mercoledì 25 luglio 2012
rumore per nulla.
L'estate Di Giacomo
id., 2011, Italia, 75 minuti
Regia: Alessandro Comodin
Sceneggiatura originale: Alessandro Comodin
Cast: Giacomo Zulian, Stefania Comodin, Barbara Colombo
Voto: 6.5/ 10
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Rumore dell'aria nel bosco, e titoli di testa blu su fondo nero. Compaiono tutti: i ringraziamenti per primi, poi i fonici, gli sponsor, compare persino l'autore della locandina qui a lato (magnifica), i suoni sotto continuano e i titoli non finiscono mai. Fino a quando finiscono, e c'è Giacomo di spalle che suona la batteria, a caso. Il titolo. Ed ecco, finalmente, il film. Ma i crediti iniziali quasi estenuanti ci volevano ben dire una cosa: tutte le scene saranno così. Pianisequenze lunghissimi interminabili estenuanti su una storia priva di trama. Ma a differenza di un altro recentissimo film, The We And The I, che pure si rivelava senza trama e che si appoggiava tutto su fittissimi e scanzonati dialoghi adolescenziali, questo di dialoghi ce n'avrà tre in croce, perché il resto delle battute sono frasi che Giacomo dice così, le lancia nel vuoto spesso facendoci sorridere (la sala si sganasciava dal ridere, non so perché). Il suo nome è nel titolo perché lui è essenziale: mostrato di spalle per almeno un quarto d'ora dall'inizio, quando parla ci accorgiamo subito che c'è qualcosa che non va. Lo capiamo anche dal modo di dosare la voce e da quello di gesticolare. Verso la fine ci viene rivelato: è quasi sordo. E se leggiamo il volantino che ci viene dato fuori dal cinema, scopriamo che in realtà sordo lo era e adesso ha subìto un intervento per cui ci sente di nuovo. E questa è la prima estate di Giacomo con dei suoni. E, forse, è anche la prima dell'amore, perché se per un'ora di lungometraggio viene accompagnato da una Stefania (Stefania Comodin, clone di Elizabeth Olsen), gli ultimi dieci minuti li passa con un'altra (Barbara Colombo), con cui ha una cosa in comune di più.
L'aspetto da lode del film è la posizione della telecamera. Mentre è a spalla quando i personaggi camminano e ballano, e con una fotografia non impeccabile ci pare di essere su National Geographic, si pietrifica durante i discorsi e inquadra sempre solo uno dei due, anche quando l'altro compie gesti che ci sarebbe utile vedere. Alessandro Comodin, il regista e sceneggiatore, trentenne quest'anno, laureato in Lettere e poi scappato a fare cinema a Parigi e Bruxelles, dopo il primo documentario presentato a Cannes nel 2009 ora porta in sala un film che certo del documentario ha tantissimo, forse troppo: sembra sia la descrizione minuziosa del carattere e del comportamento di questo Giacomo Zulian che a suo agio davanti alla telecamera saltella, strilla, ci mostra i suoi gesti femminili, la sua infantilità.
Premio Cineasti del Presente al Festival di Locarno, apprezzato da molta critica, mi ha lasciato un po' dubbioso. Ma anche se mi fosse piaciuto e ve l'avessi consigliato, non avreste potuto vederlo in molti: è in sole cinque sale d'Italia.
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