The Husband
id., 2013, Canada, 80 minuti
Regia: Bruce McDonald
Sceneggiatura originale: Kelly Harms, Maxwell McCabe-Lokos
Cast: Maxwell McCabe-Lokos, Sarah Allen, Dylan Authors,
August Diehl, Joey Klein
Voto: 7.2/ 10
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Uomo scheletrico e figlio pacioccone sono fermi, per strada, cercando di far ripartire la macchina; il figlio è in realtà troppo piccolo per essere d'aiuto al padre, è seduto dietro, nel seggiolone, che mugugna versi inventati. Li vedremo poi andare a far la spesa, nel pienone degli acquisti gastronomici di Natale, li vedremo a casa per cambiare il pannolino, fare colazione a tavola con la simpatica badante cino-coreana. E la mamma Mulino Bianco non c'è: è in carcere, a scontare la piccola pena per aver avuto un rapporto sessuale con un quattordicenne. Tra Henry (il cornuto) e Alysasa (la cocotte) però le cose vanno bene, lui la va a trovare col minuscolo Charlie e lei gli fa collane jamaican-style e disegni a pennarelli di Johnny Depp. Pare che tutto fili liscio, che lui, arrendevole a lavoro e sempre con la testa bassa, un po' scontroso, solo in casa e muto, abbia accettato e perdonato la cosa; ma ecco: i ricordi di quando erano una coppia felice, lei incinta e lui pubblicitario sereno, sono pesanti, e ogni tanto riaffiorano; e riaffiora il senso del possesso e della gelosia morbosa per un rapporto consumato in camera da letto, sul letto su cui lui dorme, rapporto solo immaginato: è un Eyes Wide Shut con la colpa e un altro tipo di follia. Quella per cui, poi, l'arrendevolezza si spezza, e c'è bisogno di trovare un colpevole – e come facciamo sempre, lo troviamo dove più ci conviene. E un altro film ci viene alla mente: Rabbit Hole, storia di una coppia che perde il figlio investito da un adolescente, con cui Nicole Kidman (la madre) inizia a stringere segreta amicizia. Ecco, qui la cosa si ribalta, Henry inizia ad essere ossessionato dal liceale Colin, lo insegue fuori da scuola, gli rompe il vetro della macchina, scarica su di lui un reato che ha commesso solo in parte. Non cerca amicizia, ma vendetta, totalmente privo di razionalità.
Il film scorre semplice, a prima vista anche troppo, ma solo dopo ci si sofferma sul peso e sulla durezza di ciò che racconta. Staremmo ancora con la persona che abbiamo sposato, con cui abbiamo avuto un figlio, dopo un tradimento criminoso? Riuscirà il senso di colpa a farci tornare a casa? L'animo umano è analizzato ma non troppo, giusto quanto serve a chiudere il pacchetto in modo realistico, a mostrarci la rabbia repressa, le spalle innervosite e le dita contrite, il continuo bipolarismo tipico di chi vorrebbe dimenticare ma non ci riesce, che viene reso bene nella continua oscillazione di umore, nel continuare a reagire d'impulso, accusare e poi pentirsi, e il tutto è puntellato da battute simpatiche e situazioni comedy ma non troppo sceme. Oltre che al regista Bruce McDonald, documentarista musicale e autore dell'horror Pontypool, veterano del Festival di Toronto e attento esteta del videoclip e della giusta musica, la pellicola sta in piedi, sulle spalle, al suo protagonista Maxwell McCabe-Lokos, physique-du-rôle perfetto ed espressione perennemente azzeccata – come le mutande che ha indosso. Ci si chiede come, da un padre così magro, possano venire quelle guance meravigliose al figlio.
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