venerdì 22 giugno 2012
se mi lasci non vale.
Un Amore Di Gioventù
Un Amour De Jeunesse, 2011, Francia, 110 minuti
Regia: Mia Hansen-Løve
Sceneggiatura originale: Mia Hansen-Løve
Cast: Lola Créton, Sebastian Urzendowsky, Magne-Håvard Brekke
Valérie Bonneton, Serge Renko, Özay Fecht
Voto: 5.5/ 10
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I due protagonisti di questa storia, che si chiamano Camille e Sullivan, escono dal cinema poco prima della fine e lei dice: «bellissimo film, bella storia, bei personaggi», e lui risponde: «è stato retorico, gli attori erano imbarazzanti, troppo francese». Io dalla mia poltroncina ridevo, pensando che questi due stessero parlando di questa pellicola qua. Che alcuni hanno trovato bella, con bella storia e bei personaggi, e che io ho trovato retorica, con attori imbarazzanti e troppo francese.
Camille e Sullivan hanno quindici anni lei e qualcuno in più lui (immagino) ma già fanno l'amore, comprano i preservativi con disinvoltura, li usano, si amano, informano le rispettive famiglie di questa relazione, usano frasi come «piango per la malinconia quando non sei con me» e «se mi lasci ti ammazzo e poi mi suicido». Sono, insomma, una macchietta delle relazioni adolescenziali vere. È il febbraio del 1999, siamo a Parigi, lei va a scuola e lui racimola soldi per scappare in Sud America, nonostante la tenera età hanno il modo e il permesso di trascorrere qualche giorno in una casa dismessa in campagna (cosa che non sta in piedi numero 2) dove litigano, raccolgono ciliegie (vedi locandina) e fanno pace e amore. Poi lui parte come Kerouac per scarrozzare on the road e dopo qualche lettera spedita si mollano. Lei piange ma non lo ammazza né si suicida. Il tempo passa, e lo sappiamo attraverso date scritte sulle lavagne, calendari, quaderni d'appunti. Arriviamo al 2007 che lei è uguale identica a prima (cosa che non sta in piedi numero 3) e lui pure, stessi pettorali glabri, stesso addome piatto, stessa motoretta per andare in giro, ma non stanno più insieme perché lei, infuatuatasi del professore di Architettura, se l'è fatto moroso e quasi gli dava un figlio (cosa che non sta in piedi numero 4).
In due ore di questa storia di formazione ed esperienze, Lola Créton (che somiglia incredibilmente a Ivana Baquero ma che invece è la Marie-Catherine della trasposizione della fiaba di Barbablù) non cambia faccia neanche per dieci minuti; sorride poche volte, molte volte piange, in certi momenti proprio si dispera, e pare che le sia piovuto in faccia, carica di gocce di collirio ma con gli angoli della bocca immobili. Lui si sforza un po' di più, è costretto a sussurrarle frasi dolcissime e terribili mentre sono appartati (e cioè sempre), ma almeno il doppiaggio l'ha salvato.
Per Mia Hansen-Løve questo film arriva subito dopo il successo (meritato) de Il Padre Dei Miei Figli del 2009, con cui aveva vinto il Premio Speciale della Giuria a Cannes nell'Un Certain Regard. Ha ricevuto una menzione speciale a Locarno (dove il film si chiamava molto più dignitosamente Goodbye, First Love e aveva questa locandina) ma non ci ha convinti davvero tutti. A mio avviso, piuttosto che andare a vedere questo in una delle 18 sale italiane in cui è uscito, recuperate (≠ scaricate) Like Crazy, che racconta più o meno la stessa cosa ma con un realismo, un'arguzia e una raffinatezza decisamente migliori.
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