venerdì 7 novembre 2014
Maloja Snake.
Sils Maria
Clouds Of Sils Maria, 2014, Francia/ Svizzera/ Germania, 124 minuti
Regia: Olivier Assayas
Sceneggiatura originale: Olivier Assayas
Cast: Juliette Binoche, Kristen Stewart, Chloë Grace Moretz,
Lars Eidinger, Johnny Flynn, Angela Winkler, Hanns Zischler
Voto: 9.5/ 10
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Era il 1950 ed era Eva Contro Eva: un'attrice, schiacciata dalla perfidia inesorabile del tempo, è schiacciata anche da una più giovane donna che le si promette assistente prima, sostituta poi, che finisce col rubarle la scena prima, e poi un premio. È il 2014 e sempre con un premio si comincia: quello che Maria Enders deve ritirare in vece prima, in memoria poi, dello sceneggiatore e regista teatrale che la portò sul palco per primo, quando lei aveva ancora diciott'anni: era uno spettacolo che metteva a confronto una ragazza avvenente e una donna distrutta nello stesso luogo di lavoro per dimostrare la perfidia inesorabile del tempo. Dopo vent'anni Maria afferma: «non riesco a uscire dal personaggio di Sigrid, sono ancora Sigrid», ma il suo è uno sforzo illusorio: dopo vent'anni dovrebbe essere in grado di calarsi nel ruolo opposto, quello di Helena, la cui disperazione per il rifiuto della giovane impiegata la porterà al suicidio. Un suicidio che nella pièce non viene però dichiarato, «Helena esce per una passeggiata e non torna più» la bacchetta l'assistente Val in una delle numerose prove del testo quando Maria avrà deciso di accettare la parte, cadendo continuamente nella difficoltà d'interpretazione. La lettura del copione si mischia ai dibattiti con Val che si fondono nella casa sulle Alpi a Sils Maria, dove lo spettacolo fu originariamente scritto, e i dibattiti con Val si mischiano alla tensione erotica del testo, allo scontro generazionale, per poi sovrapporsi a partire dalla passeggiata priva di ritorno della fine. Kristen Stewart è ideologicamente azzeccatissima, una baby manager sempre informata sul fatto, risucchiata dai dispositivi mobili con cui fronteggia gli impegni: era il 1950 e l'assistente di Bette Davis se ne stava ferma in camerino; è il 2014 e Val ha due cellulari e un'iPad sulle ginocchia in viaggio in treno. Il suo compito è anche tenere informata la navigata attrice Maria dei personaggi in cui s'imbatterà: il fotografo di Lindsay Lohan, la giovane attrice di sci-fi, la ragazzina che avrà il ruolo di Sigrid in questa nuova trasposizione, un calderone di informazioni sul web legate ai suoi arresti per stato di ebrezza, ai suoi fidanzati sposati ad altre donne: Maria storce il naso di fronte a internet ma è la perfidia inesorabile del tempo: che si palesa nei ruoli che le vengono proposti – una mutante, una donna bionica, un super-eroe con poteri. Spaesata in un mondo che non riconosce più, che è cambiato troppo in fretta, che forse la sta rigettando a causa dell'età che avanza, Maria si rinchiude lontana dalla civiltà, immersa nella natura, nella solitudine dei monti, dedicandosi a un'arte che non le allevia il dolore, richiudendosi su Val che invece trova sbocchi d'aria da ogni crepa della relazione. Lei è l'eroina di Twilight e sa perfettamente cosa voglia dire essere privati della privacy sul web, essere «idolo per i pre-teeneger, che sono milioni». Il coraggio della Stewart a interpretare questo ruolo è lo stesso di Juliette Binoche dal canto opposto, ammettendo di essere stata una bellissima, grande attrice che si sta facendo vecchia, costretta a implorare a una pischella di «restare in scena qualche secondo in più perché mi si veda». Nel botta-e-risposta di cui è composta la pellicola, totalmente piegata sulle due protagoniste e la loro analisi critica del testo teatrale, s'inserisce la terza generazione, quella di Chloë Grace Moretz, che si sovrappone malignamente alla quasi coetanea Val, che genera il contrasto tra persona e personaggio figlio di Tutto Su Mia Madre, e dopo de La Sera Della Prima, e dopo di Petra Von Kant. Due, tre volte Eva, risucchiate da un serpente nuvoloso che non riusciranno a vedere ma che si estenderà inesorabile sulle loro teste: due, tre donne prime nelle diverse sfaccettature di cui la donna è composta, con la maledizione della vecchiaia che la colpisce dalle origini. Un testo magistrale, una sceneggiatura perfetta: Olivier Assayas, dopo il mediocre seppur celebrato Qualcosa Nell'aria, si supera: riesce a non affrontare superficialmente come l'altra volta i suoi personaggi e li scava talmente a fondo che ne vediamo l'acqua interna.
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