sabato 28 giugno 2014

#Mix: i cowboys.



G.B.F.
id., 2013, USA, 92 minuti
Regia: Darren Stein
Sceneggiatura originale: George Northy
Cast: Michael J. Willett, Paul Iacono, Sasha Pieterse, Andrea Bowen,
Xosha Roquemore, Molly Tarlov, Evanna Lynch, Joanna “JoJo” Lovesque,
Derek Mio, Natasha Lyonne, Megan Mullally
Voto: 6.7/ 10
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Nella solita high school americana ci sono le solite fazioni non dichiarate: cheerleader e giocatori di football e figli di ricchi (che spesso sono in una delle due categorie precedenti) da una parte e dall'altra i giocatori di scacchi, i giocatori di videogiochi, i giocatori ai giornalisti con tendenze hippy, quelli con l'apparecchio, quelli con i brufoli, quelli con i vestiti che da noi potrebbero essere di Original Marines. Sebbene regola statistica voglia che il 10% di un gruppo non selezionato di persone abbia preferenze omosessuali, in questo liceo nessuno ha dichiarato i suoi gusti inversi – ma noi spettatori ne conosciamo subito due: uno, che definiremmo la sfranta; e un altro, che definiremo il protagonista. Il primo è visibilmente gay ma come spesso accade in questi casi l'argomento non si affronta né fuori casa né dentro, per cui la madre (tacitamente consapevole della cosa) evita che si sfoci in argomenti che potrebbero lasciar intendere dei trasporti sentimentali di ogni tipo, ed è convinta che lui stia con l'amichetto protagonista, che per brevità chiameremo Tanner (dove abbiamo già visto questo Michael J. Willett? Ah ecco era il fidanzato del figlio di Toni “Tara” Collette); il secondo, che abbiamo deciso di chiamare Tanner, la vive meglio sapendo che sarà Brent a fare coming-out per primo a scuola, ma un'applicazione per smartphone che rintraccia i gay più vicini tipo bussola, che conduce esattamente di fronte a questi gay, fa sì che alla fine di una lezione una classe intera più professore lo trovino iscritto alla suddetta trovata tecnologica, e dal giorno dopo gli sportivi si copriranno il pacco convinti di essere guardati là sotto. Il giorno dopo succederà anche un'altra cosa – ed è il succo e la trovata carina del film: alle ragazze popolari manca esattamente quell'accessorio, quell'elemento alla moda che viene sbandierato nelle televisioni e sui giornali del ventunesimo secolo, l'amico gay con cui fare shopping non mangiare carboidrati bere a stomaco vuoto parlare del sedere dei compagni – e partirà la caccia, fra le tre co-protagoniste, per accaparrarsi il primo-omosessuale-dichiarato-del-campus Tanner, rivestirlo e portarlo a spasso in attesa che lui decida la preferita con cui proseguire in simbiosi. Sono, queste: una reduce dal getto nero che spera nell'incoronazione del primo re del ballo gay e della prima reginetta di colore; una mormona dai capelli rossi fidanzata a un etero-curioso (ma lei non lo sa), ed è l'Andrea Bowen colonna portante di Susan Mayer in Desperate Housewives; la solita bionda benvestita, dalla battuta prontissima, dalla camminata leggiadra e pure brava in chimica con nascoste ambizioni altisonanti di cui non avremmo mai supposto l'esistenza che la faranno adorare tanto a Tanner quanto a noi (Sasha Pieterse; anche lei reduce televisiva da Pretty Little Liars). A questo punto gli sviluppi narrativi del film copiano e incollano e frullano ed eseguono ciò che è stato sempre fatto in passato e sempre fatto sarà: una lite, un accidente, una riappacificazione, un evento finale a cui tutti giungono, una politicizzante che aveva avuto inizialmente la trovata utile alla società ma è messa in disparte perché nel club degli sfigati (dove abbiamo visto anche questa faccia? Ah ma è la cantante JoJo). Sebbene il film non aggiunga assolutamente niente di nuovo – eccetto, in parte, questo ribaltamento della figura del gay – è totalmente consapevole delle sue trovate camaleontiche strizzando un certo occhio a Mean Girls e ai film di genere scolastico. Le numerose battute sono spesso riuscite, a volte riuscitissime, e regalano siparietti di puro realismo trattando l'omosessualità con tutti i cliché del caso, ma i cliché veri (chi non è morto d'imbarazzo con la scena-della-tenda di Brokeback Mountain visto con la mamma?) e si concludono con la solita battuta con cui si concludono i film in cui si dice «se questo fosse un film si concluderebbe così»; ma in realtà come si concluda non si sa, e le figure macchietta e i cerchi che si chiudono da una parte compensano il verismo dall'altra, con tutti quelli che, andato male il primo appuntamento, tirano fuori il cellulare e trovano una sveltina in macchina.

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