venerdì 8 maggio 2015

tremate, tremate.



Le Streghe Son Tornate
Las Brujas De Zugarramurdi, 2013, Spagna/ Francia, 112 minuti
Regia: Álex de la Iglesia
Sceneggiatura originale: Jorge Guerricaechevarría & Álex de la Iglesia
Cast: Hugo Silva, Mario Casas, Pepón Nieto, Carolina Bang,
Terele Pávez, Jaime Ordóñez, Gabriel Ángel Delgado,
Santiago Segura, Macarena Gómez, Javier Botet,
Carmen Maura, Secun de la Rosa, Enrique Villén, Julián Valcárcel
Voto: 8/ 10
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C'è una ragazza in motocicletta e due donne in un antro: un calderone, un ventaglio di carte: ci sono un orso appoggiato a un albero, Gesù crocifisso, un verde soldatino di piombo, una spugna marcia (si capirà poi di che natura), Minnie e il bambino, l'eletto. Questi, mimi artistoidi in piazza, sono in realtà minuziosamente d'accordo per saccheggiare un Compro Oro, rubare una cesta di fedi nuziali fonte di promesse infrante, sofferenze, rimpianti, rancori – ma anche fonte di denaro; la polizia interviene, inizia una corsa contro il tempo e la frontiera. Il Cristo e suo figlio e il soldato verde salgono su un taxi prendendo involontariamente in ostaggio un lamentoso innocente e il conducente: tutti accomunati dalla perdita di identità, forse anche di virilità, a causa delle donne: che chiedono l'affidamento del bambino dopo il divorzio, che hanno vantaggi lavorativi, legali, sociali – è questo il tema di fondo di tutto il film: gli uomini e le donne, spaccato sociale in cui i primi soccombono e reagiscono come possono, le seconde in realtà hanno natura diversa e antica e autonoma. Dopo la prima sequenza, che passerà alla storia per ritmo, ironia, composizione, brillantezza dei dialoghi, cambiamo genere: una trattoria fetida prima dei Paesi Baschi, in questa fuga verso Disneyland per spartirsi il bottino, con alle calcagna gli sbirri e una moglie; un occhio che spunta dal buco del cesso, un piede nel calderone per fare il brodo – e poi magicamente la vecchia locandiera è nel mezzo della strada dopo che i nostri eroi se ne sono andati, in macchina: e poi un'altra donna, che si farà accompagnare a casa, un castello di quelli che ci aspettiamo nelle fiabe o nei racconti del terrore. E cambiamo ancora genere, sfociando nel grottesco più splatter, senza mai lasciare i toni della commedia, ma neanche quelli del thriller, mentre per tutta la pellicola il tempo della storia coincide con quello del racconto: affannato, pieno di intoppi a cui rimediare, domandandosi se si arriverà effettivamente a destinazione o no. Le streghe del titolo sono interessate agli anelli: ma anche alle anime degli uomini, e alla loro carne, perché la mangiano. Degli uomini non vedono utilità diversa dal sesso estremo, dalle pratiche più divertenti (il fisting, il bondage) perché il vero sballo è drogarsi e inneggiare alla Grande Madre: invocazioni che odorano del più serio esoterismo, delle leggende al riguardo, dei sabba non satanici, ancora una volta: le donne che vanno per la loro strada e gli uomini che cercano di costruirsene una propria, senza riuscirci. Dopo la parentesi americana di Oxford Murders e il capolavoro La Comunidad, che pure era un pastiche di trovate, ma quasi totalmente priva di esagerazioni splatter, e in cui pure figurava Carmen Maura tutto il tempo con un unico vestito, il genio di Álex de la Iglesia torna ai toni dell'on-the-road Perdita Durango, ricalcando anche alcuni di quei riti religiosi e/o mistici di coprofagia, senza però strafare in disgusto visivo, o eccessivo erotismo. Ma con il giusto gusto estetico, delle scenografie e del trucco, e qualche effetto speciale (forse) volutamente posticcio. Apparentemente demenziale, troppo grottesco, ridicolo, immeritevole della nostra attenzione, le streghe di Zugarramurdi (teatro di persecuzioni e sacrifici durante l'Inquisizione) nascondono in realtà un feroce, o disincantato, attacco al nostro presente: alla religione, soprattutto iberica, a partire dal Cristo armato di fucile con un figlio immischiato nella rapina; la rapina stessa, in un locale metafora della crisi economica che noi (e loro) stiamo vivendo; l'identità della coppia, ormai privata di vincoli effettivi se non esterni alla propria persona. Inconsapevoli di ciò, però: ci sganasciamo.

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