venerdì 9 gennaio 2015

io sono leggenda.



American Sniper
id., 2014, USA, 132 minuti
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura non originale: Jason Hall
Basata sul romanzo American Sniper di Chris Kyle (Mondadori)
Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Jake McDorman,
Sammy Sheik, Erik Aude, Cory Hardrick, Eric Ladin, Jonathan Groff
Voto: 8/ 10
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160 morti confermate su 255 probabili – e lui per primo si domanda chi le abbia contate. Due soprannomi: Leggenda per l'esercito americano e Diavolo di Ramadi per gli iracheni. 180.000 dollari di taglia sulla sua testa. Chris Kyle è stato il più infallibile e letale cecchino d'America e già prima della sua morte avvenuta nel 2013 per mano di un reduce di guerra a cui stava prestando aiuto, la sua biografia era un bestseller. Da quella stessa biografia Bradley Cooper voleva trarci un film (è anche produttore) e la regia era stata affidata in un primo momento a Steven Spielberg, poi – com'era già successo per Flags Of Our Fathers – si è spostata su Clint Eastwood. Il regista 84enne torna, dopo lo strafalcione incommentabile di J. Edgar, sul war movie dopo quel film e la sua seconda metà Lettere Da Iwo Jima; è un modo di concepire la guerra tutto personale, soprattutto se la guerra in questione è quella che sfocia, deriva e causa l'11 settembre. Figlio di padre padrone, già da piccolo Chris viene addestrato a difendere la famiglia, il branco: non alla violenza gratuita né a soccombere ingiustamente. Con un fratello visibilmente più debole, è iniziato dal genitore all'arte della pistola e del fucile, alla caccia, e si accorge della propria buona mira. Cercherà di diventare un cowboy, simbolo e immagine del suo Texas, ma una fidanzata lasciva e il fratello errabondo lo porteranno ad arruolarsi per la patria: non nei Marines che siamo abituati a vedere ma nel ben più duro e selettivo squadrone dei SEALS. Duri addestramenti, insulti da parte dei superiori, compagni lavativi che tagliano la corda; Chris maturerà la convinzione di dover e voler difendere il proprio Paese così come il padre gli aveva insegnato, e questa cecità andrà a sfociare in tutti gli ambiti: quattro turni in Iraq per un totale di circa mille giorni in guerra e ogni ritorno a casa era segnato dall'assenteismo mentale, dall'angoscia delle granate, delle urla dei bambini, degli inseguimenti in macchina. Il film, meritatamente, vuole approfondire questo: il distacco e lo scontro tra le due vite di un soldato, che una volta tornato a fare il padre e il marito vede, non per colpa sua, la violenza dappertutto; e si sente codardo a non tornare al fronte, impotente davanti alle morti dei suoi compagni. Difficile non farsi venire alla mente The Hurt Locker: quello (diretto da una donna) era però un film su un disinnescatore di mine, che torna a casa e non riesce a contenere il bisogno del suo mestiere, che evita morti invece di procurarle. Chris Kyle invece è addestrato apposta: e dietro ogni colpo, dietro ogni colpo centrato, c'è dell'etica, anche se si tratta di donne e bambini. Abbandonando qualsiasi tipo di moralismo, i fucili e i morti e i servizi al telegiornale sono dati per la loro esigenza narrativa, senza spettacolarità né fomentazione: per questo sorprende, piacevolmente e non poco, la scena della battaglia finale – un tripudio di tecnicismi sul sonoro e sulla regia da bomba, appunto: tanto da ricordare l'altro film della Bigelow, il capolavoro contemporaneo Zero Dark Thirty, con i suoi venticinque minuti di pura maestria cinematografica. Un'altra caccia all'uomo ma in questo caso meno celebrata, perché chi non è al fronte non sa cosa voglia dire: e se l'intento di Eastwood era questo (rappresentare gli opposti guerra/ vita privata, fronte/ città natìa), la preoccupazione del protagonista Cooper stava tutta nella sua stazza: «sono abbastanza grosso?» chiedeva al resto del cast e alla vera moglie di Kyle, conosciuta all'anniversario della morte. Per il suo ruolo la scelta è caduta sulla dimenticata Sienna Miller: un'attrice che «non ne facesse una mera imitazione», si augurava Clint. E, salvata anche da un montaggio eccelso che evita i patetismi eccessivi, direi che ce l'ha fatta.

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