giovedì 25 ottobre 2012

noi due al chiuso.



Io E Te
id., 2012, Italia, 100 minuti
Regia: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura non originale: Niccolò Ammaniti, Bernardo Bertolucci,
Umberto Contarello, Francesca Marciano
Basata sul romanzo Io E Te di Niccolò Ammaniti (Einaudi)
Cast: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco,
Pippo Delbono, Veronica Lazar
Voto: 7.2/ 10
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«Mentre leggevo Io E Te mi tornava in mente un mio film, La Luna, per la tossicodipendenza, per l'incesto; sono andato da Niccolò e gli ho chiesto se avesse preso spunto dalla pellicola e in effetti mi ha risposto di sì». E Bernardo Bertolucci, che parla ad Alessandro Piperno durante l'intervista per La Lettura del Corriere, siccome si vuole rinnovare e reinventare, dopo quasi dieci anni di assenza dalle sale, fa un film basato su un libro ispirato largamente ad un suo film. E da una porcata di film (La Luna, storia d'amore e odio tra una madre e un figlio adolescente eroinomane) non poteva che nascere una porcata di libro (Io E Te, di Niccolò Ammaniti, dieci euro per sessanta pagine appena scritte in corpo dodici: una truffa) dal quale vien fuori un prodotto stranamente apprezzabile, «perché si vede la mano del maestro» diranno alcuni, invece no, perché di maestria a Bertolucci ne è rimasta ben poca (non che ne abbia mai avuta a vagonate). Io E Te, dal libro, taglia il finale patetico e surreale e tutte le altre cose surreali in modo da apparire, o almeno sforzarsi di apparire, un pelo più realista. Certo, è la storia di un quattordicenne, Lorenzo, che non ha amici né ha interesse ad averne e mentre tutti partono per la settimana bianca lui, che ha assicurato alla madre che ci andrà, se ne scende in cantina di nascosto e ci resta per sette giorni chiamando i genitori ogni tanto e raccontando loro com'è la neve. Trama che di realistico ha molto poco. Soprattutto se poi ci aggiungiamo che la cantina conta due divani, un po' di armadi, un letto, un corridoio, un bagno con la doccia, un frigo-bar, prese per ciabatte elettriche, lampade, lumi. In tutto questo spazio, certo, Lorenzo non poteva starci da solo: uno dei primi giorni di “settimana bianca” la sorellastra Olivia compare in tutta la sua irruenza e si mette a cercare uno scatolone con la sua roba, facendo intendere che un tempo la famiglia era più unita e che se si è staccata è anche colpa sua e della sua mano lunga. Non avendo altri posti dove stare e avendo scoperto che Lorenzo, in cantina, non era sceso per una capatina, resterà anche lei a rincollare un rapporto mai stato intero. Serendipità: uno cerca di far contenta la madre che lo vorrebbe più socievole, l'altra cerca di dormire su qualcosa di morbido, entrambi troveranno una spalla su cui contare, non si capisce poi bene in quale futuro e in che modo.
La claustrofobia, che al libro non apparteneva e al film sarebbe dovuta appartenere, viene spezzata continuamente con l'inquadratura, dal di fuori, della grata della finestrella che collega lo scantinato alla strada, come nei peggio film americani che inquadrano continuamente la metropoli dall'alto per staccare dalla notte al giorno. La claustrofobia, poi, non c'è perché 'sto posto è una reggia: i due trovano vestiti, tappeti zebrati, bauli, pellicce, roba che dà un tocco incredibilmente kitch alle scene - e che ci piace.
Jacopo Olmo Antinori, una costellazione di brufoli e punti neri da unire per ottenere un disegno, ha la faccia azzeccatissima e la voce perfetta, ed è un peccato che di lui si sappia così poco, e quello che si sa sia così scontato. Tea Falco, cadenza siciliana e protuberanza in faccia che dalla locandina non si vede grazie a Photoshop, recita meno potentemente ma poveretta non è tutta colpa sua: la sceneggiatura mette in bocca a entrambi cose che ora sono vere ora poco meno, ed è in un paio di «seh, vabbè» detti da Lorenzo che si sente quando c'è dell'improvvisazione. Per scrivere i dialoghi, Bertolucci ha chiamato a sé il prima citato Niccolò Ammaniti (del quale viene reso in film tutto ciò che scrive, anche gli autografi sui libri: L'ultimo Capodanno, Branchie, Io Non Ho Paura, Come Dio Comanda) insieme a due veterani del cinema italiano, Umberto Contarello e Francesca Marciano. Chiama, poi, un piccolo cast che si muove in pochi spazi - perché, segregato com'è alla sedia a rotelle, non si può permettere di girare molti esterni, addirittura pensava lui per primo di dover abbandonare il cinema. La sua condizione di handicap si intravede soprattutto in una cosa: far andare la telecamera sempre in alto, inquadrare il cielo, un luogo che ormai non gli appartiene più.
Poi Olivia si alza, prende Lorenzo, canta “Ragazzo Solo, Ragazza Sola” mentre ballano (ciao, The Dreamers), ed è questo il cinema di Bertolucci che ci manca.
Gioco a premi: di quale film è stato co-protagonista il venditore di animali e come si chiama?

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