giovedì 25 dicembre 2014
Power Ravengers.
Big Hero 6
id., 2014, USA, 102 minuti
Regia: Don Hall, Chris Williams
Sceneggiatura originale: Jordan Roberts, Daniel Gerson, Robert L. Baird
Basata sui personaggi di Man Of Action
Voci originali: Ryan Potter, Scott Adsit, Daniel Henney, T.J. Miller,
Jamie Chung, Damon Wayans Jr., Genesis Rodriguez, James Cromwell,
Alan Tudyk, Maya Rudolph
Voci italiane: Arturo Valli, Flavio Insinna, Stefano Crescentini,
Simone Crisari, Rossa Caputo, Davide Perino, Ludovica Bebi,
Edoardo Siravo, Virginia Raffaele
Voto: 7.6/ 10
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Nell'anno di Turin e Hawking e Swartz al cinema, la Disney (senza Pixar) abbandona la fede cieca nella magia con la quale si ritorna alla famiglia (leggi: Frozen) e si affida alla famiglia come strumento di traduzione della tecnologia. In una città che si chiama San Fransokio e che mescola pagode orientali a celeberrimi ponti, gli abitanti apparentemente occidentali nascondono tratti fisionomici alla Mulan, ma già dalle prime scene è chiaro che Mulan appartiene a un passato non remoto ma trapassato proprio: il dettaglio minuzioso dei volti, i volumi delle espressioni ma soprattutto i panorami, che si intravedono appena nelle scene di corse per le strette strade, o che esplodono in campi totali aerei da action movie che si rispetti – il progresso celebrato in Brave tocca anche la casa di produzione gemella che si è distinta sempre per le trame più che per gli strumenti. Questa volta non c'è un protagonista che si sente diverso dalla massa, né siamo in una nebulosa fatta di fiaba, magia o passato nostalgico. Hiro (assonanza col titolo) è totalmente calato nel presente: bimbo prodigio, ha finito il liceo a tredici anni e aspirerebbe già a una carriera universitaria se non preferisse lottare coi robot comandati nei cunicoli della città fra scommesse illegali. Ha un fratello che frequenta la “scuola dei nerd” con estremo successo, e lo sappiamo quando ci viene presentato il Baymax tanto più celebre dell'effettivo protagonista: è una sorta di infermiere portatile all'avanguardia, munito di defibrillatore quanto di lecca-lecca post medicazione, dall'aspetto rassicurante e coccoloso ma è pur sempre un robot che può essere implementato con scheda ritoccata per fargli, per esempio, conoscere il karate o farlo, per esempio, volare: ed ecco la frecciatina al Dragon Trainer osannato dalla critica, a cui il duo Hiro-Baymax sembra dire: lo sappiamo fare anche noi, ma meglio – perché la telecamera si comporta come se fossimo sulle montagne russe o addirittura sopra questa bizzarra città paradossale. Si aggiungono al folle volo altri quattro compagni di ventura (del fratello) da cui, nel titolo, il numero 6 (e il titolo, ragazzi, sembrerebbe la cosa più originale di tutto il film); strizzatina d'occhio, a questo punto, ai Power Rangers che hanno sempre mischiato oriente e occidente, progresso tecnologico minimo e trovate kitch tra le tutine bicolore e i cattivi mascheroni da bocche perdenti liquidi. Anche qui troviamo un costume-mascotte, al personaggio che sarebbe senza-potere, se di poteri si trattasse, allo studente che non frequenta, l'adulto della scuola, il poveraccio che vive in realtà in una reggia. Un personaggio a cui non viene dato abbastanza spazio eppure forse il più caratterizzato e il meno banale del gruppetto. Il quale (gruppetto), si accolla il solito triste onere di salvare il mondo, la città prima e tutte le anime poi, avendoci preso gusto, in un finale alla Fantastici 4 o alla Avengers a cui – ancora – si strizza l'occhio nell'era dei supereroi e della Marvel al cinema. In soldoni: è un film un po' ruffianetto che porta in sala tutto quello che in sala c'è già, ma in un unico nastro di pellicola, con i dovuti momenti drama disneyani di commozione latente e senza il personaggio icona (penso a Olaf o, per restare in tema, Mushu) che avrebbe potuto essere la zia Cass a cui presta la voce, addirittura!, Virginia Raffaele. La spinta al contemporaneo che la Disney s'è data si intravede già dal tradizionale corto di apertura, Winston: immagini piatte contro il 3D che verrà dopo e un esercizio di stile su un quasi totale pianosequenza mascherato da tagli (temporali): un cane è il soggetto di un rapporto animale-cibo ma anche uomo-donna che gli si sviluppa attorno e che grazie a lui si sviluppa. Abituato a polpette, spaghetti, pancetta e uova avanzati dai pasti, con l'avvento della donna in casa vedrà trasformati i propri pasti in salutari apporti di proteine e fibre spalmati tra sedani e cavoletti. Un ironico saluto al veganesimo incipiente.
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