domenica 9 novembre 2014

dove finisce l'arcobaleno.



#ScrivimiAncora
Love, Rosie, 2014, Germania/ UK, 102 minuti
Regia: Christian Ditter
Sceneggiatura non originale: Juliette Towhidi
Basata sul romanzo Scrivimi Ancora di Cecelia Ahern (Bur)
Cast: Sam Claflin, Lily Collins, Suki Waterhouse,
Art Parkinson, Lily Laight, Tamsin Egerton, Christian Cooke
Voto: 6.9/ 10
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Alex e Rosie si conoscono da quando sono piccoli, da sempre migliori amici, per il di-lei diciottesimo compleanno vanno a sballarsi a furia di shottini sulle note di Crazy In Love e finiscono col baciarsi al bancone; ma lei cade dallo sgabello, (s)batte la testa, il giorno dopo è oggetto di scherni da parte dei due fratellini (che quasi non rivedremo mai più) mentre Alex, seduto sul letto accanto, scoprirà che non ricorda niente, bacio incluso. Arriverà il ballo di fine anno: ci andranno insieme per tacita convinzione reciproca, e poi finiranno col non andarci: il più figo della scuola invita lei, la più figa invita lui – ballando si guardano, si ignorano, si separano. Sarà la notte del fattaccio: il preservativo le rimarrà infilato nella vagina e l'inseminazione andrà in porto: Alex si prepara per il college in America e Rosie resta in Inghilterra a partorire una figlia di cui si prenderà cura per i successivi cinque anni. Niente di nuovo sul fronte cinematografico, a cominciare dall'imbarazzante titolo italiano che mischia la nuova moda dell'hashtag con una frase che non trova giustificazione narrativa. Alex e Rosie si scrivono ancora, si scrivono sempre, ma per SMS, dato che lei e il suo Nokia 33-30 non possono neanche aspirare a Whatsapp, e dato anche l'anno 2009 a cui arriva infine la pellicola. Si scrivono anche per lettera, ma non sempre lei riesce a leggere. Le due vite scorrono diversissime e parallele e mettono in contrasto l'arrivismo economico-sociale da una parte e l'umiltà con cui si lavano i pavimenti dall'altra, ma è analizzato in modo semplice. Tutto, effettivamente, è semplice: talmente semplice che si crede a un'adolescente figlia di genitori cattolici che non abortisce e con accettazione generale dà al mondo e a se stessa una figlia priva di padre, il quale trova lavoro a Ibiza e non si fa sentire per degli anni. Si pensa all'affidamento altrui: ed ecco Juno, il suo modo qui trasposto di non prendere posizioni sull'interruzione di gravidanza. L'aspetto genitoriale non è profondo in nessuna generazione: peccato, poteva essere una trovata alla Gilmore Girls dove anche lo stacco tra mamma e figlia è di troppi pochi anni, e la figlia supera in maturità una mamma che qui finisce ammanettata alla testata del letto dopo una notte fetish con poliziotto dal fisico mozzafiato. Ogni fisico è mozzafiato, quello dei maschi soprattutto ma anche quello di Lily Collins ex Biancaneve che in trent'anni di sua vita che ci viene mostrata non prende un chilo né si consuma in una smagliatura. Anche Alex, studente di Medicina e poi medico che non esercita mai, nasconde sotto i bei vestiti due pettorali preponderanti, e finisce sposato o fidanzato a modelle o presunte tali. Matrimoni e fidanzamenti sono tutti e sempre vissuti male, per costrizione propria mai convinta: queste due persone sono fatte per stare insieme e lo sanno e lo sa il pubblico ma l'incomunicabilità umana impedisce loro di coronare il sogno. Non ci aspettiamo certo l'incomunicabilità com'è affrontata da Antonioni, ma almeno un film leggero e recente che ormai è metro di paragone per ogni commedia romantica doganale: Like Crazy, storia di un amore a distanza tra USA e UK e della modernità con cui è affrontato. Lì vediamo le vite scorrere parallele non con questo semplicismo, con questa ovvietà. Il tutto viene però salvato da una migliore amica e da una condizione irrealistica che scaturiscono in frasi tipo «quando credo di avere problemi penso ai tuoi e l'umore mi migliora». Neanche il regista (di Kebab For Breakfast) si prende tanto sul serio e questa è la dote del film – insieme alle fossette di Sam Claflin.

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