen Sandberg torna al cinema alla grande, alla grandissima, prendendosi praticamente tutti i finanziamenti nazionali per un'altra storia vera, un'altra specie di piccola biografia, di questo Thor Heyerdahl appunto, e di come ha girato il suo documentario dal titolo, pure quello, Kon-Tiki.
Dieci anni trascorsi con la moglie in Polinesia a contatto col popolo di lingua francese ad ascoltare i loro racconti lo porta a supporre, anzi accertarsi della possibilità per i popoli sud-americani di raggiungere l'isola oceanica senza l'utilizzo di grandi mezzi ma solo con una zattera e la corrente naturale, e di colonizzare poi la zona. La progettazione dell'esperimento, del rifacimento della missione, ovviamente non verrà finanziata da nessuno, neanche dai più aperti e disponibili antropologi americani, ma la testa dura di Thor, che in testa ha solo la riga tra i piattissimi capelli biondi di Pål Sverre Valheim Hagen, gli farà incontrare un finanziatore che diventerà il Mulan della ciurma, quello fuori luogo, quello che fa sempre la cosa sbagliata, che si preoccupa del legno che assorbe l'acqua e delle corde che si allentano.
Dalla partenza in Perù in poi, anche qui, è tutto un rimando ai film d'avventura e di sopravvivenza e di lotta contro le intemperie del mare. È, ancora, una Vita Di Pi non capitata ma scelta, non solitaria ma in compagnia: uno suona la chitarra, uno cerca di far funzionare la radio, uno traccia il percorso fatto sulla cartina disperandosi perché il vento soffia a nord e non ad est. Anche qui ci sono le balene, gli squali, i pesci volanti, le meduse luminose. Anche qui la telecamera fa peripezie e ci mostra i poteri del cinema: a volte va sott'acqua, a volte ci illude che sta per succedere qualcosa. E mentre Pi pareva girato in uno stanzone gigante con degli elementi posticci intorno alla barca, qui la zattera (troppo perfettamente costruita) pare si trovi sul serio in mare, che sobbalzi ad ogni onda, mentre gli uomini a bordo dimagriscono sempre di più e si ricoprono di barbe biondissime, quasi bianche.
Un The Aviator nordico, un kolossal che nella prima parte dimostra quanto anche un Paese così poco considerato a livello cinematografico possa essere accurato nella ricostruzione degli anni '30, nelle macchine e nei locali e nei vestiti, nella prefazione-flashback a cui poi si ritorna. Certo, un film la cui storia è trita e ritrita e palesemente prevedibile, ma intorno alla storia c'è sempre dell'altro, e questo film è fatto di quell'altro, e l'America l'ha messo tra i nove migliori film stranieri di quest'anno.

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