lunedì 2 dicembre 2013

il canto della rivolta.



Hunger Games:
La Ragazza Di Fuoco
The Hunger Games: Catching Fire, 2013, USA, 146 minuti
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura non originale: Simon Beaufoy & Michael Arndt
Basata sul romanzo omonimo di Suzanne Collins (Mondadori)
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth,
Woody Harrelson, Stanley Tucci, Lenny Kravitz, Elizabeth Banks,
Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland
Voto: 7.7/ 10
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Conclusisi i 74esimi Hunger Games, i vincitori – che per la prima volta sono due, i rappresentanti di un distretto (il 12, quello dei minatori, l'infimo da quando è stato raso al suolo il 13esimo), hanno il compito, viaggiando in treno dalla loro casa al Capitol sovrano, di fermarsi in tutte le undici piazze e ricordare i ragazzi e le ragazze (i “tributi”) caduti durante i giochi. Katniss e Peeta, i ragazzi vittoriosi, sono costretti poi a fingere, davanti alle masse e alle telecamere, una storia d'amore che nemmeno esiste da lontano. Il film non ricorda né accenna né riassume niente di ciò che è stato due anni fa: i riferimenti alle bacche, le regole del gioco, tutto è sottointeso, come a voler continuare il film precedente, e non volerne fare un nuovo capitolo. Ripartiamo lì da dove avevamo lasciato tutti, inclusa la televisione onnipresente e sovrana, le leggi dello spettacolo, il prodotto da dare in pasto al pubblico, approfondendo ancora di più quello che è il mestiere dello stratega, la capacità di avere la folla, spaventandola, senza mai farla arrivare alla rivolta. Per questo Katniss è una minaccia: con la sua proposta di morire entrambi piuttosto che vincere avendo tradito il proprio alleato, quando era nell'arena con Peeta, incarna la ribelle vincitrice, figura da imitare per sconfiggere il sistema. Così, le regole del gioco cambiano, e dopo un anno, alla vigilia dei 75esimi Hunger Games, in occasione del terzo anniversario delle 25 edizioni, le regole cambiano: i due tributi, un maschio e una femmina, saranno presi tra i vincitori ancora in vita degli anni passati. Essendo l'unica donna ad aver vinto nel suo distretto, Katniss è spacciata. Si ritroverà, ancora con Peeta, nella ricostruita arena di gioco...
Qui l'azione arriva molto tardi, quasi a metà film. Per tutto il primo tempo si analizza soltanto l'aspetto politico della trilogia, quello estetico, spettacolare, quello che ha reso la serie interessante insomma. Le scenografie migliorano rispetto all'episodio precedente e così i costumi, più frequentemente appariscenti e felliniani in certe feste (mi ricordo di Giulietta Degli Spiriti...), dove si mangia e si vomita per mangiare ancora mentre certi altri distretti muoiono di fame. La satira in questo senso è molto alta, più accuratamente descritta: il cattivo è veramente cattivo, scende a minacce, vuole dimostrare il suo potere e non avere problemi di nessun tipo. Ogni sgarro è punito con le frustate pubbliche, ogni rivoltoso con la pistola alla testa. Tutto questo serve a ciò che accadrà nei prossimi due anni, quando il terzo episodio, diviso in due, arriverà nelle sale. E adesso che la trilogia è un franchise, ecco gli elogi da ogni parte perché «il secondo film non delude rispetto al primo come succede in ogni serie», perché «dove il primo era goffo, questo migliora», perché «effetti speciali e scene sono più accurate e spettacolari». In realtà, la dipartita di Gary Ross, regista di quell'altro film, e la venuta di Francis Lawrence, regista dei fantasiosi Io Sono Leggenda e Constantine e del tremendo Come L'acqua Per Gli Elefanti, si nota proprio in questo: nel passaggio dalla telecamera a spalla al franchise. Eppure, Lawrence cerca di essergli fedelissimo, soprattutto quando sul palco con Stanley Tucci noi spettatori siamo al di qua dei personaggi e non là, in mezzo alla folla. Le scene di zuffe confusissime che avevano caratterizzato quello – trovata per limitare il sangue dei molti morti ammazzati – si perde, e tutti i crepati sono fuori scena, suoni di cannone anonimi. L'azione, che dovrebbe raddoppiare, si dimezza, per scavare un po' di più nei personaggi: Jennifer Lawrence è bravissima a non (farci) capire quanto sia realmente coinvolta e con chi, ma soprattutto Elizabeth Banks cambia continue espressioni e mostra un lato umano che il libro non ha. Però il film annoia, fino alla rinnovata scena conclusiva frettolosa che «lascia l'acquolina», scritta dai premi Oscar Simon Beaufoy (Full Monty, The Millionaire) e Michael Arndt (Little Miss Sunshine, Toy Story 3) che non sono autori di action né di fantasy.
La confezione si chiude con una colonna sonora che include canzoni di Patti Smith, Sia, Christina Aguilera, Santigold, Ellie Goulding, Lorde, ma sui titoli di coda sentiamo solo Atlas dei Coldplay, unica candidabile all'Oscar.

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