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lunedì 11 gennaio 2016

Golden Globes 2016 – vincitori.



È Kate Winslet (nella foto) ad aprire le danze – più sorpresa di noi che guardiamo la sedia di Jennifer Jason Leigh rimanere piena – migliore attrice non protagonista per Steve Jobs, che vince anche, sempre a sorpresa, il premio alla sceneggiatura; e ringrazia subito Michael Fassbender, attore che ha cambiato il cinema recente, dice, e che per lo stesso film resta a bocca asciutta. Ma è Quentin Tarantino a scuotere le masse ritirando il globo d'oro a Ennio Morricone, il suo compositore preferito, preferito «non nel cinema: ma a partire da Mozart, Schubert…» e aggiunge che a più di ottant'anni Morricone non ha mai ricevuto un premio in America e grazie a lui, che lo adora, riceve il suo primo Golden Globe. Tutti in piedi, anche i tavoli, per Sylvester Stallone attore non protagonista in Creed – Nato Per Combattere, tra poche settimane nei nostri cinema (e siccome questa è la cerimonia delle standing-ovations, nonostante tutti mangino, vince anche Lady Gaga come attrice per American Horror Story, e poi la famiglia Coppola per Mozart In The Jungle e il suo protagonista). Passando ai premi cicci, avendo preferito Boyhood a Birdman, l'anno scorso, la Hollywood Foreign Press Association non poteva non farsi perdonare e così Alejandro G. Iñárritu rivece la statuetta alla migliore regia (!), al miglior film (!) e al migliore attore protagonista drammatico Leonardo DiCaprio, per Revenant – Redivivo (di cui fa capolino grazie a Jonah Hill anche l'orso co-protagonista, in una gag particolarmente non riuscita) (moltissime gag, quest'anno, erano particolarmente non riuscite). Attore comedy è invece Matt Damon, che ricorda di essere salito su quel palco ormai n anni fa: The Martian, blockbuster che «per una volta tutti hanno visto al cinema», è anche la migliore commedia dell'anno. Menomale che non ci sono state sorprese per il film straniero, l'ungherese Figlio Di Saul, introdotto da una felice Helen Mirren e diretto da un giovanissimo László Nemes; e nemmeno per il film animato, l'ovvio Inside Out – e la Joy dell'anno, nonostante il terzo Globe quasi di fila per Jennifer Lawrence (non candidata al SAG ricordiamo), è proprio quella di questo film. Per terzultima in una serata che ha estenuato anche il suo presentatore Ricky Gervais, eppure alla quarta volta, è giunta la statua della categoria più dibattuta, battuta, interessante, interessata della notte: l'attrice drammatica, che è Brie Larson per il potente Room, e che, giustamente, era vestita da Premio Oscar: batte le due attrici di Carol (la pellicola con più nomine e nessun premio) (gli altri big a bocca asciutta: La Grande Scommessa e Spotlight) e Alicia Vikander, che con una mano tra le gambe di Fassbender, aveva due nominations individuali.
Di seguito e dopo l'interruzione tutti i candidati e i vincitori per il cinema.

miglior film
drama
Carol
Mad Max: Fury Road

Revenant – Redivivo
Room
Il Caso Spotlight

miglior film
musical o comedy
La Grande Scommessa
Joy

Sopravvissuto – The Martian
Spy
Un Disastro Di Ragazza


domenica 1 giugno 2014

Bonnie & Clyde.



Un Giorno Come Tanti
Labor Day, 2013, USA, 111 minuti
Regia: Jason Reitman
Sceneggiatura non originale: Jason Reitman
Basata sul romanzo di Joyce Maynard
Cast: Kate Winslet, Josh Brolin, Gattlin Griffith, Tobey Maguire,
Tom Lipinski, Maika Monroe, Clark Gregg, James Van Der Beek
Voto: 7/ 10
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Nell'afoso agosto della provincia americana degli anni '60 Kate Winslet è madre di un tredicenne con le prime pulsazioni sessuali frenate da una usuale ma difficile situazione: il padre si è risposato con la sua segretaria, che già aveva un figlio, e le ha dato un altro pargolo, per cui Gattlin Griffith – azzeccatissimo per il ruolo – ha due mezzi fratellastri ed è il maschio di casa; la genitrice non esce mai ed è nota per questo, non è abile a cucinare, scopriremo, e affronta le sue giornate con stanchezza. Il ventilatore è sempre acceso, anche quando escono per il centro commerciale dove lui si butta sui numeri di Vogue, nascondendosi dai presenti, e lei sulle lampadine di cui non capisce il voltaggio. Da una porta non identificata spunterà Josh Brolin che li costringerà prima ad accompagnarlo, poi ad accompagnarlo a casa, poi a restare fino al giorno dopo. Si scoprirà col notiziario della sera che è un ricercato, scappato dall'ospedale carcerario dopo essere stato operato di appendicite, e c'è una taglia di diecimila dollari sulla sua testa. La Winslet, che già trema di suo, mantiene a fatica l'agitazione, ma lui pare un gigante buono: pulisce le grondaie, ripara il cigolio della porta, tira su un muretto, insegna al figlio a tirare a baseball. Per non farla accusare di sequestro di fuggitivo, la lega alla sedia e prepara una sorta di ragù, prima fra tante ricette che si vedranno sfornare in casa. La Winslet, i vestiti a fiori, la fotografia legnosa e luminosa, i dolci: eccoci di nuovo dentro Mildred Pierce e la difficoltà di rifarsi una vita, per una donna, dopo che il marito se ne va. «Pensavo che non avrei amato nessun altro all'infuori di te» dice al figlio, spettatore e voce narrante per tutto il tempo. Perché la tensione diventa sempre più erotica, in casa, nei cinque giorni che fanno dal giovedì al martedì, un fine settimana non-lavorativo, come il titolo vorrebbe, ma dedito ai lavori di casa. La polizia è però sempre in agguato e i vicini ficcanaso mormorano.
Il tutto, soprattutto certi picchi di tensione nello scorrimento parallelo degli avvenimenti, è trattato come una serie o un film per la televisione: con quel mordente da seguire e la necessità di arrivare in fondo. Meravigliosa la trovata un po' malickiana di puntellare il racconto con immagini di cui inizialmente non abbiamo la chiave, ma che poi ci vengono rivelati; peccato che ci vengano rivelati male, così come male si conclude la vicenda, frettolosamente, e con una trovata pasticcera sempre alla Mildred Pierce e una detenzione carceraria di lettere e vecchiaia alla The Reader. Kate Winslet è ormai un mostro sacro che si trascina dietro le esperienze passate ma senza mai copiarsi; per questo ruolo è stata candidata al Golden Globe e il film, previsto per marzo in Italia, non è effettivamente mai uscito. Strano: dietro di lui c'è il nome-garanzia di Jason Reitman, apprezzato con Thank You For Smoking ed esplodo con Juno prima, con Up In The Air dopo. Sarà colpa del precedente mezzo flop, Young Adultche a noi era piaciuto moltissimo, e al sodalizio finito con Diablo Cody? Dopo aver cambiato quattro diversi registri narrativi si scrive da solo il copione e il risultato, tra tutta la carriera, è quello più sottotono.