giovedì 12 dicembre 2013

la scampagnata.



Lo Hobbit:
La Desolazione Di Smaug
The Hobbit: The Desolation Of Smaug, 2013, USA, 161 minuti
Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura non originale: Fran Walsh, Philippa Boyens,
Peter Jackson e Guillermo del Toro
Basata sul romanzo Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien (Adelphi)
Cast: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage,
Ken Scott, Graham McTavish, William Kircher, James Nesbitt,
Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace, Cate Blanchett,
Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Stephen Fry
Voto: 7.8/ 10
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Dicembre scorso avevamo lasciato Bilbo e la compagnia della nanezza a scalare colli e attraversare brughiere per raggiungere il castello una volta appartenuto ai Nani, in cui il tremendissimo gigantissimo potentissimo drago Smaug adesso dorme ricoperto di ogni moneta e ricchezza e oro; avevamo lasciato il drago, in realtà, con un occhio aperto, a lasciarci l'acquolina in bocca, e più o meno da quel punto riprendiamo. Riprendiamo col viaggio del gruppo in questo secondo film che sente mortalmente il peso dell'essere il film di mezzo (mi venga concessa la battuta), che comincia trascinandosi la debolezza del finale precedente e piano piano si riprende, per creare una tensione poco dopo la metà e farci stare col fiato sospeso nel finale. Ma è un fiato che sospendiamo soprattutto perché le sequenze sono incredibilmente annacquate, molto più lunghe della storia originale che, ricordiamo, è un libretto di trecento pagine appena (qui i dettagli), libro peraltro “per bambini”, iniziazione al mondo visionario di J.R.R. Tolkien, voluto dividere in tre pellicole come il cronologicamente successivo Signore Degli Anelli e quindi riempito di personaggi più di quella storia che di questa (l'anfitrione) o totalmente inventati (l'elfa Tauriel); che poi, perché inventarsi dei personaggi con tutti quelli che la saga ci mette a disposizione? Ma gli sceneggiatori – tra cui figura l'altrettanto visionario Guillermo del Toro – hanno trovato necessario creare una storia d'amore tra un elfo e un nano, specie che originariamente si odiano, e l'elfo in più ha il volto di Evangeline Lilly, nota al mondo per Lost, che ritroveremo ancora tra un anno, nel conclusivo Andata E Ritorno. Accanto a lei, nel film e nella discendenza, il veterano Orlando Bloom che si è detto, insieme a Cate Blanchett, contento di rivestire i panni e le orecchie che gli hanno portato notorietà. La trama è presto detta, proprio perché annacquata. Passando attraverso una foresta infestata da giga-ragni e poi per i reali degli elfi, i nostri eroi giungeranno nel villaggio di stampo veneziano degli umani, il cui commercio è andato a rotoli e il cui re è un azzeccatissimo Stephen Fry, e ci arriveranno con un componente mezzo morto, senza armi e senza Gandalf, che intanto per la sua strada passa sopra tombe e attraverso castelli. Nel suo incontro con le forze oscure assisteremo a cinque minuti di tecnicismo estremo – non che non ce ne sia per tutto il resto del film, ma in questa scena il mixaggio sonoro è sublime; seguirà la conclusiva epopea dei nani col drago, in cui Bilbo, infinitamente meno protagonista del film precedente, rivivrà lo stesso momento che ebbe in quella pellicola con Gollum; eppure Martin Freeman ci piace così tanto, e qui sembra calarsi ancora di più nel personaggio. Forse perché il film supera l'aspetto infantile che aveva caratterizzato Un Viaggio Inaspettato e si fa molto più cupo, sempre più nero, o forse perché Bilbo ha in tasca qualcosa che tutti vorrebbero e che lui per primo teme. In realtà il lato simpatico della saga cala ma l'aspetto giocoso no – e il senso di giocoso è proprio quello della competizione di ruolo, perché ci pare effettivamente di assistere a schieramenti in lotta. Soprattutto nella prima parte, le continue scene dall'alto e le panoramiche fanno sembrare il tutto un video introduttivo di un videogioco per consolle. Perché la regia di Peter Jackson questa volta utilizza meno escamotage e molte meno peripezie; la telecamera non sta mai ferma, e con un montaggio veloce fatto di immagini corte si assiste a continui sali e scendi che ci mostrano il panorama (magnifico) nella sua interezza. Chapeau agli effetti speciali, che hanno dovuto riempire così tanto spazio (il drago è perfetto, impeccabile, e per una volta anche il suo doppiaggio), ma sono effetti che vanno visti in 3D, perché pensati per esso, e risultano un po' inferiori alla media sul 4K. “Inferiori” a una maestria a cui ci siamo abituati.

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