mercoledì 15 aprile 2015

la bara e il furetto.



The Fighters
– Addestramento Di Vita
Les Combattants, 2014, Francia, 98 minuti
Regia: Thomas Cailley
Sceneggiatura originale: Thomas Cailley & Claude Le Pape
Cast: Kévin Azaïs, Adèle Haenel, Luc Martinage,
Antoine Laurent, Brigitte Roüan
Voto: 7.8/ 10
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Belloccio e sensibile, Arnaud si ritrova a portare avanti la ditta del padre (con tanto di maglie stampate su più colori) di costruzioni di gazebo, lavoro del legno, verniciatura, rifornimento pseudo-edile. L'occhio esperto, insieme a quello del fratello, gli fa rifiutare una bara scadente per il genitore alle pompe funebri: se la costruiranno da soli in garage, sotto il sorriso ritrovato della madre. Siamo in estate, Arnaud è un adolescente che parla poco in casa ma è arguto tra gli amici, va a pescare i pochi pesci-gatti rimasti (ironia sui laghi francesi), accompagna il collega-parente a selezionare tendoni, tegole, reti metalliche e propone alle famiglie benestanti soluzioni per migliorare la piscina. S'imbatterà nella difficile figlia di una coppia, tale Madeleine, fissata quasi angosciata dall'addestramento militare e speranzosa di entrare nell'esercito, come paracadutista. Caso vuole che l'army sia in zona, con un furgoncino che recluta giovani per un campo estivo di un paio di settimane. Lei freme: frulla e inghiotte sardine con squame pinne e occhi per prepararsi alle prove di sopravvivenza, lui la guarda di nascosto – nemmeno troppo – mettendo a repentaglio il lavoro e sale sul treno per starle accanto. Sarà delusione (per lei): patatine fritte, Snickers, qualche giro di corsa. La vera avventura, capirà(nno) si trova altrove, dove si caccia per mangiare, ci si lava nei torrenti, si dorme sui sassi e si piantano aghi di pino nella sabbia per passare il tempo. Arnaud è capace di non fare niente, non pensare a niente; Madeleine rifugge il rimanere da sola con se stessa. Così diversi eppure così vicini al toccarsi. Ma non si toccano (quasi) mai. Dinamiche adolescenziali sulla conoscenza e l'innamoramento privi di dialogo e voce: i due si piacciono, ma non se lo dicono; si desiderano, ma non si avvicinano. Come spesso succede a quell'età. Entrambi calati nel ruolo, Kévin Azaïs occupa lo schermo con le guance infossate, gli occhi celestissimi, le spalle larghe, al punto che c'è posto per poco altro; Adèle Haenel quel posto se lo prende: apre le birre coi denti, tocca tutto quello che incontra per strada, se ne va senza dir niente. Lei è l'animo maschile e lui quello femminile, che salva furetti. Bella inversione di ruoli privata dei soliti cliché, il problema è che lavora per episodi: dopo l'introduzione alla famiglia, il segmento dell'incontro, quello del ritrovo e poi il lavoro di costruzione, l'addestramento militare occupa più di metà film per poi sfociare in una catastrofe inaspettata che, musica colpevole, è gestita in maniera diversa da tutto il resto. Si tornerà al registro di partenza alla fine, quando si coglie che l'immagine di locandina è presa dall'ultima scena. Conclusione non aperta come in Like Crazy (che non gli assomiglia per niente): basta una frase a farci capire se andrà avanti o no – quello che non sappiamo è se continuerà ad essere così privo di romanticismo. Ecco: forse perché il film dichiaratamente sentimentale è così privo di sentimentalismo, ha vinto, in ordine cronologico: premio FIPRESCI a Cannes 2014 dov'è passato alla Quinzaine (ma era candidato anche alla Queer Palm) insieme a quelli attribuiti dalle giurie esercenti di qualità (C.I.C.A.E., Europa Cinémas, SACD), premio Louis Delluc per il miglior esordio e tre César su nove nominations, quello per l'attrice protagonista (secondo di fila), per l'attore emergente e l'opera prima – di Thomas Cailley, diploma in Sceneggiatura alla Fémis, e infatti: dialoghi brillanti.

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