sabato 5 aprile 2014
the reader.
Storia Di Una Ladra Di Libri
The Book Thief, 2013, USA/ Germania, 131 minuti
Regia: Brian Percival
Sceneggiatura non originale: Michael Petroni
Basata sul romanzo omonimo di Markus Zusak (Frassinelli)
Cast: Sophie Nélisse, Geoffrey Rush, Emily Watson,
Nico Liersch, Ben Schnetzer, Oliver Stokowski, Roger Allarm
Voto: 6.8/ 10
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Prendete un libro che ha venduto otto milioni di copie in tutto il mondo – non è una sorpresa così grande, che presto diventi film; mettetelo in mano a un regista, Brian Percival, autore di quella telenovela che è Downton Abbey, bella di costumi e di interpretazioni, e abbassate le aspettative, perché quando gli ingredienti promettono troppo ci pensano le case produttrici a intervenire. In questo caso è della Fox 2000 la colpa, che memore del successo di nomination all'Oscar per War Horse si inginocchia al pacchetto-Disney e mette i fiocchi a una storia di guerra zuccherina traslando anche una delle attrici di punta, Emily Watson, che qualunque cosa faccia resta sempre la-pazza-de-Le Onde Del Destino. Lì si parlava del legame (di sangue?) tra un cavallo e il suo padroncino, costretti uno a partire per la guerra e l'altro ad essere trascinato a farla; si scambiavano fronti e s'incrociavano spesso, il tutto mentre USA e URSS si sarebbero dovute massacrare. Qui non va tanto diversamente: si restringe il campo, siamo solo in una cittadina, tedesca anche se gli attori parlano inglese (e che inglese: perfetta contaminazione germanica, meraviglioso accento), dove tutti si conoscono e impareranno a conoscere Liesel Meminger giunta da un treno in cui il fratellino è morto e la madre, ebrea, scappata. Sarà adottata dai coniugi Hubermann, e già da subito il genitore preferito è Geoffrey Rush, che le prepara in cantina un dizionario grande quanto le pareti. Al rogo dei libri proibiti dal nazismo, l'impulso spingerà la ragazzina a raccogliere dalle macerie un volumetto e farselo leggere dal papà di nascosto al sottoscala; lei, però, non è una “ladra di libri”: ne prende in prestito un paio, ne consulta molti, ricorda perfettamente i vocaboli che non ha mai sentito e li trascrive sui muri. La passione per le storie la porterà a conoscere la biblioteca di un bel palazzo, una donna che ha perso il figlio, un ebreo tenuto nascosto in casa che ama ascoltare. Ci ricorda un po' The Reader, senza il pathos irraggiungibile di quel magistrale film, dove l'analfabetismo non era punto di partenza della Letteratura ma ostacolo (in)sormontabile per raggiungerLa. Quella era una protagonista ladra di libri – nel senso che se li faceva leggere senza metterci dello sforzo; quella era una donna assetata di trame, desiderosa di evadere dalla propria condizione. Anche lì c'era la guerra, e allontanava le persone e le metteva a processo, se serviva. Qui invece è tutto un tornare e ritornare: dell'ebreo magicamente scampato, della libraia che parcheggia al punto giusto.
Lo zucchero della storia è logico: altrimenti non avrebbe venduto otto milioni di copie. L'autore Markus Zusak però, impegnato com'è nei suoi progetti da nemmeno quarantenne tra i suoi libri che legge e rilegge per anni, non si capisce come l'abbia presa: distaccatosi dalla stesura dei dialoghi (dell'horror-addicted Michael Petroni, autore anche de Le Cronache Di Narnia 3), aveva detto: «il mio romanzo sfiora le seicento pagine ed è piuttosto dark; so che per portarlo al cinema devo mettere da parte il mio ego: se il romanzo è “mio”, il film è decisamente “loro”» – e temeva di non veder rispettata la voce narrante della Morte, disgustata dal comportamento degli uomini durante il nazismo. Sotto questo punto di vista ha in realtà avuto la meglio: la voce fuori campo c'è. Ha ragione sul resto: leggere di una fiaba nella Guerra è un conto, vederla sullo schermo con dispendio di abiti, interni, panoramiche che dovrebbero rendere il tutto più credibile, è un altro.
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