venerdì 28 novembre 2014

32TFF: lo sposo.



Big Significant Things
id., 2014, USA, 85 minuti
Regia: Bryan Reisberg
Sceneggiatura originale: Bryan Reisberg
Cast: Harry Lloyd, Krista Kosonen, Sylvia Grace Crim,
James Ricker II, Travis Koop, Elisabeth Gray, Bess Baria
Voto: 6/ 10
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Dispersi negli stati americani si nascondono ai turisti ma soprattutto agli abitanti delle zone alcuni tra gli oggetti più grandi del mondo: il più grande cesto in legno di cedro, la sedia a dondolo, la padella, la stella al neon... Sono, questi luoghi, il pretesto per Craig di intraprendere un viaggio in totale solitudine tra le autostrade della Virginia e del Mississipi per trovare se stesso attraverso gli incontri fortuiti e i programmi in radio: trentenne con le paure dei trentenni, sta per affrontare un trasloco a San Francisco con la ragazza che sposerà con forse troppa poca convinzione e che gli telefona costantemente per fargli sapere gli avanzamenti immobiliari, ai quali il padre mette pressione; Craig non le ha detto di essere da solo, né le ha detto le mete (o tappe) del suo viaggio. Ingannandola ad ogni chiamata, le fa credere di essere in un business trip con altri colleghi senza patente, e quindi costantemente alla guida. S'imbatterà in ridenti villeggianti, albergatori despotici, incuriositi ragazzi, gruppi di adolescenti che lo inviteranno a feste adolescenti e bar. S'imbatterà in un'altra ragazza, con la quale nascerà quella tensione che va bene fino al momento in cui non sfocia in altro, smettendo il platonicismo. Sarà lei, forse, e un programma in radio continuamente trasmesso e molto ascoltato, a fargli capire se è arrivato o meno il momento di tornare, e rinunciare a vedere il fratello che lo maltratta al telefono. Film di formazione come tanti, Big Significant Things ha la sua buona trovata nel titolo e negli oggetti a cui si riferisce, queste gigantografie della vita quotidiana totalmente fine a se stesse. Sono big ma forse non significant i problemi di Craig, che ingigantisce tutto ingiustificatamente, che per paura di mentire finisce col mentire troppo, che s'impappina, s'inceppa, s'imbarazza, confezionando un trentenne-macchietta che risponde alle esatte caratteristiche che ci aspettiamo: è il ragazzino del liceo incapace di instaurare rapporti con gli sconosciuti, è colui al quale si risponde male o non si risponde affatto, e così in effetti proseguono gli incontri nei vari stati, fingendo di bere birra in attesa di amici inesistenti per non apparire sfigati agli occhi dei più giovani. Craig e il suo interprete Harry Lloyd del Trono Di Spade ma anche del blockbuster scientifico La Teoria Del Tutto, si inseriscono nella via di mezzo tra gli high school movies e le pellicole degli adulti, interpretando la crescita morale con quella materiale delle sedie. Spesso gli viene detto «sei giovane per sposarti» e lui e noi lo sappiamo, e da qui scaturiscono le incertezze, le insicurezze, il desiderio di trasgredire alle feste e dormire in macchina che dovrebbe appartenere a una generazione ancora successiva e non a lui. Ma il personaggio non evolve, e niente di nuovo neanche sul road-movie che ci regala: un viaggio tra le Americhe con belle scritte in impressione ma in fondo nessun aspetto trascendente, nessun vero scontro con se stessi, ma solo con il prossimo, indifferente al dialogo, ed è solo l'improvviso finale che salva la trama ormai andata dove doveva andare: messe le carte in tavola lo spettatore non ha che da attendere la fine senza muoversi, paziente; un finale che forse in realtà non lascia aperte molte conclusioni.

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