giovedì 5 luglio 2012

il professore triste.





Detachment - Il Distacco
Detachment, 2011, USA, 97 minuti
Regia: Tony Kaye
Sceneggiatura originale: Carl Lund
Cast: Adrien Brody, Marcia Gay Harden, Christina Hendricks,
Sami Gayle, Betty Kaye, Lucy Liu, James Caan, Louis Zorich
Voto: 7.5/ 10
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Diretto da colui che ci donò American History X e soprattutto Lake Of Fire, prodotto da colui che ci donò The Hurt Locker, scritto da un esordiente, esce ora nei nostri cinema un film che l'anno scorso ha fatto il giro di un po' di festival (São Paulo, Woodstock, Tokyo, Deauville) e che affronta un tema trito e ritrito nel cinema americano, quello dell'istruzione.
Dal celebre e acclamato L'attimo Fuggente all'ultimo bizzarro School Of Rock passando per Will Hunting, la cinematografia americana ha da sempre cercato di smuovere l'animo dello spettatore raccontando di una classe o di uno studente difficili che, a contatto con un professore figo con le parole giuste sempre pronte, cambiava stile di vita e s'avvicinava alla letteratura e all'educazione. Ebbene, anche questo film potrebbe sembrare parli di questa cosa, ma punta l'attenzione sulla figura del docente, del genitore assente, e non ha sviluppo nella scolaresca.
Adrien Brody che ogni volta si supera si chiama qui Henry Barthes ed è un supplente, figura che lo appaga perché la sua responsabilità «non è quella di insegnare ma di mantenere l'ordine», laureato in lettere, con immagini del passato che ogni tanto fanno irruzione nella sua testa e un nonno in ospedale che va a trovare con costanza. Viene messo in un istituto della periferia dove i genitori hanno sempre ragione e hanno sempre la meglio perché i figli so' piezz'e core e diventano ciechi davanti alle annotazioni dei professori, tant'è che Christina Hendricks (l'unica che sta uscendo a testa alta da Mad Man dopo l'azzeccato Drive) si prende uno sputo in faccia. Henry lascia ai ragazzi la libertà di scrivere composizioni libere e quelli riempiono i fogli con “fuck” e “shit” e “dick” e “suck” e poi li legge in classe scatenando l'ilarità generale. C'è anche ci scrive perle di introspezione, e non fatichiamo a individuare la pecora nera nella silenziosa artista sovrappeso dell'ultimo banco, fotografa triste. Ma della classe sappiamo ben poco, anzi niente; sappiamo più cose, ma non così tante, sugli insegnanti, che vivono ogni giorno la frustrazione di avere davanti delle piante senza ideali né sogni per il futuro, che organizzano colloqui coi genitori e assemblee a cui non partecipa neanche un'anima, che portano avanti una missione che se ce ne fossero ancora, di insegnanti così, il mondo sarebbe un posto migliore. E Henry è il migliore di tutti, che arriva a raccattare una prostituta minorenne dalla strada e se la tiene in casa per medicarle le ferite e controllarle l'HIV.
La tristezza e la desolazione vengono raccontate in un modo non solito, per montaggi a senso e per musiche devastanti. L'effetto del film è quello di creare un clima di tale intensità che noi pubblico stiamo vivendo un dramma che non ci appartiene e di cui ci viene detto pochissimo, ma di cui siamo partecipi grazie a primissimi piani e pellicola sgranata quando intervista gli attori come fosse un documentario. Inusuali e originali anche le incursioni: disegni a gesso sulla lavagna in stop-motion, una citazione di Camus all'inizio che rivela qual è il vero “distacco”, Lucy Liu e Marcia Gay Harden appassionate e credibilissimi stra-lontane dai ruoli che ricoprivano nel tremendo Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile.
Un film non facile da vedere, non facile da apprezzare, ma davanti al quale non si resta indifferenti.

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