mercoledì 27 maggio 2015
il brasiliano.
Banana
id., 2015, Italia, 86 minuti
Regia: Andrea Jublin
Sceneggiatura originale: Andrea Jublin
Cast: Marco Todisco, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli,
Giselda Volodi, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato,
Beatrice Modica, Andrea Jublin, Marco Todisco, Ascanio Balbo
Voto: 6.8/ 10
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Candidato a un David di Donatello:
miglior regista esordiente
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Sono una commedia campioncina d'incassi e un'opera autoriale intensa e matura (distribuita dall'Istituto Luce) a contendersi il David di Donatello 2015 per il miglior esordio: gli altri tre nominati non hanno grandi speranze; certo ci sarebbe piaciuto vedere i microscopici Short Skin (prodotto dalla Biennale) e l'ormai antico The Repairman, e invece insieme al non-film di Eleonora Danco hanno la meglio Cloro, pure festivaliero ma arrivato in una manciata di sale, e Banana: che di sale ne ha viste ancora meno nonostante il suo regista, esordiente al lungometraggio, sia stato candidato all'Oscar per il corto Il Supplente. Accomunati dalla presenza di Giorgio Colangeli, sono un altro dramma e un'altra commedia: ma una commedia «dolorosissima», scrive Paola Casella, dalla cattiveria di Mario Monicelli. «Bella la maglia, Banana: che me la presti, ché devo fare una figura di merda?» domanda una delle ragazzine della gang della classe a Giovanni – che tutti chiamano Banana per il piede incapace di calciare in rete, motivo per cui è costretto alla porta, in un ruolo che gli sta stretto e che spesso ottiene attraverso mazzette, acquisto di posizione per trenta euro scarsi che un compagno raccoglie da ogni dove per comprarsi la city car («venti euro per spremermi il limone negli occhi – tu hai pagato?, vuoi vedermi soffrire gratis?»). E ogni volta che la palla gli si avvicina eccolo immaginarsi in un campo sudamericano, la folla in tripudio, «cosa succede amici sportivi?», si toglie i guanti e davanti ai colleghi, dentro e fuori alla squadra, parte spedito verso la porta avversaria, raccontandosi la radiocronaca, sfiorando il goal e, poi, lanciando il pallone oltre il muretto, di filo spinato, per riceverla indietro inutilizzabile. Tutti lo detestano, per questo, e ogni tanto torna a casa insanguinato: a casa, la madre Giselda Volodi si domanda se mettere il peperoncino nel sugo oppure no e il padre, che non l'ascolta, risponde «sì tesoro», ormai stanco di essere marito, di essere uomo, di essere vivo. Hanno un'altra figlia: con due lauree e un lavoro da tesista che consiste nel scrivere le tesi altrui senza quasi esser pagata, con un amore eterno a cui deve rinunciare e uno nuovo che le fa rinunciare a tutto. A scuola: Anna Bonaiuto è stanca di essere insegnante, di essere donna, di essere viva e le lusinghe del preside non serviranno a non farle desiderare che qualcuno muoia ogni giorno, magari se stessa. Dalla sua penna e dal suo registro dipenderà la bocciatura di Jessica: tanti colori nei capelli, tanti uomini nel letto e nessuna capacità di memorizzare tutto il (o parte del) programma: Banana si offre volontario, desideroso d'altro, di aiutarla meticolosamente nello studio del Piccolo Principe, del Romanticismo in Italia, comprando il banco più vicino alla cattedra e rischiando l'espulsione per suggerire. Andrea Jublin, che si ritaglia il ruolo del primo fidanzato di Emma, conosce come le sue tasche sicuramente due cose: la scuola italiana (a cui in un'insegna profeticamente sono cadute la C e la U) e i suoi studenti, che già avevano costruito Il Supplente. Sotto questo punto di vista non trova spiraglio: il sistema è fatiscente, i ragazzi sono disinteressati, totalmente incapaci, ebeti, eppure si prendono gioco degli insegnanti e questi risultano impotenti, incapaci perché presi da altro, anche loro, persa la vocazione – persa la vocazione in tutto, in tutti i ruoli: in quello di genitori ma anche in quello di figli. E chi la scuola l'ha già fatta, si sente schiacciato da un altro sistema: quello sociale, lavorativo, e si riduce a rinunciare all'Amleto per mettere in scena il teatrino degli animaletti coi bambini. L'impianto e la regia apparentemente semplici, e la sceneggiatura serrata di frasi a effetto e qualche strafalcione, nascondono una disillusione debilitante, un'amarezza nel guardarsi intorno, un'incapacità di trovare redenzione, speranza in quello che ci circonda. Eppure tutto questo pessimismo è nascosto sotto la patina del film per la TV che fagocita l'attenzione dei meno trascendentali, sotto le battute (che non sono poche) e quell'alone di apparente già visto. Dal 23 giugno in DVD a € 14,90.
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