martedì 2 dicembre 2014

la marcia dei pinguini.



I Pinguini Di Madagascar
Penguins Of Madagascar, 2014, USA, 92 minuti
Regia: Eric Darnell & Simon J. Smith
Sceneggiatura originale: John Aboud, Michael Colton e Brandon Sawyer
Soggetto: Alan J. Schoolcraft e Brent Simons
Basata sui personaggi di Eric Darnell & Tom McGrath
Voci originali: Tom McGrath, Chris Miller, Christopher Knights, Conrad Vernon,
John Malkovich, Benedict Cumberbatch, Peter Stormare, Andy Richter
Voci italiane: Luigi Ferrario, Gerolamo Alchieri, Franco Mannella,
Alberto Angrisano, Marco Mete, Paolo Buglioni, Oreste Baldini
Voto: 8.4/ 10
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Come è successo per Scrat de L'era Glaciale e per i planes di Cars – e mi viene in mente anche il vecchio tentativo fallito di Bartok da Anastasia – capita spesso che personaggi secondari siano più comici, amati, interessanti dei principali al punto da meritare uno spin-off, e nell'era dei prequel e dei sequel animati anche Madagascar ha chiesto il suo, già con la serie animata compare di Kung Fu Panda e Dragontrainer, adesso con un lungometraggio che fagocita (cinematograficamente parlando) tutti e tre i film “base” precedenti. I quattro pinguini-agenti speciali-pasticcioni, ci vengono presentati all'alba delle origini, nell'habitat caro ai documentaristi, quel polo incontaminato e bianco dove si marcia senza meta e si ha paura del mondo esterno. Skipper, Kowalski e Rico sono cuccioli disobbedienti, e apparentemente senza famiglia, che si staccano dal gregge per seguire un uovo, che scoprono presto di essere portati per l'avventura e si ritrovano a formare un piccolo nucleo familiare (e soprattutto, tutto maschile) per allevare ed educare Soldato, l'uovo dischiuso lontano dai ghiacciai. Parte da qui la storia che conosciamo per stralci da un certo punto in poi, e gli stralci vengono ben inseriti nella narrazione totale che copre un grande arco di tempo e di luoghi, dalle prime comparsate negli zoo all'attuale vita circense; il cattivo di turno è un David/ Dave dal nome cangiante e dall'aspetto doppio, molti tentacoli e una sete di vendetta un po' inspiegabile ed esagitata. L'obiettivo sarebbe tramutare i pinguini in mostri in modo da catalizzare tutto l'affetto degli esseri umani, e i bersagli primi sono proprio i quattro di Madagascar (che a Madagascar, effettivamente, non ci sono mai arrivati). Al bianco e nero dei pinguini si somma la scala di grigi del Vento del Nord: contro il polpo si mette anche una banda super-organizzata di animali algidi munita di navicelle, computer, armi, attrezzature tecnologiche all'avanguardia, che si scusa per gli «ologrammi rozzi» partendo dal presupposto che un buon piano sia la partenza necessaria al raggiungimento dello scopo. I pinguini invece lavorano d'istinto, perennemente col 95% di probabilità di fallire, e come ci insegnerà Soldato sempre mettendoci il sentimento, correndo il rischio. Il film è su di lui, e sulla sua accettazione nel gruppo: piccolo, inesperto e ultimo arrivato, rappresenta l'apparenza che inganna sempre e che deve faticare il doppio per farsi ascoltare. Ma il film è anche sul fare invece che dire, sul braccio sopra alla mente, su chi ha pochi mezzi ma li sa usare bene. I soliti buonismi da film d'animazione sono qui magicamente mascherati: innanzitutto, da una trama bizzarra e frizzantissima, costruita per non avere un minuto in cui ci si ferma a pensare; e poi, dietro una regia sopraffina che utilizza tecniche nuove ai film d'animazione – pianisequenza aerei, titoli di testa inseriti nello spazio, sfondi roteanti e un umorismo perenne e disastroso, un umorismo spesso fatto per gli adulti e non per i bambini («in Francia?, con quel sistema fiscale?»). Punta di diamante è la Dublino di Shanghai, ma sono infiniti e disparati i momenti in cui si ride. I quattro pinguini, molto più che nella serie animata, sono animali da palcoscenico, anzi da schermo, capacissimi di tenere l'attenzione costante e nascondere il calo narrativo degli ultimi minuti. Ad Eric Darnell già regista di tutti i mediocri Madagascar si affianca il novello Simon J. Smith (esecutore in Shrek, regista di Bee Movie), e la coppia funziona, mentre Tom McGrath viene spostato solo dietro al microfono per dare la voce a Skipper. Il suo sarà un testa-a-testa con l'onnipresente Benedict Cumberbatch che presta l'accento super british a Classified, l'Agente Supersegreto che nei tratti ricorda Alex. Un citazionismo continuo verso se stessi: un film d'animazione splendido.

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