martedì 12 marzo 2013

quattro passerotte.



Spring Breakers
id., 2012, USA, 94 minuti
Regia: Harmony Korine
Sceneggiatura originale: Harmony Korine
Cast: Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson,
Rachel Korine, James Franco, Thurman Sewell, Gucci Mane
Voto: 6.9/ 10
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Il Festival di Venezia l'anno scorso ha visto un film che cominciava così: musica di Skrillex in sottofondo e immagini rallentate di statue di muscoli maschili in pantaloncini variopinti e tubi di silicone dalla bocca alle taniche di birra, ragazze messe non peggio fisicamente con bikini ora alzato ora abbassato, culi al vento sventolanti, sventole spudorate e arrapatoni eterissimi che stanno a guardare le donzelle limonare tra loro, limonare con le onde, limonare con le bottiglie di alcolici che compaiono sotto ogni arto. E, prima di questa scena, titoli di testa con una bizzarra font per le lettere maiuscole.
Poi, dopo questa sorta di videoclip americano d'apertura, inizia la storia. L'attuale generazione di adolescenti maschi e femmine del pianeta s'annoia: è stanca di vedere ogni giorno le stesse persone che compiono ogni giorno le stesse cose. Tra di loro, Selena Gomez reduce dai telefilm Disney e da un disco di discreto successo (di pubblico) è la più annoiata di tutte, e accetta di partire con il gruppo di amiche che conosce «da una vita» sebbene le sue compagne di diocesi (sì, diocesi) le dicano di fare attenzione e pregare molto per quel tipo di cattiveria femminile. Le tre tipe si presentano così alla porta della Bieber-girl in cerca dei soldi per il viaggio, viaggio-rito di ogni collegiale americano, che per la pausa primaverile tra un semestre e l'altro se ne va a bivaccare nel mar di Florida nei costumini e tra le birre di cui sopra. Del gruppetto, fanno parte: la Rachel Korine moglie del regista di questo film; la Ashley Benson scheletrica protagonista di Pretty Little Liars; la Vanessa Hudgens che accompagnava Zac Efron nelle danze e nelle canzoni di High School Musical e che definitivamente si stacca dal marchio (pure su di lei) disneyano passando il film intero a fare, diciamo così, la sfacciata, ecco. Il clan, perenne pezzo di sopra diverso dal pezzo di sotto che all'occorrenza è un micro short, continua a non avere il denaro sufficiente per partire, e allora cosa fa?, Selena “diocesi” Gomez esclusa, con passamontagna in testa e pistole ad acqua nelle mani svaligia un fast food e s'accaparra denaro da annusare e spendere. Si parte: la Hudgens fa la sfacciata, la Benson fa la frivola, la Korine fa il tavolo su cui sniffano strisce i maschi in sospensorio, la Gomez chiama la nonna e le dice che sta trovando se stessa in questo paradiso dal quale non vorrebbe mai più andarsene, e l'anno prossimo ce la porta. Ma il paradiso finisce presto, perché al quarto festino in casa fatto di tequila e tetto sfondato, arriva la pula e li mette tutti dentro. A pagare la cauzione per il quartetto sarà un James Franco che non vorreste vedere mai nella vita: treccine sfocianti in dread terminanti in perline stile Sean Paul, denti davanti ricoperti d'argento, pancia da birra e tatuaggi a caso sparsi sul corpo fino ai polpacci appena visibili nei pinocchietti larghi. Il tipico bianco anneritosi col malaffare che vive in una casa fatta di armi e oggetti in più.
Selena non accetta la nuova comitiva e decide di ritornarsene a casa e come lei se ne torna anche il pubblico di metà sala. Eppure il film non è proprio una porcheria: la scena della rapina è, infatti, esempio magistrale di come si può rendere una sequenza trita e ritrita nella storia del cinema, in modo originalissimo. E, prendendo sempre come esempio questa scena, poi ci verrà fatta di nuovo vedere da un'altra parte, perché alla fine il film su questo si basa: sull'ordine non cronologico delle immagini (vediamo una pistola, un braccio ferito e poi uno sparo) e sulla ripetizione quasi ossessiva di alcuni dialoghi, che in certi punti anche asfissiano («hai paura?», «sì», «ti fotti di paura»). Dialoghi che sono il punto debole del film. Che cercano di essere teen & cool & gangsta ma che come sempre fanno la figura del posticcio e del surreale, per quanto si compongano di espressioni come «un botto di soldi» e «la doppia penetrazione mi fa strippare».
E in tutto questo, siamo ben lontani dai film su questo tema: dai film a tema droga, dai film a tema college&sballo (mi viene in mente Le Regole Dell'attrazione), dai film a tema ghetto e sparatorie, dai film con le protagoniste lolite ex candide e mezze nude. Peccato però che non tutto vada sempre per il verso giusto; neanche con questa pellicola, dopo aver messo insieme nello stesso film Marilyn e Michael Jackson e il Papa e Cappuccetto Rosso, dopo essere passato per Cannes e per Venezia, il baby-regista Harmony Korine convince del tutto la critica. E ancora meno il pubblico.

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